Caso Orsini, lo specchio di un Paese che ha problemi di pensiero unico
Il docente censurato dalla RAI perché “filo-Putin” dovrebbe tornare gratis a Cartabianca. Mentana e Formigli: “Bavaglio ridicolo, dov’è la differenza con la Russia?”
Il caso di Alessandro Orsini, il docente censurato dalla RAI per le posizioni eterodosse sulla guerra in Ucraina, è estremamente emblematico. È infatti lo specchio di un’Italia che, a quanto pare, ha parecchi problemi di pensiero unico. E che quindi, paradossalmente e ipocritamente, finisce per assomigliare molto a quella Russia che rappresenta – in tutti i sensi – il casus belli.
La censura verso Orsini
Riassunto delle puntate precedenti. Alessandro Orsini è un insegnante di “Sociologia del terrorismo” all’Università Luiss di Roma, che lo scorso 22 marzo ha partecipato al programma Cartabianca su Rai3. In quest’occasione, come ricorda il Corsera, si è nettamente discostato dalla narrazione monocorde dei media mainstream. Non risparmiando critiche alla NATO ed esprimendo punti di vista che hanno portato Andrea Romano, deputato del Pd, a bollarlo come “pifferaio di Putin”.
In seguito alla diatriba sul suo compenso (12.000 euro per 6 puntate), viale Mazzini «ha ritenuto opportuno non dar seguito al contratto», come rileva l’ANSA. Al che l’esperto ha replicato dicendosi «pronto a partecipare alla trasmissione di Bianca Berlinguer gratuitamente». Cosa che dovrebbe avvenire nella puntata di oggi, 29 marzo – salvo che l’elemento economico non fosse solo un pretesto.
La presentatrice, infatti, ha nuovamente invitato Orsini, in aperta contestazione della decisione della propria azienda. «Non condivido la decisione di escludere una voce certamente rappresentativa di un’opinione presente nella società italiana e tra gli studiosi» le sue parole. «Ciò porterebbe a una mortificazione del dibattito che per essere tale deve esprimere la più ampia pluralità di idee. Non è forse questa la missione del servizio pubblico?»
Bufera sulla RAI
Proprio su questo aspetto infuria la polemica, che vede protagonisti soprattutto i big di La7. «Si può essere d’accordo o no con alcune posizioni, ma è giusto dar spazio a tutti» ha argomentato Enrico Mentana, secondo quanto riferisce Il Tempo. «La questione dei compensi è una cosa, quella della libertà di espressione un’altra ed è proprio ciò che distingue l’Italia da un Paese che tanto stiamo criticando per il bavaglio all’informazione».
Ci è andato giù pesante anche Corrado Formigli, che ha ospitato spesso il professore “ribelle” a Piazzapulita (e lo ha fatto anche a bufera già scatenatasi). E che, intervistato da La Stampa, ha parlato di «un’operazione abbastanza ridicola» da parte della RAI. «L’anomalia è il fatto che a un certo punto intervenga a gamba tesa un politico e dica: tu non puoi essere pagato perché dici cose che non coincidono col comune sentire. Chi decide il comune sentire? E poi: tra i cittadini che pagano il canone ci sono anche quelli che vogliono sentire Orsini».
C’è chi ha fatto molto peggio di Orsini
Volendo, si potrebbe pure aggiungere che c’è chi è riuscito a fare peggio del direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale. Tipo l’Huffington Post, che un paio di settimane fa titolava “Perché l’Ucraina per difendersi usa anche i nazisti ma non è nazista”. Che, come da ironia social, pare l’equivalente bellico-giornalistico del “No cara, non è sembra, siamo solo amici”.
Per non parlare di Joe Biden che, come riporta TGCom24, ha definito il Presidente russo Vladimir Putin «un dittatore» che «non può restare al potere». E, parlando ai soldati americani in Polonia, ha lasciato intendere che presto sarebbero stati dislocati in Ucraina – che significherebbe ipso facto Terza Guerra Mondiale. Costringendo in entrambi i casi la Casa Bianca ad arrampicarsi sugli specchi per provare a rettificare le improvvide uscite di Sleepy Joe. Che, ça va sans dire, sono infinitamente più pericolose di quelle di qualsivoglia opinionista
Dunque, per mero esercizio intellettuale: chi “meriterebbe” di più che gli venisse spento il microfono?