Castello Banfi dopo il lockdown: Enoteca, Sala dei Grappoli e Taverna in gran salute
Castello Banfi Il Borgo è un tributo alla bellezza e alla vita che sta rinascendo nel nostro splendido Paese e in questi luoghi da sogno
“È ora di ubriacarsi! Per non essere schiavi martirizzati dal Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare”. Tratto da Lo Spleen di Parigi, di Charles Baudelaire.
La bellezza non la ferma neanche il Covid 19. La bellezza ha delle risorse che la morte ignora. Alcune di queste sono il paesaggio, la natura, il buon cibo, l’ottimo vino, l’arte e l’atmosfera, tutto quello che si può trovare al Castello Banfi Il Borgo nel verde delle colline della Val D’Orcia a pochi chilometri da Montalcino (Siena). Dal 2019 Castello Banfi è Relais Chateaux.
Dopo il necessario lockdown, dopo un anno senza primavera, un’estate cauta, piena di giuste distanze e un periodo intenso, torniamo nel nostro “posto delle fragole”, tanto caro, tanto amato. Qui il tempo sembrerebbe essersi fermato alla poesia della natura, all’eleganza del luogo, alla magia del castello, alla pace del borgo, se non fosse che tutti quelli che vi lavorano indossano la mascherina e ogni precauzione anti covid è stata presa e viene attuata.
Per pranzo scegliamo di prendere un aperitivo presso l’enoteca, aperta tutti i giorni al pubblico, dove Lorenzo Frosi coordina i servizi della sala e ci riserva un bellissimo angolo tutto per noi. Bollicine Cuvèe Aurora esaltano il palato accompagnate da parmigiano reggiano e olive verdi.
L’ospitalità è uno dei talenti del Castello Banfi e allora scopriamo che ci hanno riservato anche un tavolo in enoteca per il pranzo a base di salumi e formaggi, rigorosamente di cinta senese. Lorenzo viene a sapere che si tratta di un giorno particolare per noi avventori e ci fa un regalo, apre una bottiglia speciale di Cuvée Aurora 100 mesi in edizione limitata. Brindiamo, le speciali bollicine sono effervescenti e fiammeggianti di allegria, una vera delizia.
La serata si preannuncia regale e incantata. La Sala dei Grappoli d’estate si sposta sulla terrazza vista Val d’Orcia subito davanti alla facciata del maestoso Castello Banfi. Una leggera brezza, le candele accese, la terrazza sul borgo vitivinicolo, l’atmosfera si accende di charme e profumi. Tavoli con la mise en place perfetta, il dovuto distanziamento, ospitano i clienti.
La Sala Dei Grappoli, il ristorante gourmet del Castello Banfi Il Borgo, lo chef Domenico Francone e la sua brigata, seppure momentaneamente dimezzata, non deludono mai. Anzi. La pausa forzata ha reso lo chef di origini baresi ancora più efficace. Oggi è senza dubbio uno dei migliori chef italiani.
Edoardo Lenzini, il sommelier e maitre ci accoglie con gli occhi sorridenti, dalla mascherina non possiamo vedere il suo sorriso, però l’espressione trasuda dallo sguardo e dalla sua solita ospitalità.
La prima portata è una suggestione di mare, il crudo di ricciola del mediterraneo, su un letto di pappa al pomodoro, burrata e wafer al sesamo. Accompagnata dalle bollicine del Cuvée Aurora Banfi 2016.
I primi piatti ci strabiliano. Gli Spaghetti biologici “Senatore Cappelli” Banfi ai ricci di mare e lime hanno un gusto e un profumo inebrianti, perfettamente al dente.
Il Risotto come una ‘’Parmigiana’’ e astice blu è avvolgente e della giusta densità ed equilibrio, un’estasi di sapori e immagini del mare, persino qui. Li degustiamo assieme a un bianco Banfi, lo chardonnay Fontanelle del 2018.
I “Tortelli maremmani a modo mio” per chi scrive sono la pietanza più amata della serata. La perfetta sintesi di cucina toscana con una rivisitazione del sud Italia e di cucina gourmet, connubio di tradizione e tocco di classe ad opera, naturalmente, dello chef Domenico Francone. Accompagniamo la prelibatezza con un sontuoso Summus Banfi 2015.
Con la tagliata di manzo di Val d’Orcia, gel di rucola, porcini e zucchine, siamo a livelli di morbidezza e sapidità sublimi, d’altronde la garanzia della qualità è sinonimo del Castello Banfi.
Agnello in tre cotture, scorza nera, ketchup di peperoni e jus al Brunello sono una sorpresa di leggerezza e sapori che non stancano il palato, semmai lo sorprendono e saziano.
Con i secondi gustiamo un fastoso Brunello di Montalcino Poggio alle Mura Banfi 2012.
Il dolce è un profluvio di bontà e ricercatezza anche alla vista. Il tiramisù rivisitato, un classico intramontabile, il binomio tra la croccantezza e la scioglievolezza delle creme, del gelato al caffè, lo rende irrinunciabile da gustare. Concludiamo con un vino da dessert, il Florus Banfi 2017.
Dopo aver trascorso la notte in una delle magnifiche suite con tanto di letto a baldacchino, spazi e stanze come se avessimo una casa in Toscana, un altro appuntamento imperdibile è quello con il relax. Una mattina di sole e nuotate nella piscina panoramica, la Val D’Orcia si dispiega sotto i nostri occhi, ci aspetta.
Come se il soggiorno da favola non fosse ancora abbastanza, ci attende un pranzo luculliano sempre all’interno del borgo, stavolta nella Taverna Banfi.
Gli arazzi, i soffitti alti, le travi in legno scuro, gli splendidi, enormi, lampadari di ferro battuto, arredano la sala e ancora una volta Edoardo ci accoglie con ottime intenzioni.
In Taverna Banfi la cucina è più tradizionale, tipica toscana, ma egualmente gustosa e appetitosa. I pici con il ragù di cinghiale sono eseguiti divinamente e chiederebbero un bis, ma poi non riusciremmo a terminare le altre leccornie e quindi desistiamo.
Infatti arriva sua maestà: la fiorentina di chianina, che descrivere a parole è difficilissimo per via della consistenza vellutata, morbidissima, accompagnata da verdure e patate.
I dolci sono, di nuovo, una meravigliosa sorpresa. Il semifreddo al cioccolato ci rapisce ed è assolutamente da mettere in carta anche alla Sala dei Grappoli, mi raccomando Chef Francone!
Le coccole finali sono affidate al caffè e alla sublime varietà della piccola pasticceria, autentiche leccornie.
Castello Banfi Il Borgo è un tributo alla bellezza e, dunque, alla vita che sta rinascendo nel nostro splendido Paese e in questi luoghi da sogno, doverosamente da riscoprire.
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