Caso Vannacci, un generale nella bufera e la domanda: qual è il verso giusto?
Quel che è successo al gen. Vannacci alla fine, credetemi, non sarebbe una cosa seria, se non fosse anche questo un segno dei tempi
Quando in buonafede un generale discetta di biologia e antropologia avendo alle spalle 3 lauree in scienze militari, succede che il “mondo si veda al contrario”. È successo al gen. Vannacci ma alla fine, credetemi, non sarebbe una cosa seria, se non fosse anche questo un segno dei tempi.
Se il nostro fosse un paese serio avremmo dovuto sorridere del libro Il mondo al contrario del gen. Roberto Vannacci, se non altro per la quantità di stupidaggini ascientifiche sulle quali ha passeggiato, e con lui molti Italiani continuano a dilettarsi. Affermazioni prive di qualsiasi fondamento scientifico, prevenzioni, luoghi comuni, falsità.
Il generale ha un curriculum invidiabile, un vero super professionista del suo campo e bisogna complimentarsi con chi, come lui, ha portato tanto onore al nostro Paese, in tante missioni in ogni parte del mondo. Vannacci parla diversi idiomi, oltre all’italiano, e ha tre lauree. In Scienze strategiche, in Scienze internazionali e diplomatiche, in Scienze Militari e neanche una in Biologia, in Antropologia e Sociologia. Eppure abbandona il campo militare e decide di affidare alle stampe il suo pensiero in campi lontani dal suo. Perché, generale? Che bisogno c’era di esporsi a una brutta figura?
Il libro in testa alle classifiche delle vendite di Amazon
Cosa dice in quel libro, che grazie al tam tam mediatico, è balzato in vetta alla classifica delle vendite su Amazon? Nella nostra società quello che non è normale è la mancanza di senso critico, che scaturisce dalla conoscenza. Senza conoscenza qualsiasi fenomeno mediatico diventa virale. Come uno stormo di uccelli tutti seguono una direzione indicata aprioristicamente, a prescindere, acriticamente. È lo stesso concetto che ha usato il generale Vannacci per discriminare il mondo in “normale” e “anormale”, anche se questo termine non viene usato, di fatto il senso è quello.
Normale per lui è ciò che statisticamente è prevalente. Tutto il resto, le minoranze di fatto, sono fuori norma. Anche i Carabinieri, come minoranza, per il generale, non sarebbero -per assurdo – “normali”. Per un militare la norma è tutto. La divisa impeccabile, si marcia in fila, al passo, gli orari, gli ordini, il rispetto dei superiori, l’onore di Patria, tutto è norma nella vita di caserma e per sua stessa ammissione, lui è cresciuto e s’è formato in caserma. Tuttavia caro generale, il mondo è tutt’altro che una caserma e la norma nella natura viene spesso aggirata, mutata, complicata dalle deviazioni, dalle variazioni, dalle differenze o diversità.
Diversità, questa è la parola che dà fastidio a un militare. Ma la diversità è la base della natura. La sua linfa. La sua ragion d’essere. Lui non ama le diversità. Non le combatte, non le offende, per carità, è rispettoso, ma le vorrebbe “al loro posto”, ai margini. Invece sono la sostanza della vita. Molto più della norma e dei militari.
Non ho alcun pregiudizio sugli omosessuali
Hoara Borselli, affascinante ex soubrette, ora giornalista, ha intervistato il generale per Libero, il quotidiano che non è “normale”, perché incassa, a differenza di molti altri, 4 milioni di euro all’anno dallo Stato, per sopravvivere e fare titoli abominevoli contro le minoranze politiche o sociali, invece di essere rispettoso dell’intera comunità che gli dà da vivere.
Alle domande Vannacci ha confermato che non cambierebbe una virgola, anzi forse qualche errore di punteggiatura c’è…, ma che gli omosessuali non sarebbero normali lo conferma. “Io non ho alcun pregiudizio sugli omosessuali. Quello che mi dà fastidio è la sovrarappresentazione di questo fenomeno. Anche per una questione naturale l’umanità si deve riprodurre. L’omosessualità, proprio per una ragione naturale, rimarrà sempre nell’ambito delle minoranze. E finché rimane un gusto sessuale, a me non importa. A me quello che tu fai nella camera da letto mi è indifferente.
Mi dà fastidio il concetto di annullamento della differenza uomo-donna perché non corrisponde alla realtà: non è vero che siamo la stessa cosa, esiste una differenza sia fisiologica che mentale. Nella vita comune una donna sviluppa pensieri diversi da quelli di uomo e meno male che è così altrimenti sarebbe una monotonia pazzesca”.
Un pensiero sbagliato che viene mantenuto grazie all’ignoranza della società
Molta gente la pensa come il generale. Ciò induce a una riflessione molto semplice. Non sanno di che parlano. Non ci debbono essere differenze tra uomo e donna nei diritti civili, non nelle identità psicologiche. Nessuno ha detto che sono uguali psichicamente o sessualmente. Lo sono però di fronte alla legge. Nel trattamento salariale e pensionistico. Nei diritti fondamentali. Capisce generale?
Io credo al generale quando sostiene, nella sua ingenua ignoranza, che non ha pregiudizi verso gli omosessuali. Chi li ha normalmente non se ne accorge. Pensa che i suoi pregiudizi siano pensieri coerenti. Gli credo quando dice che non è intollerante, tuttavia vorrei vedere il suo comportamento al confronto con un figlio omosessuale.
Quando uno pensa che la riproduttività maschio-femmina sia l’unica modalità di riproduzione naturale, non sa che dice. Ma diciamo cos’è naturale. Intanto si confonde sul concetto di famiglia che non appartiene alla natura ma alla cultura. La famiglia non è indispensabile alla riproduzione. È un modello sociale costruito da diverse società e vi sono tipologie diverse di famiglie a seconda della storia e delle etnie che il generale ignora, anche perché se avesse studiato Margaret Mead e Claude Levi Strauss invece che i missili a lunga gittata, forse avrebbe fatto male il suo mestiere.
Le piante sono il 98% della vita sulla terra: sarebbero normali e noi no?
Tuttavia in natura le specie animali si possono riprodurre per via sessuata (due genitori che procreano un figlio) per semplificare, o per via asessuata, per mitosi o scissione, clonazione, insomma da un solo genitore. Succede a molti insetti e pesci. Per dirla poi col professor Stefano Mancuso, biologo, nel mondo, la vita animale tutta (noi, gli altri mammiferi, gli anfibi, i rettili, gli uccelli, gli insetti, i pesci e ogni altro essere animato) pesa per lo 0,3%, mentre quella vegetale per il 98%, il resto sono funghi.
Ergo se la base concettuale per stabilire la normalità è la quantità, come infantilmente ci spiega il generale, allora dovremmo dedurre che neanche noi, esseri umani e mondo animale tutto, non siamo normali. Nel mondo la vita normale sarebbe quella delle piante, che non si muovono, che sono esseri senzienti, dotati di una loro intelligenza e sensibilità e capacità di reagire alle esigenze di sopravvivenza. Ma in tutto diverse da noi. Vivono grazie alla CO2, che ci avvelena, ed espellono ossigeno.
Noi viviamo grazie ad un sottoprodotto delle piante! Ergo, senza piante non esisterebbero i mammiferi e neanche l’umanità. Il generale come considera il mondo vegetale? Se lo considera.
Non ho offeso nessuno. Non sono uno scrittore ma un soldato
“Io non ho offeso nessuno, non ho usato un linguaggio triviale e volgare come è stato detto. Non sono uno scrittore, ma un soldato. Non credo ci si potesse aspettare una grande capacità stilistica e sicuramente la mia è una scrittura da strada, qualcuno ha detto da caserma: a me questo va benissimo, perché io ho vissuto la mia vita in una caserma”.
Quando Vannacci dice che non ha offeso nessuno, nell’intervista si accalora molto su questo punto, in cuor suo dice il vero. Non ci sono termini spregiativi nei suoi scritti. Per fortuna non usa il linguaggio “da caserma” anche se non è un intellettuale e se ne vanta. Ma sbaglia perché un’offesa l’ha fatta: all’intelligenza! Caro Vannacci, mal gliene incolse affrontare campi non suoi per battaglie cui non era predisposto e per le quali aveva armi spuntate.
Un altro sbaglio lo ha fatto, ma lo perdoniamo, visto che egli stesso ammette di aver conosciuto solo la vita di caserma, quando ha parlato della nostra campionessa sia come atleta che come donna, la pallavolista Paola Egonu.
I suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità degli affreschi
“Anche se Paola Egonu è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità che si può invece scorgere in tutti gli affreschi, i quadri e le statue che dagli etruschi sono giunti ai giorni nostri; anche se vi sono portatori di passaporto italiano che pregano nelle moschee, ciò non cancella 2.000 anni di cristianità”. Ancora una volta il nostro “la fa fuori dal vaso”. Adesso si erge a nuovo Lombroso e cerca la italianità nel volto della Egonu e non ce la trova.
Caro Vannacci, quello che lei cerca non lo troverebbe in nessun altro italiano, perché non esiste. Noi Italiani, nei 2000 anni di cui parla e anche di più, siamo figli di invasioni e migrazioni di popoli diversissimi che non sto neanche ad elencare. Studi, anche recenti, sui nostri DNA, dimostrano che siamo più discendenti di popoli caucasici e persiani, piuttosto che altri. Un miscuglio di genti impressionanti. Che fa di noi una etnia più forte e più ricca, grazie all’apporto di geni tanto diversi. I tratti facciali sono diversissimi anche all’interno di una singola comunità. Figuriamoci tra Brennero e Trapani.
Questo concetto di italianità e cristianità, tanto caro ai fascisti della Garbatella, che giungono a farne murales del tutto ridicoli, su Roma che sarebbe nata cristiana, che invece era pagana, e sulla “razza” che è dimostrato dalla scienza non esistere. Perché la razza è una sola, la razza umana, se una differenza poteva esserci era con i nostri cugini Neanderthal, ma ormai li abbiamo estinti noi Sapiens Sapiens, la più crudele tra le varie razze umane apparse in un milione di anni.
Oggi solo i Sapiens dominano il mondo e da migliaia di anni migrano sui continenti e le varie etnie si mischiano, dando vita a fenotipi variabilissimi, con alcune caratteristiche comuni, dettate dall’adattamento ai climi e ai luoghi. Gli occhi a mandorla, la pelle scura, l’altezza, la resistenza al freddo, gli zigomi sporgenti, sono soluzioni evolutive non differenze razziali. Paola Egonu è italiana perché cresciuta qui, perché formata qui, perché parla italiano, perché si sente ella stessa italiana.
Questa è l’italianità, non gli occhi, gli zigomi, il colore della pelle. In questo il povero generale è rimasto al 1938, alle leggi razziali del fascismo. Si aggiorni. Evolva, glielo dico con enorme stima e affetto, perché riconosco la sua ingenua buonafede.
La sospensione del gen. Vannacci è un atto dovuto non una punizione
A seguito del clamore destato dalla pubblicazione quantomeno sprovveduta del suo libro, il gen. Vannacci è stato sospeso dagli incarichi che aveva per le opportune verifiche. Il Ministro della Difesa Crosetto ha sostenuto che ha chiesto “l’avvio della verifica dei fatti. Il Generale Vannacci potrà, nelle sedi opportune, esprimere le sue ragioni. Solo alla fine delle opportune verifiche interne, che verranno condotte con serietà e scrupolo, e non sull’onda emotiva del momento e delle polemiche di questi giorni, ove venissero ravvisate delle serie e valide contestazioni, ai sensi del Codice dell’Ordinamento militare, verranno avviati i procedimenti disciplinari previsti in ordinamento.
Quindi, come si vede, nessuna “punizione” preventiva e nessun desiderio di “giustizialismo”, da parte del Dicastero o del Ministro, ma – come sempre – il rispetto delle regole che comporta anche il rispetto delle garanzie per tutti i militari verso cui sono stati avviati accertamenti disciplinari“.
Il generale è stato sospeso da capo dell’Istituto Geografico Militare di Firenze in attesa delle verifiche citate, dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano come atto a tutela della Forza Armata e dello stesso generale. Quindi nessuna rimozione o punizione ufficiale. Sembra tuttavia che certe esternazioni passate del gen. Vannacci, sull’esposizione di militari all’uranio impoverito (in Bosnia) e su una evidente propaganda occidentale che nasconde le vere ragioni del conflitto Russo-Ucraino, abbia indotto i vertici militari a collocarlo in posizioni meno decisive, rispetto al suo ruolo nell’Esercito Italiano.
Il Ministro avrebbe piegato la testa al politicamente corretto?
In soccorso del generale, ma secondo me gli hanno arrecato più danno che vantaggi, sono corsi alcuni noti “intellettuali di destra”, come il parlamentare Donzelli, detto Minnie (“una volta mi sono vestito da Minnie a Carnevale”), un fedelissimo della Meloni, già sotto inchiesta per rilevazione di segreto, come vicepresidente del Copasir. Ed anche Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, già condannato in appello a 1 anno e 10 mesi di carcere per finanziamento illecito e traffico di influenze illecite nell’inchiesta Mafia Capitale.
Sono intervenuti contro il tentativo di censurare il “pensiero” del generale, come un attentato alla democrazia. Alemanno su Repubblica ha dichiarato che il ministro Crosetto ha sbagliato: “A mio parere ha fatto due errori, il primo è quello di piegare la testa al politicamente corretto, prima ancora di conoscere quello che davvero era stato scritto dal generale Vannacci. E poi ha offeso uno dei migliori ufficiali dell’esercito che viene dai corpi speciali e che era stato già censurato per avere avuto il coraggio di dire cosa pensava dell’uranio impoverito alla commissione parlamentare. Questo gli aveva causato l’esilio all’istituto geografico militare”.
A loro si è aggiunto il sottosegretario ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi, con le solite farneticanti frasi di critica, questa volta al ministro Crosetto, giungendo a parlare di difesa dei valori cristiani e di censura di regime!
La risposta del Ministro Crosetto rimette le cose al loro posto
La risposta del Ministro Crosetto sulle pagine de Il Messaggero non s’è fatta attendere. Un barlume di razionalità e di legittimità in tanto putiferio e affermazioni sconsiderate: “In conclusione, mi permetto di dolermi di quanto trovo davvero drammatico e cioè che, soprattutto chi si definisce “di destra” e si riempie la bocca dei concetti di Patria, Onore, Tradizione e Orgoglio nazionale, dimostri di non conoscere, o conoscere davvero poco, cosa vuol dire avere senso dello Stato, delle Istituzioni, rispetto delle leggi italiane e della Costituzione repubblicana.
Da questo punto di vista, l’essere o non essere “politicamente scorretti” nulla c’entra, come pure l’essere o il non essere “appiattiti” sul e/o con il “pensiero unico” dominante. Voglio rassicurare tutti i miei critici, soprattutto quelli “di destra”: io riesco a fare bene le due cose insieme, rispettare le leggi e la Costituzione e non essere “appiattito” su alcun “pensiero unico”. Ma, almeno per me, lo Stato e le Istituzioni vengono prima di ogni cosa”.
Il dibattito s’è impoverito. Ci vuole una nuova rivoluzione culturale
Mi domando se qualche anno fa sarebbe potuto uscire un libro così. Ma neanche tante esternazioni che ora leggiamo sui quotidiani e che ascoltiamo in tv. Sono tutti concetti che un tempo non sarebbero stati diffusi perché non sdoganati: la Nazione, la cristianità, la normalità, la razza… C’è un’involuzione culturale, un elogio dell’ignoranza che ci sta portando al disastro. Nessuno si sarebbe permesso di parlare di storia, di discendenze, di cristianità, senza averne i titoli.
Ora siamo nel tempo che chiunque discetta su tutto senza vergognarsi di dire stupidaggini, anzi, se si dicono si sostengono come opinioni legittime, come se tutte le opinioni lo fossero. No signori miei. Le opinioni non sono sempre e tutte legittime quando non sono corroborate da fondamenti scientifici o da dati culturali. I social hanno permesso la massima libertà di espressione e di offesa ma questo ha poco a che vedere con il dibattito culturale, anzi niente a che vedere. Ora come dicono a Napoli, anche le pulci hanno la tosse!
Si parla di normalità e di natura come se bastasse aver completato il ciclo delle elementari per acquisire questi concetti o magari leggendo le favole dei fratelli Grimm, intrise di maschilismo. Sono pregiudizi. Leggende metropolitane. Retaggi del ventennio. Neanche su La Settimana Enigmistica li troveremmo espressi con tanta insipienza e leggerezza. In pratica siamo tornati indietro. Pensavamo di esserci liberati di questo pensiero egoista, misogino, etnocentrico, ascientifico negli anni ’70 ma ci siamo sbagliati. Siamo alla restaurazione del qualunquismo becero che non è né di destra né di sinistra, è solo ignoranza. Ci vuole una nuova rivoluzione culturale.