Caso Silvio Fanella, parlano le realtà non conformi
“Su di noi solo fango e ricostruzioni inesistenti”
I trascorsi politici di Giovanni Battista Ceniti, il 29enne accusato dell’omicidio di Silvio Fanella, tesoriere del faccendiere Mokbel, hanno innescato un meccanismo di suggestione mediatica che vede il sodalizio criminale tra politica e malavita come unica interpretazione possibile. Eppure CasaPound Italia dichiara d'aver espulso Ceniti in seguito a “comportamenti non in linea con il movimento”, come ha precisato il leader Gianluca Iannone nei giorni scorsi.
Il movimento di Iannone non è stato il solo ad aver tempestivamente chiarito il tenore attuale dei propri legami con Ceniti. In seguito all’identificazione del giovane come ex responsabile di CasaPound Verbania, l’inchiesta mediatica si è presto allargata, finendo per coinvolgere altri nomi del panorama della destra 'non conforme'. E' il caso dell'Associazione culturale Zenit, con cui Ceniti ha avuto contatti “due volte soltanto”, come dichiara il suo responsabile Matteo Caponetti, e che si è vista costretta ad annunciare “querele nei confronti di chiunque associ direttamente o indirettamente ad essa la triste vicenda di cronaca nera accaduta a Roma” – come si legge nel comunicato del 4 luglio 2014.
Secondo le prime ricostruzioni giornalistiche effettuate da Repubblica.it, Ceniti era molto vicino a Zenit, considerato “punto di unione tra nazifascisti e maoisti”, in ragione di una comune “vocazione verso l'estero” a sostegno delle “diverse forme di estremismo che vanno da Hezbollah alle milizie siriane di Assad”.
“Infangare il nome di ragazzi incensurati, che agiscono alla luce del sole, mettendo la faccia in tutto ciò che fanno è inaccettabile – replica Caponetti, lamentando la scarsa professionalità dimostrata da chi diffonde notizie di una simile gravità. “Sono notizie infondate, basate su fonti inaffidabili come i social network, o addirittura inesistenti” – osserva Caponetti.
Stando a quanto racconta il giovane responsabile, in questi anni il suo gruppo è stato più volte oggetto di attacchi da parte della stampa. “Ci hanno definiti paramilitari, razzisti e xenofobi senza che nessuno si sia mai occupato di venire a conoscerci personalmente o di seguire le nostre iniziative”. Iniziative, quelle a cui fa riferimento Caponetti, “solidaristiche e non terroristiche”. Proprio come quella in cui, per la prima volta, nel dicembre 2011, Zenit viene a contatto con Ceniti. “Avevo conosciuto Giovanni per scopi solidali, sembrava equilibrato, propose un progetto valido”.
Ad esser stata ‘scomodata’ per questa brutta storia non è solo Zenit, associazione “composta da una cerchia ristretta di giovani attivisti”, ma anche personaggi con una storia politica di altro tipo. Ad esempio Mario Michele Merlino, ex Avanguardia Nazionale, assolto con formula piena per la strage di piazza Fontana. Merlino viene indicato dal Messaggero come “organizzatore di raduni politici” ai quali Ceniti era solito prender parte. Merlino, oggi professore in pensione, scrive libri e li presenta presso circoli e associazioni culturali tra le più varie, “non sono un organizzatore di raduni, ma semplicemente uno scrittore” – specifica Merlino.
A chi sembra non aver dubbi sulla faccenda, gridando al solito inciucio tra criminalità organizzata ed estremismo di destra e vorrebbe addebitargli qualche imprecisata responsabilità, l’ex Avanguardia risponde: “La mia storia personale e le mie scelte ‘anarcofasciste’ non possono collegarmi ad un mondo di corrotti e corruttori, tesori e tesoretti, ovvero un mondo della finanza sporca che non ha nulla a che vedere con la mia idea d’Italia proletaria e fascista”. “Inoltre – prosegue Merlino – la mia generazione ha vissuto determinate esperienze”, che oggi lui si limita a raccontare nei suoi romanzi, come ‘E venne Valle Giulia’, edito dalla Settimo Sigillo nel 2008.