Chiusura campagna elettorale PD con Renzi, disordini in piazza
A piazza del Popolo contestazione dei Movimenti per la Casa al premier Renzi
Alta tensione in piazza del Popolo a Roma durante il comizio del premier Matteo Renzi. Dopo l'intervento introduttivo del segretario romano del Pd, Roberto Giachetti, ha preso la parola il presidente del Consiglio, nonchè segretario nazionale del partito: da questo momento l'agitazione è aumentata. Una ventina di attivisti dei movimenti per la casa hanno tentato di srotolare uno striscione, ma sono stati bloccati dalle forze dell'ordine. Alcuni militanti sono stati identificati e portati via, altri, invece, sono rimasti in piazza del Popolo, all'incrocio con via del Corso, circondati da forze polizia, per contestare il presidente del Consiglio.
Numerosi sono stati gli appelli di Renzi che invitavano i militanti del Pd a sorridere ai contestatori: "Dobbiamo sorridere a tutti quelli che vengono in piazza, in tutte le città, a provocarci e dire loro che noi siamo più forti delle vostre paure che siamo più grandi delle vostre provocazioni".
Poi il premier passa a parlare di Europa, un'Europa che ordina come pescare il pescespada nel Mediterraneo e non interviene per fermare il traffico di essere umani dall'Africa: "Non è accettabile lasciar morire i disperati sui barconi, noi vogliamo salvare quelle vite: noi vogliamo andare a prenderli".
Subito dopo Renzi lancia la stoccata a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle: "Siamo assolutamente contrari al reddito di cittadinanza: vogliamo dare il lavoro a tutti, perchè il lavoro è dignità, passione e speranza".
La tensione, comunque, non si placa e alcuni appartenenti al Pd decidono di dirigersi verso gli attivisti dei movimenti per la casa per invitarli a tacere: gli attivisti hanno risposto con alcuni spintoni che hanno provocato l'ulteriore intervento delle forze dell'ordine.
Il segretario del Pd rivolge, poi, un pensiero al passato, molto recente, delle elezioni interne al Pd: "Quando ho perso le primarie ho capito che questo partito era casa mia, e quando invece le ho vinte, ho sentito lo stesso affetto in chi non era con me alle primarie".
A chi ha criticato il Partito di Renzi sulla questione morale, il premier ha risposto di non accettare alcuna lezione su legalità e onestà: "Questo partito non soltanto ha dato il via all'autorità anti-corruzione, introdotto il reato di scambio che non c'era, detto a un nostro deputato che avremmo votato per il suo arresto perché non c'era il fumus persecutionis: ma pensiamo che legalità e onestà non possono essere sbandierati in campagna elettorale, perché è dalle scuole che parte l'educazione e la formazione".
Dopo qualche minuto, poi, ecco un'altra stoccata rivolta a Grillo, questa volta riguardante la presunta paternità della figura di Enrico Berlinguer: "Giù le mani da nomi che non appartengono a chi non ha neanche la titolarità di pronunciarli. Non si mette nella stessa frase la parola 'io sono oltre Hitler' e poi Berlinguer. Sciacquatevi la bocca", è stato l'invito di Renzi al Movimento 5 Stelle.