Cinema: Trentesima nomination per Meryl Streep ai Golden Globes
Meryl Streep torna nelle sale il 15 dicembre con “Florence” insieme a Emily Blunt e Hugh Grant
Con l’interpretazione che le è valsa la trentesima nomination ai Golden Globes, il mostro sacro del cinema Meryl Streep è pronta a tornare nelle sale il 15 dicembre con il film “Florence" con Emily Blunt e Hugh Grant. Lo scorso ottobre, durante la Festa del Cinema di Roma, una Sala Sinopoli completamente sold-out l’aveva vista protagonista in un attesissimo incontro con il pubblico.
Il Direttore Artistico Antonio Monda moderatore, aveva introdotto l’attrice tre volte premio Oscar senza giri di parole, accolta dal pubblico presente con un reverenziale applauso interminabile. Monda aveva poi lanciato una scena del film “Il cacciatore” di Michael Cimino del 1978, un famoso dialogo tra Meryl Streep e Robert de Niro di grande intensità emotiva. La Streep commentò così: ”Girammo in una roulotte in West Virginia, facevano trentaquattro gradi, io indossavo un maglione di lana e Robert un’uniforme militare invernale… Tutta la crew aveva caldo, non c’era aria! Michael Cimino ci dirigeva praticamente nudo con dei piccoli boxer”, ricordando quanto fosse bello De Niro all’epoca.
Monda poi le aveva chiesto quale regista ha influito di più sulla sua formazione: “Non posso essere formata. Mio fratello è qui stasera e lo può confermare, nessuno mi può dire nulla! Alcuni dei registi con cui ho lavorato non ci sono più quindi ho io l’ultima parola. Con Cimino quando feci il provino per Il cacciatore mi chiese: ”Tu cosa diresti?” Essendo agli inizi pensai che quello fosse il modo di fare di un regista: ti facesse entrare in scena e ti facesse dire quello che volevi. Poi mi ha diretto Benton e ho capito che proprio no, non è così”.
Poi un frame del film che le fece ottenere il primo premio Oscar, “Kramer contro Kramer” del 1979 di diretto da Robert Benton e tratto dall’omonimo romanzo del 1977, scritto da Avery Corman. La scena è quella in cui Meryl in tribunale viene interrogata, Monda a proposito le chiese una curiosità:”Ma è vero che Dustin Hoffman voleva riscrivere parte del film?”, lei: ”No. In realtà Benton ci invitò a scrivere una nostra versione di quella parte del film, non sapevamo cosa avrebbe detto il personaggio o che sentimenti avrebbe provato perché nel libro non era approfondito questo aspetto, così io e Dustin la scrivemmo e ovviamente vinse la mia. Io ora tratto con un po’ di leggerezza questi temi, ma quando questi film uscirono a fine anni 70, sia Kramer contro Kramer che Il cacciatore, era un’epoca dove le persone iniziavano a divorziare, erano considerati temi molto delicati per l’epoca, fino a poco tempo prima il divorzio era considerato un’anatema.”
Alla classica domanda se preferisse teatro o cinema aveva risposto: ”Del teatro mi piace sentire le persone respirare in sala o quando il respiro lo trattengono o quando ridono, se la pièce lo prevede ovviamente. Il cinema ha un’energia completamente diversa, la carica che percepisci e avverti nel cinema, il dettaglio più minuto che puoi cogliere, tanti strati, tanti livelli, si crea un’empatia così profonda e tale che il pubblico può percepirla, succede anche nel teatro, ma con il cinema è più facile”. Monda poi le chiese con quale grande regista le sarebbe piaciuto lavorare, la risposta della Streep fu decisa e netta:”Scorsese”.
Dopo la scena del film “I ponti di Madison County” diretto da Clint Eastwood nel 1995, dove interpreta Francesca, una casalinga di origine italiana disse:“Per interpretarla mi sono ispirata a una donna che viveva nella mia strada, la signora Nucci, in qualche modo mi attraeva, soprattutto il modo in cui pronunciava le parole in inglese, con un forte accento italiano e come come chiamava il figlio Charles:”Chucky! Chucky!” urlava”. A proposito, le venne chiesto anche quale fosse l’accento più difficile:”Sicuramente quello dell’Irlanda del Nord che è simile all’australiano, in passato molti irlandesi vennero portati in Australia, così spesso recitando in irlandese puro cadevo in inflessioni australiane.”
Poi le riflessioni su “The Iron Lady”, di Phyllida Lloyd del 2011, film che le fece vincere il terzo Oscar e nel quale interpreta il Primo Ministro inglese Margaret Tathcher, figura lontana dal suo pensiero politico ma di cui l’attrice riconosce la forza e la convinzione nelle sue idee, capendo anche quanto possa essere difficile vivere all’interno della società inglese dove vige un sistema di classi profondamente radicato e una discriminazione sociale ai suoi occhi sconvolgente ma allo stesso tempo estremamente interessante.
Con scene di film come “L’oro di Napoli” di Vittorio De Sica del 1954 dove Silvana Mangano interpreta una prostituta che perde la propria dignità per l’ascesa sociale e “Amore” di Roberto Rossellini del 1948 dove Anna Magnani interpreta Nannina, un’ingenua pastorella, si era passati alle influenze che queste grandissime attrici hanno avuto nella sua carriera: ”Ho avuto modo di incontrarle in rassegne quando nel cinema americano non c’erano ruoli molto interessanti. Mi sembravano creature esotiche nella mia vita di provincia. Hanno qualcosa di così puro, profondo e vero nel loro lavoro che ti lasciano inchiodata alla parete”.
Infine riguardo al suo ultimo film, dove interpreta una donna che ama cantare ma è terribilmente stonata, raccontò un aneddoto personale della sua infanzia: ”Quando avevo dodici anni cantavo Holy Night in francese, abitavo nel New Jersey all’epoca e mia madre mi accompagnava a un’ora e mezzo di macchina per fare lezioni di canto, dopo un paio d’anni ho smesso, in realtà volevo fare la cheerleader”.