“Cicatrice francese”, ancora autolesionismo su TikTok: ma non sono gesti sciocchi
Un taglio con la forbice sotto l’occhio: i riti di passaggio sono antichi quanto l’uomo, ma nell’era digitale i ragazzi sono soli
Si chiama “cicatrice francese” e consiste nel farsi un graffio sotto l’occhio, all’altezza dello zigomo. È l’ultima moda autolesionistica che spopola su TikTok, e viene praticata da adolescenti e perfino da ragazzini delle scuole medie. Il fenomeno è esploso in Francia e lo abbiamo tristemente importato anche in Italia. Il segno si fa stringendo a forbice tra le dita la pelle delle guance, fino a farsi venire una contusione rossa che che nel giro di alcune ore diventa un livido.
Gli effetti della lesione durano per settimane, con conseguenze anche gravi per la pelle che potrebbero deturpare il viso, nel caso peggiore in modo permanente, ha spiegato la Polizia Postale.
Cicatrice francese, i suggerimenti della Polizia Postale
Secondo la Polizia Postale, che ha lanciato una comunicazione ufficiale in merito, i genitori devono parlare con i propri figli della challenge “cicatrice francese”, così da capire quale interesse e importanza possano avere per loro.
Secondo gli agenti è importanti ribadire ai figli ragazzi che nessuna frivola popolarità online merita di esporsi al rischio di agire illegalmente o di farsi del male. Inoltre si suggerisce di monitorare la navigazione e l’uso delle app social, anche stabilendo un tempo massimo da trascorrere connessi.
D’altro canto, e non è facile, occorre mostrare interesse per i contenuti digitali che tanto interessano i ragazzi. Non è infatti realistico pensare di poter escludere la vita virtuale dalla quotidianità dei ragazzi di oggi, ma possiamo invece evitare che si crei uno scontro esclusivamente punitivo che alimenterebbe la loro reazione oppositiva (la quale sarebbe controproducente) ed aprire un canale di dialogo proprio cercando di capire a cosa gli adolescenti danno valore e perché.
Lo scontro con le figure che rappresentano l’autorità ha una funzione fondamentale durante l’adolescenza ma è importante che sia aperto e manifestato e non vissuto clandestinamente e nel sabotaggio di sé stessi.
Rituali antichi nell’era digitale
La “Cicatrice francese” non è il primo fenomeno di autolesionismo su Tik Tok: tuttavia non dobbiamo cadere nell’errore di pensare a questi gesti come azioni sciocche, follie senza senso, o novità inedite apparse come esclusivi effetti collaterali dei dispositivi tecnologici e del Web.
Molti psicologi dell’età adolescenziale spiegano che questi comportamenti, che possono sembrare apparentemente privi di senso obbediscono invece a logiche sociali e di riconoscimento molto profonde. La sfida nell’età della ricerca della propria personalità ha la funzione di far sentire il ragazzo o la ragazza parte di un gruppo e al contempo definito nell’autodeterminazione di sé stesso. Il significato emblematico del segno sulla pelle (un po’ come avviene nel tatuaggio) indica il pieno possesso sul proprio corpo, che rappresenta l’affermazione identitaria di sé.
La pelle di confine, il dolore del passaggio e l’identità
La pelle è il luogo di confine tra sé stessi e la realtà esterna, il luogo della de-finizione della propria persona nella zona-ponte con gli altri: la pelle è il tessuto più fragile e al contempo più forte perché fa da schermo e insieme da area di contatto con tutto ciò che vi è fuori. La pelle è permeabile e impermeabile, e comunica, anche quando non vogliamo, come accade con l’acne o le dermatiti di origine psicosomatica.
Invece l’aspetto legato al dolore che la prova implica, concretizza la dimostrazione di un atto di coraggio, metaforicamente il passaggio da una fase infantile ad una adulta, contrassegnata simbolicamente da una sofferenza trasformativa.
Questo accadeva anche in passato, si pensi ai riti di iniziazione che anche nelle culture più antiche segnavano il passaggio dalla fanciullezza all’età matura; tuttavia oggi i social virtualizzano il fenomeno isolando i minori e contribuendo a lasciarli senza la guida di una comunità di adulti che orienti questi “rituali” di crescita e accettazione sociale.
Bisogni atavici che oggi non trovano però il sostegno di una rete educativa intorno ai giovanissimi e soprattutto nessuna disciplina da parte delle aziende dei social che non hanno alcun interesse a regolamentare l’utilizzo delle loro piattaforme.