Cibi da evitare: appaiono buoni e salutari invece… puntata 1
Dovremmo riflettere sul perché, da qualche anno, vediamo bambini sempre più grassi e l’insorgere di tante allergie e intolleranze
Ci sono prodotti alimentari che contengono sostanze verso le quali nutro sospetti di poca salubrità. Per motivi diversi. Li scarto, evito di consumarli. Non posso dire che sicuramente siano dannosi ma ho dei sospetti. Cercherò quindi di farmi aiutare da medici nutrizionisti e biologi, per sapere se sono pericolosi.
Cibi da evitare, prima puntata
L’Italia è il paese della gastronomia più famosa e apprezzata al mondo, il paese della Dieta Mediterranea riconosciuta dall’Unesco come un patrimonio dell’umanità. Eppure proprio in Italia si consuma molta alimentazione derivante da prodotti industriali, la cui qualità e l’apporto nutritivo sono altamente discutibili. All’apparenza molti cibi appaiono sani e appetibili quando sono vere e proprie bombe caloriche di grassi e zuccheri.
Non voglio incolpare tutta l’industria alimentare. Sarebbe sciocco. Il fatto è che tra le maglie di chi produce soprattutto per guadagnare, più che per una ragione di vita, come accade a tanti piccoli agricoltori e artigiani, si annidano coloro che mettono al primo posto il profitto, anche a danno della salute del prossimo. Si scelgono le soluzioni più convenienti per produrre un alimento e spesso sono le meno salutari. Ci vanno di mezzo i consumatori meno attenti, con meno conoscenze, minore capacità di giudizio e selezione.
Dedicheremo la prima puntata a cibi e bevande amate soprattutto dai bambini. Per la salute dei quali dovremmo avere maggiori accortezze.
Molti cibi appaiono sani e appetibili e invece
Dovremo dividere il tema in varie puntate, perché l’elenco dei prodotti che consiglio di evitare o di ridurre, purtroppo, è abbastanza esteso e questo dato dovrebbe farci riflettere sul perché, da qualche anno, vediamo bambini sempre più grassi e l’insorgere di tante allergie e intolleranze, di cui prima non si parlava. Sarà solo un problema di inquinamento e nuovi stili di vita? Oppure anche l’alimentazione, basata sempre più su prodotti dell’industria alimentare, ha le sue responsabilità?
Le Gelatine, si ottengono dagli scarti di animali macellati
La gelatina, riportata in etichetta con la sigla E441, è nascosta in tantissimi prodotti come caramelle, torte ma anche nei gelati, yogurt e marshmallows, nei cosmetici, nelle pillole di vitamine e anche nella pellicola fotografica, che però ormai non si usa quasi più.
Il suo impiego è normato dal regolamento CE 853/2004, che indica quali tipi di materie prime si possono utilizzare per la sua composizione, ovvero da pelli di animali in decomposizione, ossa bollite e frantumate, e dal tessuto muscolare e connettivo delle mucche o dei maiali che vengono uccisi nei macelli. Avete capito bene. Dagli scarti della macellazione derivano le gelatine. Quindi non sono né vegane, né vegetariane, anche se lo potevano sembrare.
Questo tipo di alimento può, se consumato in dosi eccessive o per soggetti particolarmente intolleranti, scatenare allergie oppure dare fastidio allo stomaco, causando disturbi digestivi.
Sono cominciati ad apparire prodotti di gelatina con la etichetta: “senza gelatina animale”. Una grande varietà di caramelle morbide e gommose, rispondono alla richiesta di prodotti più sostenibili, salutari ed etici. Un’importante azienda ha eliminato la gelatina animale dalle caramelle, è Sperlari, un marchio storico del nostro Paese. Hanno scelto una produzione 100% vegetale. La gelatina, che veniva utilizzata per dare alle caramelle una giusta consistenza, viene sostituita con amido di mais e fecola di patate. Un classico esempio di come il mercato, o meglio la consapevolezza dei consumatori, possa cambiare le cose.
La Gommalacca si ottiene dalla femmina di cocciniglia
La gommalacca, conosciuta come uno smalto resistente per le unghie, viene usata anche per dare alla gelatina quella finitura lucida e attraente e poi come agente lucidante per pillole e caramelle. È classificata come additivo con il numero E904. Viene ancora impiegata come rivestimento della buccia di frutta, tipo mele, arance o limoni, quando viene raccolta prima della maturazione definitiva, per impedirne il deperimento. La frutta fa spesso percorsi molto lunghi per arrivare sui mercati di tutto il mondo. La si deve conservare per lungo tempo e va quindi rallentato il processo di maturazione.
La gommalacca si ottiene da una cimice lacustre femmina, la Tachardia lacca, della famiglia della cocciniglie, che vive di una dieta a base di linfa d’albero e produce una secrezione resinosa, per aderire alla vegetazione e restare saldamente attaccata alla pianta. I piccoli insetti vengono raccolti, triturati, e alla fine finiscono in un sacco di prodotti dolciari.
È uno dei primi usi di insetti in alimentazione che si conosca. Anche se in pochi lo sanno.
Fino agli anni ‘20 si usava la gommalacca anche nella produzione dei dischi, poi superata dal vinile, che è un pvc, cloruro di polivinile, derivato dal petrolio. In qualche caso si usa ancora nella lucidatura dei mobili e per il loro mantenimento, quale che sia l’epoca del pezzo. La si impiega anche per conservare la produzione originale del mobile e preservarne la patina.
Comunque si consideri che viene applicata su utensili da cucina e sui giocattoli per i bambini, perché si ritiene commestibile.
Tuttavia Gommalacca e Gelatina sono un connubio che volentieri evito.
Caramelle, cosa nascondono?
Secondo Daniele Sciotti, biologo nutrizionista, dott. in Scienze della nutrizione umana, docente presso l’università di Tor Vergata a Roma, “le caramelle sono il veleno dei bambini.
Lo zucchero è il peggior nemico dei denti, tende ad acidificare il ph della bocca, esponendo la dentatura a processi cariosi. Maggiore è la frequenza di consumo di caramelle, maggiore sarà il rischio per i denti di sviluppare carie a tutte le età. Il consiglio è quello di limitare al minimo il consumo delle caramelle.”
Come riporta il mensile francese 60 Millions de Consommateurs, le caramelle, oltre ad essere delle vere e proprie bombe di zucchero (glucosio in particolare), sono piene di additivi come i gelificanti, aromi e soprattutto coloranti. Tutte queste sostanze sono autorizzatedall’Unione Europea con il regolamento (UE) 1169/2011 e, in generale, non rappresentano un rischio per la salute sia dei più piccini, sia degli adulti. Tuttavia, alcuni di quelli presenti nelle caramelle, destano in me qualche preoccupazione.
Di seguito un elenco di quelli più comuni:
Gli zuccheri provocano obesità e diabete
Glucosio: è l’ingrediente più importante. Le caramelle devono essere dolci. Il glucosio contribuisce a farlerestare morbide e al tempo stesso non essere esageratamente dolci, esaltando invece il sapore della frutta. Ma quanta frutta pensate che contenga ogni caramella? La percentuale va da un minimo di zero a un massimo del 25%. Nel migliore dei casi, però, della frutta vi resterà solo il sapore e, anzi, neanche quello, se hanno usato un aroma chimico.
Nelle caramelle il primo ingrediente è lo sciroppo di glucosio. Uno zucchero responsabile di numerose patologie dirette o indirette: dall’obesità, che a sua volta ne provoca altre, al diabete, pure precursore di altri danni. Lo zucchero crea dipendenza e carie ai denti. Il secondo ingrediente per importanza è il saccarosio. Lo zucchero da cucina, che pone gli stessi problemi del glucosio.
I grassi saturi idrogenati attaccano le arterie
Un terzo è un grasso saturo, totalmente idrogenato: l’olio di cocco! Un grasso saturo può depositarsi nei vasi sanguigni, origina placche e innalza il colesterolo LDL, quello che fa male. L’idrogenazione è un processo chimico che cambia la conformazione molecolare e dona all’olio di cocco la capacità di resistere a temperature altissime, oltre 220° centigradi. Molto utile nelle lavorazioni industriali (conviene). L’idrogenazione però è pericolosa per il nostro organismo. Aumenta la presenza di grassi saturi e il rischio di malattie cardiovascolari.
Mono e digliceridi degli acidi grassi: sono degli emulsionanti che vengono spesso impiegati per produrre caramelle tipo “mou” e gomme da masticare. Possono essere sia di origine vegetale che di origine animale (scarti dell’industria della carne e del pellame), e solo l’azienda produttrice ci può fornire indicazioni sulla loro origine.
Gli Aromi, profumi che tradiscono
Il succo di frutta, quello che identifica le caramelle in base al gusto, è presente ma al massimo per il 3%. Non sono del tutto convinto che si usi un vero succo di frutta. A volte le strade più economiche sono quelle preferite dall’industria e un aroma di amarena o di limone, potrebbe funzionare anche meglio del succo di frutta, come capacità di profumazione e anche come costo. Solo che un aroma è un prodotto di sintesi, costruito in laboratorio e non ha niente di naturale.
Gli Additivi: i massimi colpevoli
Gommalacca: additivo impiegato anche nell’industria dolciaria come agente di rivestimento.
Colorante rosso: detto anche carminio, è riportato in etichetta con la sigla E120; si ottiene dall’insetto cocciniglia, in particolare dalle femmine gravide che vengono macinate per ottenere una polvere colorante. Reazioni allergiche possono verificarsi, soprattutto in persone predisposte verso questo colorante. Al contrario del blu patentato, l’E120 è molto diffuso e si può trovare, oltre che nelle caramelle, anche in succhi di frutta, gelati, creme, yogurt e in bevande analcoliche.
Altri Coloranti: un tipo di blu ormai poco diffuso, noto come blu patentato V (E131), presente in alcuni tipi di gelatine, nelle bibite e nei ghiaccioli gusto anice, è nel mirino degli esperti. In ambito medico, dove si usa per esaminare il sistema linfatico, sono state osservate reazioni allergiche, anche molto gravi. Nonostante non siano mai state riportate reazioni allergiche per via alimentare, alcuni paesi hanno deciso di vietarne l’uso (Australia, Stati Uniti e Norvegia) e, comunque, se ne sconsiglia l’assunzione ai bambini.
I coloranti caramello E150c ed E150d sono spesso al centro dell’attenzione perché sospettati di essere cancerogeni. In genere sono presenti in alcune caramelle, ma soprattutto nelle bibite a base di cola per via del colore marrone (caramello).
Secondo alcuni ricercatori vi sono rischi di cancro in seguito all’assunzione del caramello. Anche se in base a quanto afferma l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) i livelli di esposizione della popolazione a queste sostanze, rientrerebbero nei limiti stabiliti per legge. Ma voi fi fidereste dei limiti stabiliti per legge, che possono sempre cambiare su pressione delle lobbies?
Acidificanti: l’acido citrico per esempio, un correttore di acidità indispensabile per abbassare il PH del prodotto aumentandone la shelf life (tempo di consumo) ma sarà davvero succo di limone o l’aroma E330? Poi c’è l’acido malico (E329), entrambe possono provocare irritazioni della bocca e della lingua e danneggiare lo smalto dei denti.
Addensanti: che sono stati recentemente sospettati di alterare il microbiota intestinale, causare di infiammazioni intestinali croniche e porre le basi per malattie come l’obesità e la sindrome metabolica.
Altre sostanze naturali
Miele: è spesso utilizzato nelle caramelle “medicinali”, perché considerato utile per alleviare sintomi come mal di gola e tosse. Viene accostato al limone o al latte, e ovviamente non è un ingrediente da considerarsi vegano perché la sua produzione comporta lo sfruttamento delle api. Così rinunciano a uno dei pochi prodotti davvero salubri della nostra alimentazione.
Cera d’api: può essere bianca o gialla, e viene impiegata dall’industria dolciaria come agente di rivestimento.
Latte vaccino: uno tra gli ingredienti più usati dall’industria dolciaria, è presente in numerose tipologie di caramelle (specialmente ripiene). Però viene più spesso utilizzato il siero di latte.
Caramelle “Animal free”
Sempre più aziende scelgono di seguire l’onda dell’animal free nel settore delle caramelle: è recente la scelta di una nota azienda italiana di eliminare la gelatina alimentare dai propri prodotti, per rispondere alle richieste del mercato. Esiste un fantastico ingrediente naturale chiamato ‘agar agar’ che deriva dalle alghe marine rosse. Gli chef ne fanno ampio uso. Ha esattamente la stessa funzione della gelatina e non comporta l’uccisione di nessun essere vivente. Ci sono altri ingredienti naturali e vegetali che vengono spesso utilizzati nelle caramelle, come la gomma arabica, la pectina, o l’amido.
Gomma da masticare, al grasso di pelo di pecora
Sono state a lungo uno status symbol della generazione giovane, oggi non le vedo così diffuse come nella mia adolescenza, negli anni ’50-’60. Le gomme da masticare, o cicche, cingomma o chewing gum, credo che in Italia siano state introdotte dall’esercito americano alla fine della guerra. Se ne consumano 560 mila tonnellate nel mondo, di cui 23.000 solo in Italia. Sono ottime per scaricare la tensione, far passare l’appetito, forse anche ridurre la necessità di fumare.
Tuttavia a molti non piacciono per via dei derivati dal petrolio, come la cera di paraffina oppure butadiene–stirene o polietilene o acetato di vinile. In altre parole una colla, tipo quella che usano i falegnami, il vinavil! Servono a massimizzare l’elasticità della gomma da masticare. Ovviamente con aromi e zuccheri aggiunti.
Ma c’è di peggio. Quello che le rende morbide anche se consistenti è la lanolina, un prodotto del grasso cutaneo delle pecore. Potremmo paragonarla al nostro sebo. Ora che lo sapete ogni volta che vi offriranno una gomma da masticare, pensate a cosa vi state mettendo in bocca.
Si pensa che abbiano la funzione di pulire i denti ma è solo l’impressione che deriva dalla presenza della menta, che rinfresca l’alito. In quanto contengono zucchero, aumentano il rischio di carie, come le caramelle. Stimolano anche la produzione di acidi gastrici a stomaco vuoto e quindi aumentano il rischio di gastriti, infiammazioni, ulcere e problemi intestinali.
Il succo d’arancia sempre uguale
Tutti abbiamo bevuto una volta nella vita una spremuta di arance. Quando poi abbiamo bevuto il succo di arance confezionato il sapore era diverso. O meglio era sempre lo stesso, mentre quello della spremuta varia in base alle arance che usiamo. Perché?
Nei succhi di frutta confezionati, in generale, vengono aggiunti aromi, additivi, coloranti e conservanti, spesso dannosi per la salute. Com’è possibile che il succo d’arancia confezionato abbia sempre lo stesso colore? Non è strano? Infatti sicuramente non è naturale. Le spremute d’arancia che prepariamo a casa non hanno mai lo stesso colore, dipende dalle arance, dalla loro maturazione, dal tipo.
La rivista on line GIFT, Great Italian Food Trade, a firma Marta Strinati e Dario Dongo, ha pubblicato il 6 giugno 2022 una inchiesta su 34 prodotti del settore succhi e spremute d’arancia.
Tralasciamo le reali spremute di arancia, un ottimo prodotto. Se ne trovano anche al supermercato. Guardiamo ai succhi di arancia, dove c’è minore presenza del frutto. L’unico ingrediente dovrebbe essere il succo di arancia che viene estratto, raffinato, pastorizzato e concentrato per evaporazione nel Paese di origine. Viene poi ricostituito con l’aggiunta di acqua nel Paese di destino, ove ha luogo il confezionamento.
Ma non basta. Ci vuole il colorante E120 (acido carminico o cocciniglia), allergizzante e sospettato di favorire l’iperattività nei bambini, è presente nelle bevande al gusto di arancia, dove si riducelafrutta e aumentano gli zuccheri. Questo additivo è sempre lo stesso ottenuto dalla spremitura della cocciniglia, parassita del cactus. È vietato nei prodotti biologici e soggetto a una dose giornaliera accettabile di 2,5 mg/kg di peso corporeo.
Gli zuccheri aggiunti (zucchero e/o sciroppo di glucosio-fruttosio) non sono ideali per la salute (EFSA, 2022). E i tenori complessivi di zuccheri, nelle bevande a gusto d’arancia, esaminate, varia da 8,7 a 12 grammi per 100 ml.
In altri termini, il range va da 17,4 a 24 grammi di zucchero per bicchiere, cioè da 3 cucchiaini e mezzo a quasi 5 cucchiaini di zucchero – da 67 a 93 kcal – per un bicchiere da 200 ml. Le sconsiglierei e non solo per i bambini.
Bibite dolci gassate con probabile caramello tossico
Sono tantissimi gli studi che hanno messo in relazione l’uso frequente o eccessivo di bevande dolci gassate, del genere succhi di frutta, tè, infusi freddi in bottiglia, gazzose, acque toniche, bibite tipo cola, aranciate e limonate gassate… e l’obesità o il sovrappeso, fin da bambini. Con possibilità di sviluppare il diabete di tipo 2, la sindrome metabolica a causa delle eccessive calorie e degli elevati livelli di glicemia ed insulina.
Lo sostiene Danilo Cariolo, nutrizionista biologo, il quale conduce attività di ricerca presso il dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare dell’Università degli Studi di Parma e presso la Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor (Ospedale San Raffaele Milano).
In queste bibite possono essere presenti alcuni acidi come l’acido fosforico che oltre ad alterare l’acidità della saliva e a ridurre l’assorbimento di calcio, provocherebbe infiammazione ed erosione della mucosa gastrica, nel tempo. Insieme all’acido malico e all’acido citrico provoca l’ingiallimento dei denti, danni allo smalto e carie. Un gruppo di ricercatori della Harvard University di Boston, ritiene che un consumo eccessivo di bevande zuccherate e gassate aumenterebbe anche il rischio di sviluppare calcoli renali.
Dobbiamo credere alla versione light (con meno zucchero)?
Le bevande light, edulcorate, che riportano le diciture “zucchero zero”, “senza zucchero”, “diet”, sono bevande a cui vengono aggiunte sostanze artificiali che, pur avendo un alto potere dolcificante, non sono chimicamente degli zuccheri. Tali sostanze non sono altro che additivi chimici, che non esistono in natura ma che possono sostituire lo zucchero allo scopo di rendere dolce la bevanda.
Esistono diversi edulcoranti utilizzati in commercio come aspartame (E951), acesulfame k (E950), saccarina (E954), sucralosio (E955). Per chi non è addetto ai lavori è impossibile ricordarli tutti ma può aiutare ricordare che sono dolcificanti tutti quelli con il codice da E950 a E969, con l’aggiunta di E420 e E421.
Le bevande edulcorate non apportano zuccheri ed energia al nostro organismo. Ma non è tutto oro quello che luccica. Gli edulcoranti artificiali hanno un lato oscuro che si manifesta in caso di consumo eccessivo o frequente. Da un recente studio sembrerebbero sufficienti pochi giorni di dieta con consumo di dolcificanti per alterare la glicemia, la tolleranza al glucosio e la popolazione dei batteri intestinali (microbiota) con una maggiore crescita di quelle specie che causano obesità.
In sostanza non dobbiamo pensare agli edulcoranti come sostanze inerti dal punto di vista biologico, perché non apportano calorie ma come sostanze che attivano ugualmente il segnale dolce, che può condizionare le abitudini successive e generare una risposta biochimica e biologica, che facilita l’accumulo di grassi e altera il corretto metabolismo glucidico.