Chris Noth, Mister Big e i suoi misteri tra amicizie femminili e accuse di stupro
Perché è ancora difficile per alcuni uomini chiedere gentilmente il consenso alle donne mettendo in conto il rifiuto che non è una condanna?
Dalle consolidate glorie di romantico e impunito Mister Big, playboy nella celebre serie televisiva “Sex And The City” all’attuale miserrima fine già nella prima puntata dell’attesissimo reboot “And just like that”, per Chris Noth il passo è stato breve.
Tutti hanno subito scaricato Mr. Big
Complici le accuse di violenze e molestie sessuali comunicate alla stampa da alcune donne, anche una collega che ha lavorato con lui sul set di Sex And The City come controfigura, il nostro indimenticabile Mister Big sta passando davvero un brutto momento professionale perché – a seguito della divulgazione di queste notizie – non sta più lavorando in TV (è stato allontanato di recente anche dalla serie The Equalizer).
Sembra arrivare, per questo fascinoso signore, la stessa triste sorte punitiva subìta del produttore Harvey Weinstein e del collega Kevin Spacey, travolti da valanghe di analoghe quanto tardive accuse a catena e poi condannati al carcere di conseguenza.
Prima di Chris Noth (Mister Big), i casi di Weinstein e Spacey
E quindi, gli effetti del movimento #metoo si stanno facendo sentire sul serio su un tema caro a tutte le femministe attive del mondo. Tuttavia, aggiungiamo che la giustizia penale statunitense, ben diversa da quella nostrana che è più lenta ma più garantista, non conosce l’istituto della prescrizione del reato, il che sta a significare che – in qualunque tempo – qualora dovessero emergere sufficienti evidenze di prova, il reato potrà sempre essere perseguito.
Vero è che, però, i processi statunitensi sono molto più veloci e in piena ottemperanza alle regole del “giusto processo” (che in Italia esiste soltanto “sulla carta” perché un processo lento non garantisce giustizia), ma – visto che le “mannaie mediatiche” degli americani sono peggiori degli ergastoli italiani – questo tipo di lentezza si rivela devastante proprio in casi come questi, ove il ricordo di un torto subìto trent’anni prima, lascia lo spazio sufficiente per demolire definitivamente chi, magari, neanche ricorda più chi sia la persona che oggi lo denuncia.
La differenza tra il processo italiano e quello americano
Maestri di applicazione di sentenze che condannano per “danni punitivi”, i nordamericani, per dare il monito ai cittadini, vogliono sempre dimostrare che il malfattore debba comunque pagare le conseguenze delle sue cattive azioni, oltretutto con il vincolo di conformità ai precedenti giudiziari. In Italia – per fortuna – i casi già decisi hanno soltanto un valore orientativo perché ogni processo costituisce “un caso a sé” da valutare e giudicare singolarmente.
Resta però aperto in tutto il mondo il problema del timore di denunciare immediatamente il molestatore quando si è in età giovanissima, ovvero quando nessuno ti può credere in ragione dell’inesperienza e del timore di perdere occasioni professionali, con il terribile e temuto rischio di rimanere escluse dagli ambienti di lavoro e così continuare a sopportare.
Orbene, culturalmente parlando in termini generali, ma perché è ancora così difficile per alcuni uomini il fatto di chiedere gentilmente il consenso alle donne senza prevaricazione e mettendo in conto il rifiuto che non è una condanna e – soprattutto – perché ancora troppo uomini continuano ancora a dare per scontato che se una ragazza indossa la minigonna non sta dando consenso implicito all’approccio sessuale?
Anche Carrie, Miranda e Charlotte a difesa delle accusatrici
Ad ogni buon conto, nel frattempo, anche le tre interpreti di And Just like that, hanno creduto alle dichiarazioni di chi ha denunciato Mister Big, così dimostrandosi solidali e fedeli al proposito di punire tutti coloro (nessuno escluso) che hanno abusato di giovani donne col pretesto del ricatto sessuale, tant’è che – nonostante l’ormai antica amicizia – anche la stessa Carrie non ha preso minimamente in considerazione l’ipotesi di sostenere la presunta innocenza del suo grande amore televisivo, con ciò dimostrando chiaramente che questa “presa di distanza” altro non è che una forma di tutela verso sé stessa che – con molte probabilità – potrebbe anche essere chiamata come testimone in un possibile futuro processo.
Ma magari per scagionarlo in quella sede, visti i sistemi di giustizia penale nordamericana.
Che aggiungere? In questi casi, dove si individua l’interesse superiore da proteggere?
Il conflitto è tra la dignità della donna non consenziente e l’immagine professionale dell’uomo potente e famoso. Il quale, però, in età matura viene prima smascherato a mezzo stampa e quindi subito virtualmente “giustiziato” e poi sottoposto a processo, ma quello vero con il carico dei terribili con precedenti giudiziari.
Con tutta evidenza, il sapore della “legge del contrappasso” dalla parte femminile c’è tutta, perché questa “sofferenza del contrario” di dantesca memoria inflitta anche dopo decenni affonda più che mai le radici nell’altrettanto antica tradizione vendicativa nota come “legge del taglione”, superata in tutti gli ordinamenti civili, compreso il nostro.
Chissà cosa capiterà mai quindi a questo maturo signore per le sue bravate commesse da giovane con le donne.
Povero Mister Big, si può dire?
Foto dal profilo Instagram di Chris Noth