Colori delle Regioni, Sileri piega Speranza: ecco come cambiano i criteri
Anziché ai contagi si farà riferimento a terapie intensive (massimo 5%) e ricoveri (massimo 10%): ora nessuno rischia più il “giallo”, anche perché sono colpiti quasi solo i non vaccinati
Uno dei (tanti) fronti aperti all’interno dell’esecutivo è quello riguardante i colori delle Regioni italiane – o meglio, i parametri per definirli. Che sono in predicato di cambiare, onde essere adattati al mutato quadro epidemiologico. Un risultato più sofferto di quanto direbbe il buonsenso, raggiunto solo al termine di una lunga guerra intestina combattuta nelle segrete stanze di via Lungotevere Ripa.
I nuovi criteri per i colori delle Regioni
Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Sanità, lo andava ripetendo da tempo. Occorre «fare riferimento al numero di ricoveri, più che a quello dei contagi», seguendo l’esempio della Germania.
Detto, (quasi) fatto. Domani, infatti, dovrebbe tenersi la cabina di regia col Premier Mario Draghi e la maggioranza, che discuteranno tra l’altro delle modifiche ai criteri clinico-cromatici. Secondo indiscrezioni, si passerà in zona gialla se l’occupazione dei posti letto disponibili supererà il 5% nelle terapie intensive e il 10% nei reparti ordinari.
Se i rumours verranno confermati, sarà passata in toto la linea dell’esponente pentastellato. Deo gratias, si potrebbe aggiungere, perché il suo superiore – il Ministro nomen omen della Salute Roberto Speranza – voleva nuovamente mezza Italia in giallo. Con i nuovi parametri, invece, tutti gli enti locali resteranno in fascia bianca, anche se Toscana, Lazio, Sicilia, Calabria e Campania rimarranno a rischio.
Un aggiornamento doveroso
Era comunque doveroso aggiornare gli indici relativi ai colori delle Regioni all’attualità, dal momento che, a differenza dell’anno passato, stavolta c’è a disposizione un’arma potentissima. Prova ne è che, secondo l’ultimo bollettino dell’ISS, i recenti casi di Covid-19 sono stati identificati per la maggior parte in soggetti non (ancora) immunizzati. Dato rilevato anche dall’infettivologo Matteo Bassetti, che ha sottolineato che «da maggio ad oggi abbiamo ricoverato in ospedale unicamente persone non vaccinate».
Gioco, partita, incontro. Perché è vero che l’antidoto perde leggermente vigore, per esempio, contro lo spauracchio rappresentato dalla variante Delta. Tuttavia, come abbiamo illustrato, la profilassi resta efficacissima nel prevenire la malattia grave, dunque l’ospedalizzazione. E perciò, come ha rimarcato Massimiliano Fedriga, Presidente della Conferenza delle Regioni, «di fatto il coronavirus si ridurrebbe a un’influenza, seppur forte».
As usual, quindi, senza Speranza c’è più speranza. Stendendo, en passant, un velo pietoso sul fatto che, in un cruciale ambito sanitario, un medico è stato finora scavalcato da un laureato in Scienze politiche. Fortuna che, alla fine, sembra aver prevalso la “variante Sileri”!