Caso Orlandi, una possibile svolta: parla l’ex cameriere del bar De Vito
Emergono importanti dettagli dalle parole di Giuseppe Calì in Commissione parlamentare: ecco cosa ha detto e su chi si potrebbe indagare

Emanuela Orlandi
La Commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta sulle scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi ha recentemente registrato una svolta significativa. Giuseppe Calì, all’epoca della scomparsa di Mirella, lavorava come cameriere nel bar della famiglia dell’amica intima di Mirella, Sonia De Vito. Durante una nuova audizione, Calì ha riconosciuto in una fotografia mostrata dalla deputata Stefania Ascari il volto di Marco Fassoni Accetti, identificandolo come un frequentatore abituale del bar in quegli anni.
Marco Fassoni Accetti, fotografo romano, si era autoaccusato molti anni dopo del rapimento di Emanuela Orlandi, sebbene la sua testimonianza non sia stata ritenuta attendibile dalle autorità. Inoltre, negli anni Ottanta, Accetti fu condannato a un anno di carcere per omicidio preterintenzionale in relazione alla morte del giovane Josè Garramon, figlio di un diplomatico uruguaiano a Roma, investito dall’auto di Accetti a Castelporziano, sei mesi dopo la scomparsa di Emanuela.
Durante l’audizione, Calì ha anche riferito di aver visto una volta nel bar Enrico De Pedis, noto come “Renatino”, esponente di spicco della Banda della Magliana. Calì ha precisato di non sapere chi fosse all’epoca, ma di averlo notato per il suo abbigliamento elegante e l’auto di lusso.
Mirella Gregori scomparve a Roma il 7 maggio 1983, seguita il 22 giugno dalla sparizione di Emanuela Orlandi. Le recenti dichiarazioni di Calì hanno riacceso l’attenzione su Sonia De Vito, spesso ritenuta reticente riguardo alle circostanze della scomparsa di Mirella e su eventuali incontri pianificati quel giorno. Questi nuovi elementi potrebbero offrire spunti significativi per le indagini, contribuendo a fare luce su due dei casi più misteriosi della cronaca italiana.