Challenge: 50 ore alla guida di un bolide. L’illusione del potere onnipotente dei giovani
Una spinta narcisistica, sia dei 5 protagonisti che dei tanti spettatori, attraverso l’ostentazione del lusso di un’auto e il potere onnipotente della giovane età
Ancora una volta la cronaca ci piomba addosso con la notizia drammatica di un grave incidente. Questa volta lo fa con l’aggravante della narrazione che lo scontro porta con sé. Un incidente come tanti altri, ma profondamente diverso da ogni altro.
Un incidente, che come nel più perverso gioco di fantasia, si inserisce dentro una sceneggiatura che non lascia spazio alla comprensione. Un bimbo di 5 anni che perde la vita perché improvvisamente l’auto della mamma entra a far parte della dinamica di una challenger di 4 giovani tiktoker.
Challenge, una sfida nel restare 50 ore alla guida di un bolide preso a noleggio. Una sfida condivisa sul loro canale Instagram e con i loro tanti fan di TikTok (oltre 600 mila follower), con l’intento di creare emozioni attraverso la loro performance. Sfide realizzate già in passato dai ragazzi per strappare una risata e fornire nuovi contenuti difficilmente rintracciabili nella realtà quotidiana che la vita offre. Le loro sfide sempre pensate e caratterizzate da uno “stato al confine con la follia”.
Esattamente così come nasce il termine borderline alla fine del XIX° secolo e guarda caso utilizzare come nome dal gruppo, TheBorderline.
Fu Hughes (1884) tra i primi a descrivere, attraverso il concetto di borderline uno “stato al confine con la follia”. Borderline, al confine fra il reale e il profondo oscuro del vuoto assoluto. Un labile confine che diviene inebriante possibilità di emozioni forti, di quelle che si raccontano ma che poi nel reale, non si riescono mai a vivere.
Dietro questo progetto, ci sarebbero 5 ventenni, che con fierezza avevano avviato il loro canale YouTube e nel quale da qualche tempo, condividevano contenuti assurdi e pericolosi pur di stimolare curiosità e sorpresa. Un progetto difficilmente decodificabile se analizzato fuori dalla dimensione di chi ne condivide i significati, fuori da quel malessere profondo che sta inghiottendo la società post-moderna dove tutto diviene oggetto di soddisfacimento immediato, del tutto subito e da consumare in fretta, finanche le emozioni.
La tragedia è avvenuta dopo che la Lamborghini noleggiata dai ragazzi si è schiantata contro la Smart su cui viaggiava la famiglia Proietti. Un incidente le cui cause saranno accertate dalle autorità competenti, ma che avviene dopo 48 ore dall’inizio della sfida social e che il presunto ragazzo alla guida, poco prima arricchisce di un particolare inquietante, affermando davanti alla videocamere che non si sente più le gambe perché intorpidite dalla lunga maratona al volante.
Ci sono tutti i caratteri di una tragedia annunciata. Un progetto teatrale che nasce per soddisfare la spinta narcisistica dei protagonisti come dei tanti spettatori attraverso l’ostentazione del lusso di una macchina e il potere onnipotente della giovane età. Una rappresentazione che come spesso accade oggi non considera però minimamente l’altro. Un progetto che si forma e si esprime chiuso ermeticamente all’interno del proprio nucleo oscurando tutto il resto. Ma il resto esiste. Il mondo è ancora qui e la frattura che crea questa volta è di una potenza devastante. Un dolore lacerante che riporta tutti nella realtà. Perché è qui che si deve vivere.
In collaborazione con la Dott. Sara Trovato
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