Chef e Ristoranti: 15 domande per Alessandro Tormolino – Amalfi
L’idea di team, la stima verso Luther King, il sogno chiamato Ducasse: Chef Alessandro Tormolino di Sensi Restaurant – Amalfi si racconta
Il percorso alla ricerca di volti e luoghi legati alla gastronomia del nostro Paese continua. Un viaggio alla scoperta di chef e ristoranti che esprimano un concetto, una filosofia, un’esperienza quest’oggi ci porta nuovamente ad Amalfi.
La struttura risalente a fine Ottocento
Precisamente siamo al Sensi Restaurant, situato all’interno dell’Hotel Residence di Amalfi. Una location davvero esclusiva, ospitata in un centralissimo palazzo di fine Ottocento. La struttura si avvale di un’ampia sala, con annessa una confortevole saletta privata. La stessa comprende una terrazza che affaccia sul lungomare di Amalfi, garanzia di un panorama mozzafiato per un’intensa esperienza adatta alle più svariate occasioni.
L’obiettivo è quello di offrire un’esperienza in grado di coinvolgere tutti i sensi, attraverso un viaggio di sapori tradizionali e innovativi, per imparare a raccontare e vivere il gusto, un luogo. Un sogno.
Per il nostro format “15 domande per” abbiamo incontrato Chef Alessandro Tormolino, socio ed Executive Chef di Sensi Restaurant Amalfi.
Genere musicale preferito?
“Il Jazz. Mi trasporta mentalmente. E poi mi rilassa, mi aiuta a combattere lo stress”.
Squadra del cuore?
“Milanista sin da piccolo”.
Cosa le piace mangiare?
“Pizza margherita e spaghetti al pomodoro. Non ne potrei fare a meno”.
Quale personaggio, maschile o femminile, inviterebbe a cena e perché?
“Alain Ducasse. E’ stato per me un idolo e una fonte di ispirazione. Mi piacerebbe averlo a cena nel mio ristorante per scambiare due chiacchiere e ascoltare il suo parere relativamente alla mia cucina”.
Vino bianco o rosso?
“Vino rosso senza dubbio. Amo i vini che abbiano corpo e con carattere”.
Cosa fa nel tempo libero?
“Dedico spazio e tempo alla mia famiglia, a mio figlio. Ma soprattutto allo studio e alla ricerca dell’arte culinaria”.
Un collega dal quale ruberebbe una qualità che le manca?
“Dovrei imparare a staccare mentalmente dal mio lavoro. Dovrei impararlo da diversi colleghi che riescono a staccare e a non pensare al lavoro. Al momento, non riesco”.
Nella modo di vestire quotidiano, meglio elegante o casual?
“Tutta la vita casual”.
Il piatto nel quale si sente imbattibile?
“Il risotto. Mi rappresenta in pieno e rappresenta in pieno l’essenza della mia cucina. Ogni volta che lo preparo sono sicuro del risultato”.
Un suo pregio e un difetto in cucina e nella vita?
“Nella vita sono una persona pacata ed equilibrata. Il pregio in cucina e nel lavoro è che riesco a leggere le persone. Spesso però le sopravvaluto, aspettandomi di più rispetto a quello che concretamente poi mi accordano. E’ questo il mio difetto”.
Se fosse un personaggio storico sarebbe?
“Mi sarebbe piacito essere Martin Luther King. Per il carisma e per l’impegno nella lotta nei confronti della tutela dei diritti umani”.
Una qualità imprescindibile nel suo lavoro?
“Bisogna essere dinamici ed equilibrati. Ma in un gruppo variegato conta anche la leadership”.
Se non avesse fatto questo lavoro cosa avrebbe fatto?
“Non saprei. Certamente un lavoro dinamico, attivo, in grado di darmi tanti stimoli e confronto ogni giorno”.
Cosa assolutamente non deve fare un cliente?
“Chiedere di apportare delle modifiche nei piatti. Fatta eccezione, ovviamente, per problematiche legate ad intolleranze. Non bisogna sottrarre ai piatti elementi significativi per la resa finale”.
Cosa la fa più sorridere, cosa più arrabbiare?
“Vedere il mio team unito, che trasferisce passione nei piatti. MI fa arrabbiare vedere i ragazzi di oggi approcciarsi a questo mondo come se fosse tutto scontato è dovuto. Bisogna fare tanta gavetta, lavorando duramente e con costanza. Solo così i risultati arrivano, nei giusti tempi”.