Chi troppo vuole… Una campagna elettorale sovrastimata, con esito a sorpresa
Di fronte alla prospettiva di un governo regionale ispirato ai peggiori tratti del movimento leghista, turandosi il naso l’elettorato ha scelto il meno peggio
Dopo la tardiva ma chiarificatrice conclusione della vicenda di Bibbiano, rilevare con stupore che ad un comizio della Destra che chiude la campagna regionale si erge uno striscione cubitale con la scritta “Comunisti ladri di bambini”, mentre tra il pubblico c’è chi solleva un Crocifisso, è qualcosa che fa letteralmente crollare le braccia. La Lega che aveva acutamente colto le ingenuità buoniste e qualche oscuro interesse ravvisabile nella politica di centro-sinistra ante-Minniti, stringendo accortamente anche i freni sulla gestione dell’ordine pubblico, continua però a dimostrarsi recidivamente cieca e sorda nell’accogliere le più irrazionali e retrograde manifestazioni di un’Italia arcaica, incolta e disinformata, brutalmente semplificatrice riguardo ai problemi della collettività. Coltivare questo tipo di elettorato miopemente gregario, che “abbocca” a ciò che infantilmente vuole sentirsi dire, non compiendo da politici consapevoli alcuno sforzo di pedagogia politica ma anzi appiattendosi più che mai sulle più rudi e miserevoli visioni delle cose, dominate dalla paura (giustificata solo in minima parte) e dall’illusoria opera risanatrice, taumaturgica di un presunto Salvatore, è una strategia che fatalmente sta mostrando la corda, traducendosi nell’atteso e non esaltante 34 % dell’ Emilia-Romagna e nel deludente 12 % di suffragi raccolti nell’appena conclusa tornata elettorale in Calabria.
D’altra parte, presentare come candidata la gentile Lucia Borgonzoni, animata da vulcanica voglia di fare ma con palesi carenze argomentative, di cultura storico-politica e di cultura spicciola (specie in geografia, se non ricordo male) ha insolitamente stravolto le modalità consuete di concorrenza elettorale, mettendo in scena di fatto al posto della candidata ufficiale un tutor onnipresente e onnifacente, autore involontario di un boomerang a proprio danno. Se da parte sua infatti, con le ben note capacità retoriche di massa che lo contraddistinguono, Salvini ha risvegliato gran parte dell’elettorato assenteista di destra, dall’altro, senza prevederlo, ha risuscitato per contraccolpo reattivo l’enorme marea di insoddisfatti della politica del PD rifugiatisi nel non-voto o tra i Grillini. Di fronte alla prospettiva di un governo regionale ispirato ai peggiori tratti del movimento leghista, turandosi il naso l’elettorato ha scelto il meno peggio.
Questa situazione richiama violentemente in causa un altro dato di fatto riscontrabile in queste, come in qualsiasi altra tornata elettorale. Se sai bene che la tua forza politica marginale otterrà una percentuale di voti assolutamente ridicola, ritirarsi ed appoggiare comunque il meno peggio contro il peggio, sarebbe segno di maturità politica e di sana coscienza civica.
*Articolo curato da Gaetano Arezzo.