Conte ter, che sorpresa! Dopo i “temi”, rispuntano le poltrone…
Al tavolo convocato dal Presidente della Camera Fico la (ex?) maggioranza cerca di sciogliere i nodi: molti dei quali, però, riguardano i nomi del Premier e dei Ministri
C’è una novità sulla strada erta e tortuosa che dovrebbe condurre al varo del Conte ter. Una novità che arriva direttamente dal tavolo di lavoro convocato dal Presidente della Camera Roberto Fico con le forze della (ex?) maggioranza rosso-gialla. Riunite, dopo i primi giri di consultazioni, per trovare un’intesa su un programma di Governo che dovrebbe costituire la bussola per il prosieguo della legislatura. Eppure, nonostante l’enfasi sui temi, alla fine, non sorprendentemente, è rispuntato il discorso avito sulle poltrone.
L’ennesimo affondo di Renzi
«Come sempre proverò a stravincere, ma potrei anche accontentarmi di vincere». La munifica concessione è arrivata da uno dei protagonisti più attesi, il leader italovivo Matteo Renzi. Che non ha preso parte al vertice di Montecitorio, ma riesce a essere presente anche quando è assente.
Il Rottamatore si è infatti manifestato per interposta E-news all’ora di pranzo, quasi fosse l’altro lato dello specchio rispetto a Giuseppi, uso a mandare di traverso le cene.
Per l’occasione, il senatore fiorentino ha rispolverato pressoché tutti i contenuti divisivi che il reggente pentastellato Vito Crimi aveva chiesto di accantonare. Dal Mes alla «politica giustizialista», dai vaccini alla scuola, dal Recovery Plan alla ridondante struttura di Domenico Arcuri, supercommissario per l’emergenza coronavirus.
«Queste cose vanno decise ADESSO» ha attaccato l’ex sindaco di Firenze. Rivendicando che «se non ci fosse stata Italia Viva questa discussione non l’avrebbe fatta nessuno».
Eppure, parallelamente alle diatribe concettuali, impazzava anche – perlomeno a livello mediatico – il toto-ministri. Che savà fovse più volgave ma, con buona pace degli antvopologicamente supeviovi, è ciò da cui potrebbe dipendere davvero il varo del Conte ter.
Conte ter, un discorso di poltrone?
Già prima dell’adunata fichiana, Pittibimbo aveva discretamente fatto sapere di volere le teste dei Ministri dell’Economia, il dem Roberto Gualtieri, e della Giustizia, il grillino Alfonso Bonafede. Creando non pochi grattacapi al resto della coalizione, visto che il Pd non intende rinunciare al Mef, mentre il Guardasigilli è anche il capodelegazione M5S presso l’esecutivo.
Peraltro, l’ex Presidente del Consiglio gradirebbe anche, per buona misura, il siluramento di Pietro Benassi, neo-sottosegretario ai Servizi segreti, e il reintegro dell’ex Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova. Nonché la sostituzione del titolare della Difesa Lorenzo Guerini con il presidente di Iv Ettore Rosato, che potrebbe entrare nel Governo assieme alla Capogruppo alla Camera Maria Elena Boschi.
Poi, chiaramente, resta il nodo principale, quello relativo a Palazzo Chigi. A ribadire la prospettiva del Conte ter, infatti, sono stati il Partito Democratico, i Cinque Stelle e Liberi e Uguali. L’altro Matteo, invece, non ha mai fatto il nome del fu Avvocato del popolo, nemmeno quando ha aperto spiragli a una ricomposizione della frattura.
«Alla fine di questa settimana avremo, spero, il nuovo Governo. Dovrà essere all’altezza delle sfide di questo periodo. E dovrà essere un Governo di persone capaci e meritevoli», la sua timida apertura.
La strada verso il Conte ter, insomma, resta impervia e disseminata di ostacoli, il primo dei quali è il tempo. D’altra parte, l’antica lezione gattopardesca resta sempre valida. «Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi».
Anche perché lo spettro di Mario Draghi, ex Presidente della Bce, continua ad aleggiare, così come il vero spauracchio – le elezioni anticipate. Da cui tutte le forze politiche in trattativa sono terrorizzate, in quanto il voto ne sancirebbe, verosimilmente, la fine. Non a caso, si chiamano anche… urne!