Concita De Gregorio lascia i social. Selvaggia Lucarelli: “Senza saremmo scemi lo stesso”
Concita De Gregorio: “I social rendono schiavi”. La nostra analisi con la risposta di Selvaggia Lucarelli sul pensiero della collega
“Fate presto uscite dai social”. Non solo un appello, ma un articolo scritto e pubblicato da Concita De Gregorio, giornalista e conduttrice televisiva. Con tanto di spiegazione, di motivazione: “E’ tempo di salvarsi e diventare padroni di noi stessi”.
Il punto di vista della giornalista sui social network
Un vero e proprio j’accuse nei confronti delle moderne soluzioni telematiche di messaggistica istantanea. “Ce la posso fare” – scrive la De Gregorio – “devo solo pensare alla vita di prima. Me lo ricordo, quando la libertà di dire non era mai in nessun momento attraversata dal pensiero: pensa che giornata mi aspetta domani. Era meglio, senza un filo di dubbio.
Era sano lavorare senza la preoccupazione preventiva del sabba infernale che comunque, anche se ti sforzi di ignorarlo, non ignora te: entra dagli interstizi, si fa spiffero e poi tempesta, c’è sempre un amico che ti avvisa: sei in tendenza, hai visto? Tendenza. Che parola assurda, senza l’indicazione di un approdo. Verso cosa tende, esattamente, questa tendenza? Che trappola”.
Quell’autostrada senza regole
Parole forti che hanno indotto qualcuno anche a pensare che la giornalista non sappia o non voglia reggere l’onda d’urto di un mondo che non lascia scampo, che ti esalta e di mette alla gogna nel giro di poco, con una dinamica di tempistiche ed efferatezza non sempre preventivabili.
Che, a quanto pare, bisogna saper reggere. Soprattutto ricordandosi che i social ormai risultano come un’autostrada nella quale chiunque può condurre un veicolo. Quale esso sia.
E a nessuno importa se vengano rispettate le leggi del codice della strada. E, soprattutto, a nessuno importa se prima di condurre quel determinato veicolo, motociclo, automobile o tir che sia, si sia in possesso di una patente, di una padronanza di un codice linguistico, anche e soprattutto etico. Che consenta di condurre il proprio mezzo rispettando gli altri.
Senza social siamo persone migliori?
“Le persone migliori che conosco non sono sui social” – ha continuato la giornalista – “Senza offesa per chi ci campa e lo capisco: i mestieri di una volta non ci sono più, questo è il mondo come va, bisogna arrangiarsi e starci. Però ripeto: statisti, inventori, poeti, navigatori, gente che pensa e scrive e lavora a costruire mondi”. E poi aggiunge: “Non mi preoccuperò, nello scrivere queste righe, delle reazioni che scatenerà sui social domattina“.
In che senso? Ci chiediamo. Passi il troppo abbozzato concetto per il quale chi è sui social è peggio di quanti non li adoperino. Ma forse qui risulta una mancata considerazione che proprio attraverso la condivisione sui social molta gente sia venuta a conoscenza del pensiero scritto della giornalista.
Magari decidendo poi di sostenere economicamente anche la testata sulla quale era riportato il suo parere, come contenuto a pagamento. E di questi tempi, non è certamente un dettaglio da derubricare a fatto contingente. Pertanto, sono inestricabilmente legati più di quello che pensiamo, alle dinamiche contemporanee di esistenza.
La risposta di Selvaggia Lucarelli
L’anatema intanto ha solleticato la risposta di Selvaggia Lucarelli, che ha risposto “Ci siamo tanto odiati anche prima di Twitter. Gli adulti sono dipendenti dai follower, non i ragazzi. Senza piattaforme saremo lo stesso scemi, ma con più tempo libero”.
Punto di vista, il secondo, che francamente ci sentiamo di condividere più del primo. Che forse, risulta un po’ troppo categorico, per quella esaltazione del passato che fa sì bene per una certa detersione al sentimento di nostalgia, ma usa un po’ troppo la frusta nei confronti di una contemporaneità che può evidentemente avere qualche lato positivo.
Compreso nell’uso spasmodico dei social network. Per lo più, lo ricordiamo, da persone che sono nate e vissute molti anni, nell’era in cui questi non esistevano. Che abbiano forse effettuato una comparazione? E’ d’altronde forse anche leggermente anacronistico.
Presupposti che potrebbero renderlo, come si potrebbe dire?
Non troppo virale. Ecco.