Competere.eu, lo studio sullo spreco alimentare: ecco l’economia delle quattro R
Rifiuto, Recupero, Riciclo e Riuso. La sostenibilità alimentare è una sfida per le società più avanzate: lo studio di Competere.eu
La lotta allo spreco alimentare è l’ultimo miglio della sostenibilità. Un sentiero che l’Italia sta percorrendo più velocemente rispetto al resto d’Europa. Secondo il rapporto dell’osservatorio Waste Watchers International infatti, nel 2020 gli italiani hanno gettato nella spazzatura circa mezzo chilo di cibo a testa a settimana contro tedeschi, canadesi e cinesi che hanno sprecato più di un chilo, e soprattutto contro l’1,5kg degli americani. Tuttavia, per fare di più è necessario compiere uno sforzo dell’intera filiera alimentare, che si deve completare con gesti pienamente consapevoli della singola persona.
Contenere lo spreco di cibo significa infatti coinvolgere l’industria dell’agrifood, che va dal produttore agricolo alla grande distribuzione. Senza tralasciare quella del packaging, forza manifatturiera specializzata nella realizzazione di prodotti atti alla conservazione degli alimenti. Vetro, carta, ma soprattutto plastica, per quanto ne dica l’ideologia ambientalista, rappresentano un valore aggiunto, di cui il Made in Italy è un’eccellenza, irrinunciabile se si vuole evitare che il cibo venga corretto da un eccesso di conservanti, ma, al tempo stesso, non buttato nel cestino dell’umido.
Tra ristorazione, mense scolastiche e start-up innovative
C’è poi un discorso da fare a valle. Quali sono i soggetti che danno concretezza alle buone pratiche nell’evitare che si butti via il cibo? C’è la ristorazione, che vede in Massimo Bottura con il suo progetto “Food for soul” il più alto esempio di cucina stellata, ma al tempo sostenibile. Ci sono poi le mense scolastiche, dove alle nuove generazioni si trasmette il rispetto per quello che mangiano. E ancora il start-up innovative, che mettono a sistema le loro applicazioni per digitalizzare la cultura ormai (giustamente) sedimentata del doggybag. E che dire del terzo settore? In un mondo in cui la forbice ricchi-poveri è in crescita, le Ong svolgono un ruolo fondamentale di sostegno a chi, anche in Italia, vive in una palese difficoltà di accesso al cibo.
“Il singolo è il vero sprecone”
D’altra parte, in opposizione a così tanti soggetti positivi, Waste Watchers International evidenzia come sia ancora il singolo il vero “sprecone”. Un italiano su due presta scarsa attenzione verso quello che ha in frigorifero. Così una spesa affrettata, oltre che essere economicamente poco vantaggiosa, rischia di far buttare gli alimenti in eccesso, in quanto scaduti.
L’economia delle quattro R
Facciamo però un passo indietro. Ragioniamo sulla cosiddetta “economia delle quattro R”: Rifiuto, Recupero, Riciclo e Riuso. Quando pensiamo a questo concetto, ci riferiamo di regola a un prodotto non alimentare. Una bottiglietta di plastica, per esempio, se gettata nell’apposito contenitore ha tutte le carte in regola per una seconda vita. Attraverso un processo di trasformazione industriale, può diventare un oggetto, o una parte di tale. Con la plastica rigenerata, si possono produrre vasi di fiori, componentistica per auto, fino anche capi d’abbigliamento.
“Successo possibile solo con l’impegno concreto”
È possibile applicare questo paradigma anche a livello del singolo consumatore? I pasti non consumati delle famiglie possono essere trasformati in alimenti di “seconda generazione”? Non possiamo pensare che le logiche del doggybag siano un’esclusiva delle start-up o del mondo della ristorazione. La sostenibilità alimentare è una sfida per le società più avanzate, il cui successo è possibile solo con il concreto impegno anche dell’ultimo anello della catena. Dal campo di coltivazione al frigorifero.
Benedetta Annicchiarico (Junior Fellow)
Antonio Picasso (Senior Analyst)
Competere.Eu