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Carceri. Regione Lazio, in 10 anni 120 detenuti all’Università

Il report del Garante dei detenuti: un aumento degli iscritti del 575% col Sistema Universitario Penitenziario del Lazio

In 10 anni di attività, oltre 110mila colloqui effettuati nelle carceri del Lazio, 1000 al mese, 120 studenti/detenuti immatricolati alle università del Lazio (rispetto ai 12 censiti nel 2005) che sostengono regolarmente gli esami: un aumento degli iscritti del 575% grazie al Sistema Universitario Penitenziario implementato nel Lazio.

Più di 950 detenuti ed ex detenuti avviati al lavoro con le cooperative sociali e con i progetti realizzati in partnership con importanti aziende italiane. Sono questi alcuni dei risultati del Modello Lazio per la gestione del disagio penitenziario del Garante dei detenuti del Lazio. Una esperienza che ha anche consentito all’Università di Tor Vergata l’istituzione del Master di II° livello in ‘Intermediatore del disagio penitenziario’. I risultati sono riepilogati all’interno della Relazione sull’attività del Garante nel 2014 inviata al presidente del Consiglio Regionale Daniele Leodori e a tutti i consiglieri, al presidente della Regione Nicola Zingaretti e ai componenti della Giunta Regionale.

“Nel 2003 – fa sapere il Garante Angiolo Marroni – il Lazio è stata la prima Regione a dotarsi di una Authority per la tutela dei diritti dei reclusi. In questi anni abbiamo sviluppato un modello istituzionale che ha coinvolto Enti pubblici e privati, istituzioni di ogni ordine e grado, il mondo della cooperazione e grandi imprese. Abbiamo dato, con il nostro lavoro, una speranza a chi è in carcere senza dimenticare il diritto alla sicurezza dei cittadini; abbiamo cercato di trasmettere la cultura della legalità e di cancellare il pregiudizio che accompagna i detenuti”. La bontà della nostra attività è confermata dai dati, spiega. “La recidiva per chi sconta la pena in carcere è del 70%, per chi beneficia di misure alternative è del 20%. Su 950 persone che, attraverso il nostro ufficio, hanno trovato un impiego, solo 8 hanno nuovamente commesso reati, meno dell’1%. Il nostro modello consente più dignità in carcere e più sicurezza per i cittadini”.

Dal Report emerge che due progetti del Garante sono stati segnalati quali best practice dal Ministero di Giustizia da replicare sul territorio nazionale: il primo è la Teledidattica – Università in carcere, realizzato con l’Università di Tor Vergata, che consente ai detenuti dell’Alta Sicurezza di Rebibbia Nuovo Complesso, di seguire a distanza le lezioni universitarie. Il secondo è relativo alle Carte dei Servizi Sanitari, realizzato per consentire il pieno rispetto del Diritto alla Salute anche ai reclusi.

Nel settore dell’Immigrazione, il Garante è punto di riferimento per i detenuti stranieri, per gli ospiti del CIE di Ponte Galeria e per quelli del CARA. Il Garante è attivo anche in ambito internazionale. Lo scorso anno l’Unione Europea ha finanziato un progetto di prevenzione dei reati sessuali e, sempre nel 2014, sono stati instaurati rapporti con la Commissione Europea per i diritti umani, il Garante del carcere di Wormwood Scrubs (Londra) e con il Ministero della Giustizia norvegese.

“Abbiamo realizzato un lavoro – ha concluso Marroni – che resterà nella memoria di una Regione che, in questo campo, può dire con orgoglio che è stata ed è diversa dalle altre. Per questo sono convinto che, alla fine di una esperienza decennale, non sarebbe giusto disperdere questo patrimonio che è di tutti. Credo sia doveroso continuare a dare una speranza a chi soffre in carcere; a tutti coloro cui dedichiamo tanto del nostro impegno”.

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