Prima pagina » Cronaca » Com’è possibile che Mulas fosse ancora in libertà? Stupratore, pluricondannato e libero

Com’è possibile che Mulas fosse ancora in libertà? Stupratore, pluricondannato e libero

La giustizia che si fa burocrazia e le nobili affermazioni di principio che vengono travisate e sfociano in esiti sbagliati e drammatici

Carabinieri 2025

A norma di legge. Ma contro tutto ciò che il sistema giudiziario nel suo complesso dovrebbe tutelare, a cominciare dalla sicurezza dei cittadini.

L’aspetto cruciale è questo. E lo è anche nella vicenda di Massimiliano Mulas, il 45enne che è stato arrestato con l’accusa di aver aggredito sessualmente, lo scorso 10 aprile a Mestre, una ragazzina di appena undici anni. Condannato più volte per violenza sessuale, si trovava in libertà e senza che nessuno lo tenesse sotto controllo.

Condannato più volte per violenza sessuale

Il magistrato di sorveglianza aveva il potere di pronunciarsi e aveva deciso così. Decorsa l’ultima condanna di Mulas per stupro, aveva ritenuto che non sussistesse quella “pericolosità sociale” che è prevista dall’art. 133 del Codice Penale e che avrebbe consentito di sottoporlo a ulteriori misure di sicurezza. Invece no: reato commesso, detenzione conclusa, conto pari.

La giustizia che si fa burocrazia. La discrezionalità che degenera in abbaglio. Le nobili affermazioni di principio che vengono travisate e sfociano in esiti sbagliati e drammatici. Ancorandosi in modo dogmatico e fuorviante all’art. 27 della Costituzione in cui si proclama che le pene “devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Giusto. Ma a patto che quel “tendere” non induca a confondere il proposito con la certezza. L’auspicio con l’automatismo. La mera potenzialità, che andrà verificata concretamente e caso per caso, con il raggiungimento già conseguito.

Il caso di Mulas ne è l’ennesima conferma. E la nota criminologa Roberta Bruzzone, infatti, non ne è affatto sorpresa, puntando il dito sul miscuglio di carenze normative e di gestione inadeguata. Ossia non sufficientemente approfondita. Non sufficientemente cauta.

La giornalista del Corriere del Veneto le pone la domanda che un po’ tutti ci facciamo: com’è possibile che Mulas fosse ancora in libertà?

Risposta: «Perché purtroppo non c’è stata alcuna valutazione complessiva delle sue modalità di delinquere. Probabilmente sono stati considerati solo i vari reati presi singolarmente, non si è mai pensato di dargli una valutazione complessiva».

Già: non si è mai pensato.

Inefficienza, ma non solo nel caso dello stupratore seriale

Ci sono anche dei problemi logistici, connessi al sovraccarico dell’apparato giudiziario?

Senza dubbio. Quando devi occuparti di una miriade di vicende diverse, a getto continuo e in breve tempo, l’esame sommario può facilmente trasformarsi in una prassi abituale.

I fascicoli, di carta, si sostituiscono alle persone in carne e ossa. Non solo quelle da giudicare. Ma anche, o soprattutto, quelle che non sono direttamente coinvolte ma che o prima o dopo potranno essere esposte alle conseguenze di un’interpretazione sbagliata. Diventando le nuove vittime di un criminale scarcerato anzitempo. O comunque lasciato a piede libero nel presupposto, errato, che dopo la prigione smetterà di delinquere.

Un rischio che c’è sempre, quando parliamo di individui già condannati più volte per lo stesso tipo di reato, ma che risulta ancora più incombente per i “sex offender” che sono mossi da pulsioni prettamente psicologiche. Pulsioni talmente radicate da essere un tutt’uno con la loro personalità.

Ai succitati equivoci alimentati dalla Costituzione se ne aggiungono altri, imperniati su ulteriori forme di confusione tra ciò che ci si augura e ciò che accade davvero.

Da un lato il malinteso che riguarda la buona condotta. Dall’altro la sopravvalutazione del potere curativo della psicoterapia.

Sulla pelle degli innocenti

Iniziamo dal primo. Quello che porta a confondere l’ubbidienza coatta determinata dal carcere con l’adesione consapevole alla legalità – o addirittura alla morale che vi è sottesa.

John Douglas, l’ex agente dell’FBI che è stato uno dei pionieri dello studio sistematico dei serial killer e del conseguente metodo investigativo del profiling, lo scrive a chiarissime lettere nel suo Mindhunter, uscito nel 1995 e pubblicato anche in Italia.

“La buona condotta in carcere non basta a garantire un comportamento accettabile nel mondo esterno. (…) Ciò che io e i miei colleghi abbiamo scoperto, e che disperatamente abbiamo cercato di far capire a chi opera nel campo della psicologia legale e della riabilitazione, è che la pericolosità è situazionale. È molto probabile che in un contesto ordinato, dove non sono obbligati a fare scelte, gli uomini di cui parliamo si comportino bene. Spesso, però, basta restituirli all’ambiente in cui hanno già tenuto comportamenti criminali perché cambino in pochissimo tempo.”

Passiamo all’altro fattore. L’ottimismo, spesso malriposto, nelle possibilità di una guarigione definitiva attraverso la psicoterapia. Tanto più quando quest’ultima si esaurisca in interventi limitati, come quelli normalmente attuati in sede carceraria: la scarsità di fondi che abbatte il tempo a disposizione dei professionisti e che si somma, in un intreccio perverso, alle effettive motivazioni dei detenuti che vi si sottopongono.

In teoria dovrebbero essere spinti da una libera scelta. Da un intimo desiderio di comprendere i propri vizi mentali e di superarli.

Di fatto, chissà quanti partecipano solo per obbligo o per opportunismo. Anziché per un’autentica volontà di emendarsi.

Le pubbliche istituzioni (in buona fede, si spera) hanno scommesso sul loro recupero a una vita sociale senza più crimini. Ma è andata male: nella fretta di vedere confermate le proprie aspettative, o i loro teoremi, hanno puntato su un’illusione. E adesso il prezzo del loro errore lo pagherà qualcuno che non ne ha nessuna colpa.

Come la ragazzina di undici anni di Mestre, aggredita da un pessimo soggetto che in libertà – e confuso tra le persone normali – non ci doveva stare.

Gerardo Valentini – presidente Movimento Cantiere Italia