Concorsopoli Pd, quelle assunzioni facili che imbarazzano Zingaretti…
L’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Lazio ingaggia in maniera anomala politici (soprattutto) dem. Il responsabile Buschini si dimette, la magistratura indaga
C’è un caso politico-giudiziario che dai (pochi) media che ne parlano è stato battezzato concorsopoli Pd, e che imbarazza molto l’ex leader dem Nicola Zingaretti. Si tratta di alcune assunzioni “anomale” seguite a una selezione del Comune di Allumiere, in provincia di Roma. E che coinvolgono soprattutto (ma non solo) il Partito Democratico, a causa delle attenzioni di Mauro Buschini, Presidente ormai dimissionario del Consiglio regionale del Lazio.
La concorsopoli Pd
Carlo Emilio Gadda avrebbe potuto chiamarlo “Quer pasticciaccio brutto de via della Pisana”. Ci riferiamo allo scandalo della concorsopoli Pd su cui ora indagano le Procure di Roma e di Civitavecchia.
Una vicenda che affonda le proprie radici in un bando pre-natalizio della cittadina di Allumiere che metteva in palio cinque posti da impiegato generico. A passare la preselezione erano stati in 107, e ben 85 erano risultati idonei con lo stesso, identico punteggio.
Curiosamente, pochi giorni dopo la pubblicazione delle graduatorie l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha iniziato ad attingere dall’elenco per ingaggiare personale a tempo indeterminato. E alla pesca miracolosa si sono poi unite altre amministrazioni laziali, tra cui Guidonia, Monterotondo, Tivoli e Ladispoli.
Molti dei neo-assunti erano in quota piddina (una minima parte era pentastellata e leghista), e alcuni già collaboravano con l’UdP. Nella cui segreteria lavora anche – casualmente – il primo cittadino di Allumiere Antonio Pasquini.
Imbarazzo in via del Nazareno
Lo stesso Ufficio di Presidenza ha ribadito che la procedura era «regolare e limpida», ma non sempre ciò che è legale è anche opportuno. Tant’è vero che Buschini, travolto dalle accuse e dalle polemiche (nonostante il silenzio assordante della maggior parte della stampa), ha annunciato il proprio passo indietro.
Come auspicava lo stesso Zinga, recentemente descritto come «fuori di sé», il che sarebbe perfettamente comprensibile. Dopotutto, fino a qualche settimana fa era il segretario di via del Nazareno, oltre a essere tuttora il Governatore del Lazio. Si potrebbe cioè parlare di “responsabilità oggettiva”, analogamente a come Virginia Raggi, sindaco della Capitale, non può semplicemente attribuire al suo staff l’ultima, colossale gaffe.
D’altronde, già l’ex inquilino del Campidoglio Ignazio Marino aveva lamentato che il criterio «della fedeltà a una corrente o al politico di turno» prevale sul merito. E Matteo Orfini, deputato ed ex Presidente dem, aveva definito l’episodio «sconcertante», aggiungendo che «è necessario fare chiarezza subito e senza timidezze».
Non è detto che non ci penserà la magistratura, anche se per ora non risultano né indagati né ipotesi di reato. A occhio, però, non dovrebbe essere troppo difficile… fare luce su Allumiere.