Certificato verde, se è in atto una sfida tra opposti estremismi…
Da un lato le violente minacce dei “No Green pass”, dall’altro i più realisti del re che sfociano nel ridicolo. E non tutta la politica è immune da imbarazzanti ambiguità
Pare ormai ufficiale che, sul certificato verde della discordia, sia in atto una sfida tra opposti estremismi. Quelli dei No Green pass, che da giorni stanno attuando varie forme di protesta non sempre pacifica. E quelli dei più realisti del re che non hanno timori a sfidare – e anche oltrepassare – il senso del ridicolo.
Il certificato verde della discordia
La buona notizia è che, alla fine, non c’è stato alcun blocco di treni e aerei come avevano paventato i contestatori del Green pass. E per una volta occorre riconoscere i meriti del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, le cui mancanze abbiamo spesso sottolineato. Ma che stavolta ha blindato aeroporti e stazioni ferroviarie, tanto per confermare che can che abbaia difficilmente morde. Anche se facilmente rompe gli zebedei.
Ne sanno qualcosa i politici, medici e giornalisti intimiditi – e perfino aggrediti – nei giorni scorsi per le proprie posizioni pro-campagna vaccinale. Su tutti spicca Luigi Di Maio, Ministro pentastellato degli Esteri, che i giacobini del certificato verde si sono spinti a minacciare di morte.
«Tutto l’arco politico deve condannare le violenze che stiamo vedendo da parte di sedicenti No Vax» ha tuonato Giggino. Che ha anche lanciato «un appello a tutte le forze politiche» a non «soffiare sul fuoco». E probabilmente avrebbe dovuto guardare proprio in casa sua.
Gli opposti estremismi
Si dà infatti il caso che Virginia Raggi, sindaco grillino di Roma, abbia organizzato una cena elettorale con vista sulle Amministrative dell’ottobre prossimo. Un appuntamento per cui non era richiesto il passaporto sanitario, probabilmente proprio per strizzare l’occhio a quanti avversano l’antidoto e il certificato verde. Salvo che non fosse autodifesa, visto che neppure Virgy è immunizzata. «Ho ancora gli anticorpi» dovuti all’infezione, aveva provato a difendersi l’inquilino del Campidoglio. Incredibilmente, non è la peggior giustificazione del periodo.
La palma (si fa per dire) spetta di diritto all’Università di Trieste, che ai suoi iscritti ha imposto il Green pass anche per sostenere gli esami a distanza. E poi ha cercato di spiegare di aver voluto collegare l’obbligo allo status di studente dell’ateneo, che come toppa è perfino peggiore del buco.
Eccesso di zelo o meno, è l’emblema del secondo dei fanatismi uguali e contrari, cui fa da cornice un’imbarazzante ambiguità istituzionale. E pensare che forse basterebbe rileggere Aristotele. E ricordarsi che, da oltre 2.000 anni, solo in medio stat virtus.