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Cinesi dimessi respinti da hotel e taxi? l’intervista a Federalberghi e Ati Taxi

Su “Il Messaggero” il sospetto di un’infermiera: gruppo di cinesi dimessi dallo Spallanzani rifiutato per paura del virus?

Il Messaggero” in un articolo di oggi, 13 febbraio, ha riportato la testimonianza di un'infermiera dello Spallanzani la quale ha denunciato che i 20 turisti cinesi dimessi dall'ospedale perché negativi al test del coronavirus Covid-19, sarebbero potuti uscire anche ieri, 12 febbraio, ma questo non è stato possibile perché non sono stati accettati dagli alberghi né dai taxi della Capitale. L'infermiera, nel video in questione, dichiara di aver semplicemente accettato la risposta degli alberghi chiamati, i quali hanno detto di non avere camere libere, ma ha anche affermato di nutrire dubbi a riguardo. Per questo il gruppo, che ha viaggiato con la coppia ora in prognosi riservata, è stato ospitato nei reparti medici ancora fino ad oggi, per tovare strutture e mezzi disponibili. Abbiamo parlato con Tommaso Tanzilli, direttore di Federalberghi e con Claudio Fagotti, di Ati Taxi per sapere se è giunta loro la notizia di questo presunto rifiuto a sfondo “psicosi”:

“Personalmente non ho notizie di alberghi che abbiano rifiutato clienti per soggiorni in questo senso, credo che questo sia un momento delicato e che sia facile aizzare polemiche, soffiare sul fuoco della psicosi. Quello che potrebbe essere successo e che non dipende né dalla provenienza o dai tratti fisici delle persone in questione, è che non abbiano trovato in una sola struttura venti camere libere. Ma questo non dipende dall'epidemia in corso, ma dal fatto che è difficile trovare una disponibilità così ampia in una sola struttura. Probabilmente se u gruppo di persone accetta di dividersi in diversi hotel possono trovare alloggio più facilmente. Insomma occorre capire cosa davvero sia successo. Posso anche dire che negli alberghi siamo abituati a seguire una serie di protocolli legali, registrando i documenti, nella segnalazione alle questure. Se così fosse, cioè che vi sia stata una discriminazione dovuta alla provenienza o ai tratti fisici, sarebbero anche passibili di segnalazioni ad autorità competenti. Le autorità sanitarie sia nazionali sia locali non hanno diramato alcuna comunicazione che impedisca alle strutture ricettive di ricevere persone cinesi, quindi il nostro lavoro continua come sempre e fino a diverse disposizioni. Quindi andrei cauto perché in poche ore è difficile collocare gruppi numerosi e non credo che la psicosi. I voli diretti sono chiusi ma facendo scalo a Berlino e Istanbul si arriva tranquillamente in Italia. In ogni caso Federalberghi è disponibile ad ospitare in modo sereno e professionale chiunque prenoti nei nostri alberghi e speriamo che l'emergenza rientri presto”.

La risposta di Claudio Fagotti sottolinea anche un altro aspetto della vicenda, che riguarda il timore della polmonite d'Oriente e non certo la discriminante razzista, che purtroppo è stata invece causa di aggressioni contro la comunità cinese italiana in questi giorni:

“Io credo francamente che la notizia sia falsa. Tutti i giorni da quando è scoppiata l'epidemia noi tassisti lavoriamo in strada, nelle stazioni, fuori dagli ospedali. Nelle nostre auto salgono persone con le mascherine e tratti orientali, ma nessuno, anche da ciò che vedo ai parcheggi per taxi, si è mai rifiutato di trasportare passeggeri.

Se mai questo fosse successo davvero, si tratta di qualche caso isolato, qualche persona magari più spaventata o sensibile che magari possiamo anche comprendere. Davanti allo Spallanzani ci sono giornalisti e barriere, magari qualcuno si è fatto suggestionare di più di altri e ha preferito rinunciare ad una corsa, ma non ne farei un 'caso'. Il popolo cinese è turisticamente molto presente e anche importante per l'Italia e mai abbiamo pensato di discriminarli. Anche laddove fosse successo non è poi certo il razzismo a motivare la scelta ma solo un po' di timore, in un momento storico difficile per il mondo e per le città d'arte come Roma”.

 

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