Conte-Renzi, ora si sussurra una data per la crisi che non ci sarà mai
Il 28 dicembre il voto finale sulla Legge di Bilancio, poi Italia Viva potrebbe staccare la spina. Si ipotizzano già diversi scenari, ma alla fine prevarrà la logica della poltrona
Nell’estenuante partita a scacchi Conte-Renzi, l’ultima mossa l’ha fatta l’ex Rottamatore. Una lettera rivolta proprio al bi-Premier a poche ore dall’atteso faccia a faccia nell’ambito della prevista verifica di maggioranza. La tensione resta altissima, al punto che i commentatori iniziano a dipingere vari scenari riguardo a un’eventuale crisi di Governo. Ma, alla fine, è più probabile che quello del senatore fiorentino si rivelerà l’ennesimo penultimatum fine a se stesso.
La partita a scacchi Conte-Renzi
Conte-Renzi, nuovo atto. Nell’immediata vigilia del vertice tra il fu Avvocato del popolo e la delegazione di Italia Viva, l’ex Presidente del Consiglio ha messo nero su bianco le proprie richieste. Lo ha fatto con una lunga missiva che pare soprattutto una risposta alle più recenti dichiarazioni del suo successore.
«Un Governo non può andare avanti senza la fiducia di tutte le forze politiche di maggioranza» rifletteva infatti il Signor Frattanto. «Con Renzi ci confronteremo e vedremo se ci sono le condizioni per andare avanti».
Ed ecco le condizioni – tre su tutte: la retromarcia sulla governance del Recovery Plan, l’utilizzo dei finanziamenti del Mes e la rinuncia alla delega sui Servizi segreti. E sono soprattutto i primi due punti quelli che potrebbero infiammare lo scontro – il terzo è più un’ulteriore occasione per questionare sui pieni poteri.
«Noi Ti abbiamo detto in Parlamento che quando un Paese può spendere 209 miliardi di € non si organizzano task force cui dare poteri sostitutivi rispetto al Governo. Non si scambia una sessione del Parlamento con una diretta Facebook. Non si chiede al Consiglio dei Ministri di approvare un documento condiviso all’ultimo momento» il j’accuse gigliato.
Palazzo Chigi, però, aveva già chiarito che «abbiamo bisogno di una struttura, ce lo chiede l’Europa», che en passant è il contrappasso perfetto per gli euroinomani. «Detto questo, chi ha delle soluzioni migliori le porti» la sfida.
Quanto al Fondo salva-Stati, il leader di Iv era stato tranchant. «Questi 36 miliardi sono bloccati con un no ideologico dei Cinque stelle e di Conte: a me sembra una follia. Prendiamo i soldi, mettiamoli sulla sanità e smettiamola con le polemiche». Che, naturalmente, è il modo migliore per rinfocolarle.
Gli scenari
Rebus sic stantibus, non si può escludere nulla a priori. E, forse per questo, una delle parole maggiormente tornate in auge a livello giornalistico è “responsabili”. Categoria simile a un Giano bifronte che assume connotazioni antitetiche a seconda di chi la pronuncia, come se il giudizio sui voltagabbana dipendesse dallo schieramento politico.
Così, per alcuni i responsabili sarebbero coloro che potrebbero prendere il posto di Iv nell’attuale esecutivo (dall’Udc a Cambiamo!). Per altri, sarebbero invece gli stessi esponenti italovivi che, secondo indiscrezioni, potrebbero addirittura appoggiare un eventuale esecutivo di centrodestra. Un’idea che però sta facendo discutere la stessa opposizione.
«Non sarebbe assurdo pensarci» ha ammesso Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, «ma è inutile parlarne se il Governo non è sottoposto ad un voto in Parlamento». In ogni caso, «se c’è una crisi ci rimettiamo alla saggezza del Capo dello Stato. Sarà Mattarella a valutare quale strada imboccare».
Possibilista, in qualche modo, anche il segretario del Carroccio Matteo Salvini. Secondo il quale la soluzione sarebbe «un Governo con pochi punti in programma, un Governo di centrodestra» che traghetti «il Paese alle prossime elezioni». In fondo, dal Governo Conte al Governo-ponte sarebbe un attimo.
Il progetto però incontra la netta contrarietà della presidente di FdI Giorgia Meloni, che ha ricordato come a luglio si entrerà nel semestre bianco. L’ultimo periodo del mandato del Presidente della Repubblica, durante il quale il Colle non può sciogliere le Camere. L’eventuale esecutivo, dunque, giocoforza «durerebbe altri anni», e rischierebbe di avere «idee chiare ma non numeri importanti».
In ogni caso, Fratelli d’Italia ha ribadito di non volersi alleare «con Renzi, Pd o M5S». Aggiungendo che, «se c’è un Governo di centrodestra che trova una maggioranza in Parlamento, mi si dica qual è».
Conte-Renzi, la crisi che non ci sarà
Tutte queste congetture, ça va sans dire, dipendono dagli umori del duo di frenemies Conte-Renzi. Anche perché l’altro Matteo è in buona compagnia nel bombardare il Capo del Governo. L’attacco più duro, probabilmente, è arrivato dal presidente del partito Ettore Rosato, secondo cui «Conte ha abusato dell’emergenza e della fiducia che gli abbiamo dato. È il momento di tornare a un maggior senso di responsabilità». Altrimenti, i Ministri renziani dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, e della Famiglia, Elena Bonetti «hanno già detto entrambe che le loro dimissioni sono un’ipotesi concreta».
La stampa inizia anche a sussurrare una data, quella del 28 dicembre, giorno in cui è previsto l’ultimo voto sulla Legge di Bilancio. E in cui tutti i nodi dovranno essere giunti al pettine.
Eppure, nonostante le rodomontate di Pittibimbo, l’apertura di una crisi resta una possibilità remota. «Trovo sempre molto curiosa la tempistica che vede sempre sovrapporsi le crisi di Governo aperte da Renzi con le nomine» dell’esecutivo, ha ironizzato la Meloni. «Qualcosa mi fa pensare che alla fine troveranno una soluzione».
Idea largamente condivisa perché, malgrado Renzie abbia citato il motto amicus Plato, sed magis amica veritas, più amiche ancora sono le poltrone. E i sondaggi notoriamente indicano che, se qualcosa nella nuova «machiavellica operazione di Palazzo» dovesse andare storto, Italia Viva sarà piuttosto moribonda.
Tutto ciò non implica, comunque, che il leguleio volturarese possa stare sereno – se non proprio in senso renziano. In effetti, proprio pochi giorni fa l’ex sindaco di Firenze ha negato di voler far cadere il BisConte. «Non ci penso neppure» ha chiosato durante un’intervista. Se fossimo in Giuseppi, ora sì che cominceremmo seriamente a preoccuparci.