Chat degli orrori, l’ombra di un adulto sulla diffusione delle immagini shock
Spunta l’ipotesi che ci sia un adulto a muovere i fili delle immagini shock diffuse in chat dai minorenni
«Si faceva fatica a guardare le chat, tanto l’orrore – spiega la dirigente della Polizia postale di Pescara, Elisabetta Narciso – Ci siamo chiesti come potesse aver fatto un ragazzino a diffondere immagini così crude senza avere difficoltà, senza paure o raccapriccio».
Una vera chat degli orrori, dove un gruppo di minorenni si scambiava Immagini di bambini abusati, violenze inaudite, persone e animali squartati, simboli nazisti e fascisti.
Al centro di una indagine della Polizia postale di Pescara un gruppo di giovanissimi con l’accusa (tra le altre) di diffusione di materiale pedopornografico: 7 indagati, di età compresa tra i 13 e i 15 anni, più altri 22 la cui posizione è ancora al vaglio della procura dei minori dell’Aquila.
Un gruppo di circa 700 utenti iscritti ai canali telegram, whatsapp, instagram, dove l’orrore circolava da più di un anno.
A scoperchiare il vaso di Pandora la denuncia di una mamma
È partito tutto dalla denuncia di un ragazzo di 13 anni. Il ragazzo ha mostrato a sua madre alcune delle foto scambiate in chat; la donna si è rivolta al Servizio emergenza infanzia 114 per denunciare quello che stava accadendo.
Ben 85.000 i messaggi che gli investigatori della polizia postale hanno analizzato, suddivisi in 5 diversi gruppi social.
Coinvolti nelle indagini i Centri operativi della Polizia postale di Puglia, Lazio, Lombardia e Campania. A far circolare video e foto pedopornografiche sono stati, al momento, due tredicenni abruzzesi, due di Roma, uno di Milano, un campano e una ragazzina pugliese.
La Postale sta ora valutando se esistano delle responsabilità tra i genitori: dalla complicità alla mancanza di controllo. E se, dietro questo macabro giro, ci possa essere la regia di un adulto.
La possibilità al vaglio degli inquirenti è che a guidare le perversioni dei minorenni o alimentare il perfido gioco al rilancio (pare ci fosse una specie di “gara” a chi postava foto più cruente)
«A volte – dicono gli investigatori – si assiste a una gara a chi posta l’immagine più sprezzante o truculenta, al fine di stupire, all’insegna dell’esagerazione». Se dovesse emergere la complicità o la condiscendenza dei genitori in queste chat sarebbe necessario interrogarsi su che società stiamo costruendo.