Con i social non c’è più il privato. Come ci si difende?
Attraverso i social sanno chi sei, quanti anni hai, se sei sposato e con chi, quanti figli hai, dove vivi, che lavoro fai, dove vai in vacanza
L’81,7% della popolazione italiana risulta vittima di furti e violazioni della privacy dei propri dati sui social network mentre l’11% ha scoperto degli account col proprio nome, cognome e immagine falsi. Come ci si difende?
Attraverso i social si sa tutto di tutti, in barba alla privacy
Sanno chi sei, quanti anni hai, dove hai studiato, se sei sposato e con chi, quanti figli hai, come si chiamano, dove vivi, dove hai vissuto prima, qual è la tua professione, dove vai in vacanza, chi sono i tuoi amici, che tendenze politiche hai, chi sono i tuoi amici, cosa ti piace mangiare e se hai delle malattie. Sanno tanto che possono proporti pubblicità mirate, farti arrivare video che rinforzano le tue tesi, facendoti aderire a quelle che vogliono loro, sanno come farti incavolare a comando, come cercare di sedurti, per poi chiederti aiuti in denaro o prometterti un amore senza limiti. Gli illeciti di cui molti di noi sono vittime sui social aumentano ogni giorno e il cittadino di sente disarmato. Ma il problema spesso nasce dalla nostra ingenuità, con cui sveliamo a tutti, ingenuamente, cose del nostro privato.
In sostanza siamo tutti attaccabili, tutte potenziali vittime
Secondo il Rapporto Censis – Deep Cyber sulla sicurezza informatica in Italia, pubblicato nell’aprile 2022, l’81,7% della popolazione italiana teme di risultare facile preda di furti e violazioni dei propri dati personali sul web, mentre quasi l’11% ha scoperto, sui social, account fake con i propri nome, cognome ed immagine. Negli ultimi quattro anni, Facebook ha subito tre diversi attacchi informatici, che hanno provocato la violazione dei dati personali di oltre 500 milioni di iscritti (gli Italiani coinvolti sarebbero stati 35 milioni). Su Linkedin sono oltre 500 mila i profili rubati e violati, con conseguente vendita dei dati a compagnie che li usano per la commercializzazione ma altri li usano anche per influenzare il voto in concomitanza con scadenze elettorali.
Per difendersi da questi attacchi è di fondamentale importanza salvaguardare la propria identità personale, mediante azioni protettive che tutelino il nome, l’immagine e tutte le informazioni registrate nei sistemi informatici a protezione, più in generale, del diritto del singolo a mantenere il controllo sulla propria rappresentazione personale.
Sensibilizzare gli utenti si può, anche attuare delle difese dei controlli ma tutti abbiamo dei punti deboli su cui siamo vulnerabili
In seguito ai gravi episodi verificatisi, è intervenuta anche l’Autorità garante di protezione dei dati personali, con l’obiettivo di sensibilizzare gli utenti e richiedere ai colossi di turno come Google o Meta (Facebook) o X (Twitter) di rendere immediatamente disponibile un servizio che consenta a tutti di verificare se la propria numerazione telefonica o il proprio indirizzo mail siano stati interessati dalla violazione.
Il numero di telefono che inavvertitamente o superficialmente abbiamo memorizzato su un messaggio può essere utilizzato da malintenzionati per Sim Swapping, ovvero una tecnica di attacco che consente di avere accesso al telefono e violare certi servizi online che usano il telefono come sistema di autenticazione. Possono rubare dati sensibili, password memorizzate per poterle ricordare, insomma rubano la nostra identità e commettono reati a nostro nome. Mettendoci nei guai.
I messaggi da sconosciuti, le richieste di amicizia: da lì inizia il tranello
Il Garante della Privacy ha richiamato l’attenzione di tutti gli utenti sull’importanza di diffidare di eventuali messaggi di testo provenienti dal numero di telefono di persone sconosciute, tramite i quali vengano chiesti denaro, soccorso di qualsiasi natura o dati personali. Succede che avvenenti signorine o signore (in foto) che si presentano come single benestanti, cerchino di allacciare una relazione amicale con te, utente di Facebook. Si insinuano chiedendo amicizia, magari mostrano una comune amicizia come garanzia. Superficialmente si acconsente, che male c’è? E da lì inizia il calvario. “Ciao come stai, ho letto il tuo profilo e vorrei esserti amica, o amico…” se si tratta di un uomo che parla con una utente donna.
La seduzione prosegue cercando di parlare del privato personale, dei sentimenti, del carattere, di cosa piace e cosa non piace. Sono degli psicologi in erba. Ti studiano a distanza per colpirti nel punto debole. È a questo punto, se non lo si è già fatto, che bisogna tagliare. Prima che la cosa prenda piede, che si arrivi a confidenze pericolose, che preannunciano un coinvolgimento più profondo e la richiesta di denaro per un incidente, una operazione chirurgica che si deve fare da tempo, un dramma familiare o personale. Molte signore sole ci sono cadute.
La solitudine è un dramma che consente queste fragilità. Quando m’è capitato sono andato a verificare il profilo della signora chiedente amicizia e in genere si capisce che sono profili falsi perché hanno pochi amici o nessuno e non hanno dati sensibili che li riguardino: età, luogo di nascita, lavoro, tutto risulta in bianco.
Storie di truffe sui social accadute a soggetti fragili
“Mi ero appena separato da mia moglie, era la vigilia di Natale, un Natale amaro, tra pandemia e solitudine. Una ragazza mi ha contattato su Facebook. Un messaggio, poi un altro. Mi ha detto che era sola anche lei. Poi una foto. Un mio complimento. Una sua provocazione. Poi la richiesta di spogliarmi per lei e, quindi, quella di fare sesso online. Non l’avevo mai fatto ma ho ceduto. Abbiamo chiuso e cinque minuti dopo mi ha scritto: mandami mille euro su Paypal o il tuo video finisce su Facebook, a portata di click dei tuoi figli, i tuoi genitori, i tuoi amici. Che posso fare? Sono disperato”.
È una delle tante segnalazioni, simili tra loro, arrivate al Garante nell’ambito del nuovo progetto pilota di contrasto a queste truffe. Chiaro che la vittima si sente in parte colpevole, Ha ceduto a qualcosa di illecito, almeno nella sua mente. La figuraccia è palese se lo deve denunciare all’autorità. Entra nel panico perché rischia di perdere la faccia coi propri familiari. Un cedimento, una debolezza, viene colpita così duramente. Ti senti un agnello circondato da lupi e non sai dove sbattere la testa.
Il bullismo scolastico ora utilizza i canali social
“Tre amici – o almeno tre compagni di scuola che pensavo fossero amici di mio figlio – l’altro giorno, all’uscita da scuola hanno iniziato a prenderlo in giro perché gli si erano strappati i jeans che in effetti gli andavano un po’ stretti perché ultimamente è ingrassato, uno di loro ha fatto un video e l’ha pubblicato su Facebook taggando l’intera classe. Lui ci è rimasto male, si è chiuso in stanza e ogni volta che vede il video scoppia in lacrime. Temo possa fare fesserie. Che posso fare?”
Ha scritto così all’ufficio del Garante per il contrasto al cyerbulismo una mamma comprensibilmente preoccupata per suo figlio.
Gli sfottò sulle piastrelle della cucina, sulle tende e sui pensili
“Siamo una famiglia povera ma onesta e abbiamo una casa piccola e modesta, non certo da rivista patinata. Durante la pandemia nostro figlio ha fatto lezione a distanza in cucina, l’unica stanza disponibile e ogni volta che accendeva la cam per rispondere a una domanda qualcuno rideva del colore delle piastrelle sul muro, delle tende o dei pensili. E nel pomeriggio le risate e gli sfottò proseguivano nella chat di classe. Ma non si può fare niente? È tutto normale così?”
Una signora ha mandato questo messaggio al Garante, molto preoccupata per il figlio. Sono solo pochi esempi di invasione della privacy e di violazione della propria intimità. Da qui le strade possono prendere direzioni anche violente di bullismo, di persecuzione, di odio. Persone vulnerabili, semplici, dimesse possono ritrovarsi derise, umiliate, additate al pubblico ludibrio, senza aver fatto niente di male se non aver creduto alla buona fede di persone che si sono spacciate per amiche.
Un crimine su cinque viene commesso online
Secondo le statistiche della Polizia, ormai un crimine su cinque viene commesso online. Si tratta, quindi, di veri e propri reati penali che è utile conoscere per non diventarne vittime. Navigando on line può accadere di capitare in una di queste situazioni di invasione della privacy.
Phishing: si tratta di un sistema che approfitta della vulnerabilità del tuo dispositivo per installare virus nascosti al fine di rubarti dati sensibili, come ad esempio PIN e altri dati personali. Il virus si installa aprendo mail dannose – spesso camuffate da comunicazioni provenienti da istituti bancari o simili – oppure cliccando su banner pubblicitari ingannevoli o siti pericolosi. Arriva un messaggio che ti avvisa che la tua Banca deve darti una comunicazione importante sul tuo conto corrente.
Che fai, non la apri? Solo che non vedi il simbolo della banca, il marchio che è sempre riconoscibile. Guardi bene e ti accorgi che la lettera ha qualcosa di estraneo da quelle che altre volte hai visto della filiale della tua banca. È un tranello. Clicchi sulla mail e così lasci entrare i virus che si installano nel tuo computer.