“Chi beve vino ha il cervello piccolo”? Le cantine italiane rispondono ad Antonella Viola
Rossella Macchia (Poggio Le Volpi), Dominga Cotarella (Fam. Cotarella) e Rodolfo Maralli (Fondazione Banfi), sulle parole di Antonella Viola
“Chi beve vino ha il cervello più piccolo”. Una frase, una provocazione, che da qualche giorno fa discutere e non poco. A dirlo Antonella Viola, immunologa, divulgatrice scientifica e docente all’Università di Padova.
Una frase che davvero non è passata inosservata. Non solo tra gli appassionati di vino, una bevanda che è da sempre sinonimo di tradizione e cultura e alla quale viene associata anche una forte promozione e identità territoriale. Ma, soprattutto alle orecchie degli addetti ai lavori del settore.
Abbiamo voluto approfondire la questione, intervistando tre esponenti illustri della categoria.
“Si vuole affossare il nostro Paese”
“Dissento ampiamente dalle dichiarazioni della Dott.ssa Viola” – ci dice Rossella Macchia, General Manager della Cantina Poggio Le Volpi, di Monte Porzio Catone – “Da produttori di vino non siamo d’accordo con queste dichiarazioni. Ci sono peraltro degli studi scientifici che dicono il contrario rispetto alle sue affermazioni. Ci sono delle proprietà del vino rosso che fanno molto bene alla salute. I polifenoli come antiossidanti, l’acido cumarico che è utile per i problemi gengivali. Dunque non riesco a capire il perché di questo accanimento nei confronti del reparto produttivo vitivinicolo. Ovvio che tutto l’abuso e l’uso smoderato di qualsiasi sostanza alimentare nuoce gravemente alla salute. Bere poca acqua fa male, mangiare troppo fa male, i troppi grassi fanno male. Stiamo parlando del vino come facente parte della dieta mediterranea. Il vino è un alimento, non solo una bevanda”.
Se c’è sempre stato e i medici lo consigliano, non riesco a capire come si possa dissentire. Lo dicono degli studi che affermano i benefici del vino. Non come alcol, ma come prodotto. Somministrare alcolici a minorenni fa male, perché appesantisce il fegato. Rimango basita e fortemente infastidita da queste informazioni. Si vuole affossare un reparto d’eccellenza del nostro Paese“.
“Forse può migliorare la nostra salute”
“E’ un articolo estremo” – sostiene Dominga Cotarella, Amministratore Delegato dell’Azienda Famiglia Cotarella – “Credo che bisogna ripartire dalla necessità di formare i giovani. La formazione è l’unico strumento che abbiamo a disposizione. Naturalmente per quanto riguarda il consumo del vino. E’ un prodotto importante, non soltanto per le famiglie che vivono come la mia di questo alimento, ma soprattutto per il Made in Italy nel mondo. L’Italia è conosciuta anche proprio grazie al vino. C’è sicuramente un approccio superficiale da parte dei giovani nei confronti dell’alcol. Sono mamma di due ragazzi e cerco di far capire loro l’importanza di un rapporto con l’alcol improntato sul rispetto di se stessi. L’abuso è frutto di una non conoscenza. Se si conosce il lavoro nascosto dietro quel prodotto e l’importanza della vigna, in relazione al cambiamento climatico è diverso. Conoscendo l’anima, si rispetta.
La storia presente in quel bicchiere, va conosciuta e rispettata. I giovani sono fragili e bisogna dedicare loro del tempo, coinvolgendoli in progetti di formazione e approfondimento della materia. Noi come Fondazione stiamo approfondendo progetti di ricerca, che comporteranno dei tempi, spero non troppo lunghi, per comprendere se il vino può risultare una componente positiva per migliorare alcune condizioni di salute, anche gravi. Non abbiamo al momento risultati, ma ci stiamo lavorando. Il nostro Paese comunque ha bisogno di messaggi positivi”.
“Si faccia prevenzione, non terrorismo”
“L’Italia è un paese virtuoso nel consumo del vino” – afferma Rodolfo Maralli, Presidente di Fondazione Banfi. “Un Paese nel quale solo il 3% dei giovani osserva un consumo smodato del prodotto. Ci sono altri Paesi che hanno problemi maggiori nel consumo del vino, rispetto all’Italia. Abbiamo cultura millenaria e facciamo educazione sul consumo responsabile. Il vino è una bevanda sociale, che aggrega e crea intimità. Bere responsabilmente, è come fare una passeggiata. Certo, c’è il rischio che si scivoli, ma tutto sommato fa bene. Chi beve ha il cervello piccolo? Sono dichiarazioni sbagliate nei tempi e nei modi. Gli scienziati facciano gli scienziati. E magari ci aiutino a fare prevenzione e non terrorismo”.