Cerroni: “I politici mi ringrazino”
Il patron di Malagrotta chiama in causa Rutelli, Veltroni, Alemanno, Marrazzo, Polverini e Zingaretti
Ne ha per tutti Manlio Cerroni, il patron della discarica di Malagrotta finito al centro dell'inchiesta sullo scandalo dei rifiuti.
Secondo quanto riferisce "Il Messaggero", Cerroni, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, ha chiamato in causa i principali protagonisti della politica capitolina e regionale degli ultimi anni. Si comincia con Rutelli: A lui ho detto: 'Se tu fossi un sindaco capace, la mattina quando esco di casa io dovrei trovare due motociclisti, uno davanti e uno dietro. Così quando io li vedo gli potrei dire ’Aoh ma voi che state a fa’ e loro mi dovrebbero rispondere: 'Niente dobbiamo controllare, il Sindaco ci ha detto che lei non deve avere incidenti, perché se si spegne questo si spegne Roma'.
Marrazzo e Veltroni vengono definiti "amici". In particolare Cerroni ha affermato che l'ex sindaco gli aveva dato il proprio appoggio quando aveva proposto la costruzione del gassificatore per bruciare i rfiuti della città, progetto poi a suo dire bloccato dalla sinistra.
Anche Alemanno viene chiamato in causa: "Gli dico: 'Guarda, adesso la Regina Elisabetta ha rinnovato tutte le carrozze; fattene mandare una a Roma, ce la mandi a Malagrotta, salgo io, Giovi, Rando e ci porti in Campidoglio per dirci solo grazie'.
Non è finita qui. Cerroni – riporta "Il Messaggero – avrebbe detto:"Alemanno e e Zingaretti sono venuti a fari spenti, la Polverini, invece, a fari accesi con tre quattrocento operatori. Fa la cosa, si complimenta, se ne va, uno gli domanda dice 'Ma Roma andrà in crisi?' Gli rispondo io: 'Fino a che ci sono io, non andrà mai in crisi; se morirò io sì'.
Per quanto riguarda i capi di imputazione che lo costringono agli arresti domiciliari, il quotidiano di Via del Tritone riferisce che Cerroni è stato molto reticente di fronte alle precise domande del gip Massimo Battistini e del pm Alberto Galanti. Sarebbe soltanto arrivata una parziale ammissione sui rifiuti destinati agli inceneritori che invece finivano nelle discariche, un fatto a suo dire "determinato dall’ assoluta necessità". Su questo punto – spiega "Il Messaggero" – i magistrati gli avrebbero però fatto notare come la sua società non abbia provveduto a restituire i soldi pagati dai comuni, come avrebbe dovuto.