Comunità energetiche, il futuro dell’energia rinnovabile. Ecco di che si tratta
Le comunità energetiche sono una soluzione utile per le energie derivate da fonti rinnovabili e la conseguente riduzione di Co2
Una realtà conosciuta poco, ma sempre più necessaria. Parliamo delle Comunità Energetiche, vale a dire un gruppo di persone, associazioni, amministrazioni che si riuniscono per munirsi di uno o più impianti condivisi per produrre energia da fonti rinnovabili.
Si tratta di un modello innovativo per produzione, distribuzione e consumo di energia proveniente da dalle cosiddette FER, le Fonti di energia rinnovabile.
Una varietà di energia, disponibile grazie all’utilizzo di tecnologie che permettono nuove soluzioni, come ad esempio, lo sfruttamento dell’energia prodotta dai pannelli solari. Un risultato possibile grazie al decreto milleproroghe all’art. 42Bis.
Si tratta dell’effetto di un movimento energetico a livello europeo, che prevede il sostegno finanziario alla produzione e l’autoconsumo di energia elettrica da fonti rinnovabili. Un modello costruito sull’idea di lotta allo spreco energetico, che condivide attraverso l’innovazione, un bene di fondamentale importanza.
L’obiettivo primario della creazione delle Energy Community è quello di fornire vantaggi ambientali, economici o sociali alla comunità stessa e all’area locale in cui questa agisce. Nessuna tendenza dunque a profitti economici: l’autoconsumo collettivo di energia non deve risultare la principale fonte di reddito di chi cede l’energia.
L’energia proveniente da FER è indispensabile per un mercato equo e sostenibile, basato su una economia in grado di promuovere l’innovazione, portando al contempo benefici sociali ambientali economici e sanitari.
Per far parte di una Comunità Energetica è necessario un impianto fotovoltaico con accumulo. Altrimenti è necessaria una buona dose di consapevolezza e l’accesso a una piattaforma digitale che gestisce le Comunità Energetiche. La partecipazione deve essere aperta a tutti, anche a chi non è in possesso di un impianto, purché vi siano punti di immissione e prelievo, ubicati su reti elettriche sottese alla stessa cabina di trasformazione.
Stime del Politecnico di Milano affermano che, grazie a queste nuove soluzioni, ci si prospetta una riduzione delle emissioni di CO2 di 3,6 milioni di tonnellate. Il beneficio economico derivante potrebbe essere vicino ai 2 miliardi di euro all’anno.