Chiude la sede di via Balzani, caos Forza Italia in Municipio II
Chiude la sede di via Balzani e Andrea Liburdi si dimette da capogruppo di Forza Italia in Municipio II
Che il centrodestra sia in crisi, non è un mistero. A livello nazionale, almeno. Perché sul territorio, la politica viaggia a una velocità diversa e su un diverso binario. Ed era proprio la sfida territoriale, quella che fino a oggi il centrodestra aveva saputo fronteggiare, anche a Roma. Certo, negare l’esistenza di spaccature sarebbe ipocrita, le vicende nazionali si ripercuotono, a volte, anche sugli enti di prossimità. Che però, vivono una dimensione a sé stante, fatta di attaccamento al territorio e di vicinanza alla gente. E se va in tilt anche il sistema territoriale, c’è da preoccuparsi.
Siamo a Roma, in Municipio II. “Oggi, a causa delle ristrettezze economiche di un canone affittuario sempre più alto, siamo costretti a lasciare la nostra sede politica di via Balzani”. A parlare è Andrea Liburdi, consigliere in quota Forza Italia ed ex capogruppo del partito di Silvio Berlusconi in Municipio II.
Già, ex capogruppo. Perché ieri, dopo aver denunciato la chiusura della sede di via Balzani, Liburdi si è anche dimesso da capogruppo. “Trovo inaccettabile, infatti, questo disinteresse completo da parte del mio partito per quella che ritengo essere la sostanza vera della politica”, dice Liburdi.
Disinteresse. Parla chiaro e senza mezzi termini Liburdi. “È questo il vero problema della politica del centrodestra negli ultimi mesi, a causa del quale sta completamente collassando”. “Siamo costretti ad autofinanziarci”, denuncia. Dunque, “rassegno le mie dimissioni nella speranza che presto ci si renda conto di come le cose stiano andando allo sfascio e si aprano gli occhi con risposte fattive inerenti la necessità più assoluta di ripartire dalle basi”.
Ma la chiusura della sede di via Balzani non è solo uno dei sintomi della crisi del centrodestra. Secondo Liburdi, “con il Circolo Territoriale Italia di via Balzani, non chiude solo una sede politica, ma vengono anche infranti i sogni di tanti giovani che qui dentro avevano trovato un ideale in cui credere, la felicità di poter aiutare gli altri, il vero interesse per ciò che ha carattere sociale”. Ma una speranza c’è ancora. “Questi ragazzi che sono certo porteranno avanti con me questa battaglia – continua Liburdi – ma che ora non sapranno più fare tutte quelle cose concrete che realizzavano da tempo”.
Dispiacere e sconforto “per questa triste vicenda” – conclude Liburdi, che descrive le sue dimissioni come un “atto simbolico”, “l’inizio di un percorso personale che non so dove mi porterà. Spero vivamente mi porti laddove non ci sia populismo e buonismo, bensì concretezza e davvero cosa di popolo”.