Chi era Ennio Proietti, l’uomo ucciso ieri mentre rapinava un tabaccaio
Dall’omicidio del “re del caffè” Palombini al sequestro dell’Axa: una vita da delinquente
Freddato con un proiettile partito nel corso di una violenta e drammatica colluttazione ingaggiata con l'ennesima vittima dei suoi colpi criminali.
E' finita così, all'età di 69 anni, la carriera da malvivente di Ennio Proietti. L'uomo fu condannato a 30 anni di carcere in quanto componente di una delle più sanguinose bande della malavita romana, quella di Lallo lo Zoppo: sequestri con l'eliminazione sistematica degli ostaggi, violente aggressioni, furti, saccheggi, rapine e traffico d'armi erano "le specialità" nelle quali i componenti compirono orrori e misfatti.
Una banda apparsa sulla scena della malavita romana sul finire del 1975. Oltre al carcere, Proietti subì pure l'interdizione dai pubblici uffici: tra le accuse più gravi, quella del coinvolgimento nel sequestro e nell'uccisione del "re del caffè" Palombini.
Ma le rapine con sequestro non finiscono certo qui. Molti anni dopo, le cronache romane riferiscono di un colpo da Arancia meccanica in pieno giorno in via Aristofene a Casalpalocco . Revolver alla mano, i criminali sequestrarono la domestica di un ricco imprenditore, entrarono in villa e immobilizzarono il figlio del proprietario. Ennio Proietti, allora 50enne, avrebbe dovuto essere agli arresti domiciliari. La donna, filippina di 40 anni e Francesco Cauli di 19 anni, furono legati e costretti a rivelare il nascondiglio di denaro e oggetti preziosi. Le vittime furono poi liberate nel corso di un blitz dei carabinieri di Ostia.
Negli anni successivi, Proietti, si rese latitante per un periodo, ma fu nuovamente fermato a un posto di blocco. Ieri il tragico epilogo