Chef e Ristoranti: 15 domande per Arcangelo Dandini – Roma
La sua squadra del cuore, il difetto più grande, cosa non dovrebbe fare mai un cliente: Arcangelo Dandini si racconta
La ristorazione è un’arte che si rinnova da secoli. Un fatto di gusto, decoro, che rappresenta luoghi, sensazioni. Soprattutto, nomi e volti, tra chef e ristoranti da quando la comunicazione è diventata imperante all’interno di una società costantemente in evoluzione.
Un pò di storia
Le prime tabernae e osterie si sono sviluppate nell’antica Roma. Erano strutture all’interno delle quali, oltre alla consumazione di pasti era sovente praticato il gioco d’azzardo. Il numero si è via via moltiplicato prima nel Medioevo, con il conseguente aumento di pellegrinaggi e scambi commerciali, ma è solo tra il XIX e il XX secolo che finiscono per assumere la connotazione più conforme al nostro attuale modo di intenderle e concepirle.
Uno dei volti della ristorazione romana
Ci sembrava però il caso di conoscere meglio, oltre ai luoghi, anche le persone che caratterizzano l’arte della ristorazione. Iniziamo oggi con Arcangelo Dandini, patronne di Arcangelo Vino e Cucina, osteria gourmet sita a Roma e che fa della degustazione dei piatti tipici della cucina tradizionale laziale un vero e proprio marchio di fabbrica.
Qualità, gusto e raffinatezza che si legano a estro e originalità per un risultato di assoluta eccellenza, in grado di raccontare una storia millenaria, senza tempo, eterna, come quella di Roma e del Lazio.
Cosa significa essere un galantuomo?
“Significa avere rigore, etica e rispetto delle regole. Soprattutto nei confronti della libertà degli altri”.
Squadra del cuore?
“La Magica Roma”.
Cosa le piace mangiare?
“Soprattutto i primi piatti, pasta e risotti.
Vino bianco o rosso?
“Vino buono. Tra i bianchi dico Chardonnay, tra i rossi Piemonte e Borgogna”.
Cosa fa nel tempo libero?
“Leggo e scrivo, sono al mio terzo libro”.
Un collega dal quale ruberebbe una qualità che le manca?
“Se potessi definire mio padre un collega, ruberei a lui quella scientifica capacità organizzativa”.
Il suo piatto romano preferito?
“Rigatoni con il sugo di coda”.
Il suo tipo di donna ideale?
“Quella con la quale condividere il percorso di vita e interessi culturali e gastronomici”.
Il piatto che le riesce meglio?
“La pajata alla macellara, in bianco”.
Un suo pregio e un suo difetto in cucina e nella vita?
“Confusionario, in cucina e nella vita. Lo considero al contempo un pregio e un difetto”.
Se fosse un politico, sarebbe?
“Un mix tra Gramsci e Berlinguer”.
Una qualità imprescindibile nel suo lavoro?
“L’istinto e un acuto problem solving”.
Cosa assolutamente non deve fare un cliente?
“Non dev’essere maleducato. Per il resto può fare ciò che vuole”.
Cosa la fa più sorridere, cosa più arrabbiare?
“Mi fanno sorridere i bambini, sono una meraviglia. MI fanno arrabbiare quelli che non li rispettano”.