Caso Mollicone: si farà processo in Corte d’assise, rinviati a giudizio i 5 indagati. Le reazioni
“È quello che abbiamo chiesto, è quello che volevamo, è quello che auspicava”
Il maresciallo dei Carabinieri Franco Mottola, la moglie Anna Maria, il figlio Marco, il maresciallo Vincenzo Quatrale, accusati di concorso in omicidio (quest’ultimo, inoltre, è accusato anche di istigazione al suicidio di un altro collega, il brigadiere Santino Tuzi) e il carabiniere Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento, sono stati rinviati a giudizio nel caso di Serena Mollicone, la 18enne di Arce, in provincia di Frosinone, scomparsa l’1 giugno 2001 e ritrovata senza vita dopo due giorni in un boschetto a pochi chilometri da casa. La prima udienza in Corte d’assise è stata fissata il 15 gennaio.
Legale famiglia Mollicone: è quello che volevamo
“È quello che abbiamo chiesto, è quello che volevamo, è quello che auspicava”. Sono le prime parole di Dario De Santis, legale della famiglia Mollicone, dopo il rinvio a giudizio dei cinque indagati per la scomparsa e la morte di Serena, la diciottenne di Arce ritrovata senza vita il 3 giugno del 2001.
Oggi il Tribunale di Cassino ha deciso per il rinvio a giudizio dei cinque indagati per la tragica fine della figlia di Guglielmo Mollicone, deceduto a maggio di quest’anno. “Guglielmo sarebbe stato soddisfatto– ha detto il legale- Un pensiero forte va a lui”.
Mottola: tutto previsto, non temo il processo
“Crediamo nella giustizia”. Sono le prime parole di Carmelo Lavorino, criminologo e consulente della famiglia Mottola all’uscita dal Tribunale di Cassino dopo il rinvio a giudizio dei cinque indagati per la morte di Serena mollicone.
Lavorino ha anche ricordato la vicenda di Carmine Belli, il carrozziere di Arce, assolto dopo aver trascorso da innocente quasi un anno e mezzo in carcere per la scomparsa di Serena.
“Era tutto previsto– ha invece detto Mottola, protetto all’uscita da Lavorino e dal legale Germani, di Arce – Era tutto previsto. Non ho ancora avvisato la mia famiglia. Se temo il processo? No, siamo tranquilli”.
Maria Tuzi: siamo a un passo dalla verità
Il tono è pacato ma la voce non nasconde l’emozione: “Finalmente!”. Maria Tuzi è la figlia di Santino, il carabiniere di Arce che per primo ha parlato della presenza di Serena Mollicone nella caserma della cittadina in provincia di Frosinone, il giorno della sua scomparsa.
Santino Tuzi ne parlò 8 anni dopo, poco prima di essere ritrovato senza vita nella sua auto. Con qualche dubbio, si è subito parlato di suicidio. “Finalmente c’è stata la giusta decisione, secondo noi- ha detto Maria- Siamo ad un passo dalla verità. Sarà una strada meno tortuosa da affrontare ma ancora un po’ lunga. Siamo un po’ più sollevati”.
In questa vicenda per motivi diversi se ne sono andati due papà: Guglielmo e Santino. “In questo momento li vedo insieme che festeggiano sicuramente- continua Maria Tuzi- Credo che in questo momento siano un po’ più sereni anche loro ovunque si trovino”.
Oggi Maria era, per la prima volta, senza il papà di Serena al suo fianco: “Il finale doveva essere con Guglielmo in prima linea. La sua presenza comunque c’è e questa giornata è tutta per lui”. Ora, continua, “sento il dovere di andare avanti soprattutto per lui. E spero che Serena abbia giustizia”. E anche Santino.
Ex indagato Belli: ora tempi giustizia siano brevi
“Sono soddisfatto”. Lui, Carmine Belli, è l’altra vittima della vicenda di Serena Mollicone. Il carrozziere di Arce ha infatti passato oltre un anno in carcere ingiustamente, dopo essere stato indicato come responsabile della morte della 18enne figlia di Guglielmo Mollicone, ritrovata senza vita il 3 giugno del 2001 dopo essere scomparsa. Papà Guglielmo, nella sua lunghissima battaglia alla ricerca della verità lo ha più volte scagionato, ribadendone l’innocenza.
Oggi Carmine è stato tutto il giorno fuori dal tribunale di Cassino in attesa della sentenza sul rinvio a giudizio dei cinque indagati per la morte di Serena. Dalle 9.30, da quando sono arrivate tutte le parti in causa, fino alle 18 circa, quando è stato annunciato il rinvio a giudizio.
Quasi una liberazione anche per lui: “Sono soddisfatto- ha detto all’agenzia Dire- Speriamo che i tempi della giustizia siano rapidi. Se ci speravo? Diciamo di sì, anche perché non sarebbero mai arrivati a questa conclusione se non avevano niente in mano”. Un pensiero per Guglielmo: “Sarebbe stato soddisfatto anche lui”. (Gas/Dire)