“Colpevoli di difendere l’Italia e gli italiani”
Così il leader di CasaPound Italia Gianluca Iannone commenta le misure cautelari eseguite stamattina
“Colpevoli di difendere l’Italia e gli italiani”. Così il leader di CasaPound Italia Gianluca Iannone commenta le misure cautelari eseguite questa mattina nei confronti di nove attivisti del movimento per i tafferugli avvenuti a Casale San Nicola nel luglio scorso.
Era la mattina del 17 luglio 2015. A tre mesi dall’inizio del presidio di fronte all’ex scuola Socrate – dove cittadini e comitati si erano riuniti permanentemente nel timore che la periferia nord di Roma divenisse l’ennesima Tor Sapienza – la situazione precipita. Residenti, anziani, donne e non solo militanti di CasaPound Italia, quella mattina, creano un blocco per impedire al pullman che trasporta i diciannove migranti di entrare dentro all’ex Socrate come disposto dal Prefetto di Roma. Gli agenti, dopo alcuni tentativi di negoziato, secondo le ricostruzioni dei manifestanti coinvolti, caricano per rompere il cordone. Ed è a questo punto che, come dichiara Iannone nella nota, “ci siamo schierati al fianco dei residenti sopra le cui teste sono state prese da Gabrielli, con ostinazione da dittatore, decisioni assurde”. Schierati per difendere dall’urto delle forze dell’ordine “cittadini inermi e terrorizzati”.
Anche la trasmissione “In Onda” di LA7, nella puntata dello scorso 18 luglio, conferma con una clip le dichiarazioni rese dagli attivisti di CasaPound Italia: in un servizio dedicato ai fatti di Casale San Nicola, così come viene segnalato sulla pagina Facebook del presidio, “si vede chiaramente un poliziotto che dopo aver preso per le gambe una signora la trascina sull’asfalto”.
«Roma, Treviso, Livorno, Bergamo, Piacenza: prefetti, invece di rompere le palle ai sindaci e ai cittadini (italiani e immigrati regolari) che protestano, fate il loro lavoro e smettete di coccolare migliaia di clandestini. Accoglieteli in prefettura o a casa vostra, se proprio li volete!»: aveva commentato su Facebook il numero uno della Lega Nord Matteo Salvini.
Anche Giorgia Meloni, quella mattina, aveva individuato in Renzi, Alfano e Marino, e non nei manifestanti, «i responsabili dell’ennesima mattinata di scontro sociale nella periferia di Roma».
A distanza di mesi da quella mattina sono scattate le misure per gli attivisti coinvolti ma gli “arresti liberticidi”, così come li ha stigmatizzati il movimento di via Napoleone III, non sembrano aver scalfito la determinazione del movimento che in più occasioni ha dichiarato di voler esser “scudo e spada di Italia”. “Se amare l'Italia e difenderla è un reato allora arrestateci tutti perché non ci fermeremo”, conclude Iannone.