Continuano le “uccisioni per legge” di squali in Australia
La cattura e uccisione di una femmina incinta di squalo tigre raccontata da chi ha assistito
Anche sulle pagine di QDL ci eravamo occupati in più di qualche occasione della legge voluta dal Premier del Western Australia Colin Barnett che reintroduceva la caccia agli squali.
La norma, ormai in vigore da diversi mesi, era stata promulgata “per difendere bagnanti e surfisti da possibili attacchi di squalo”, si era giustificato quel Governo.
Una vera e propria eliminazione preventiva che nemmeno le proteste degli australiani stessi unitisi al coro internazionale erano riusciti a scongiurare.
Così erano iniziati i “lavori”. Pescatori professionisti sotto contratto avevano cominciato a stendere le celeberrime “drum lines” (una serie di grossi ami armati da esche e tenuti a galla da piccole boe) lungo le coste più frequentate del Paese e le prime vittime non avevano tardato ad arrivare.
“Una volta presi all’amo, recita la norma, gli squali vanno presi a fucilate, finiti, recuperati e gettati al largo”. Così è stato e a quegli ami hanno abboccato squali di tutte le taglie, perlopiù sotto, e di molto, la misura minima prevista (3 metri) dalla norma.
Attivisti, animalisti, gente comune, giornali e tv hanno affollato quelle spiagge e quelle acque fin dal primo giorno.
Tra loro, anche ieri, un cittadino di Perth, Blair Ranford che, suo malgrado, è stato testimone dell’ennesima, cruenta cattura.
“Adoro gli squali e la legge che questo Governo ha messo in campo è terribile, dice Ranford. Non è assolutamente selettiva, i dati raccolti dalla sua scellerata introduzione parlano chiaro. Abbocca di tutto”.
A bordo di una imbarcazione Ranford si è trovato ad essere testimone della cattura di uno squalo.
“Ho visto una delle barche incaricate dal Governo di controllare gli ami al largo che aveva a che fare con uno squalo e ci siamo avvicinati, racconta. E’ stato terribile. Avevo visto in passato e in più di qualche occasione squali presi all’amo e poi fuggiti con buchi enormi in testa o quello che restava di questi splendidi predatori una volta arrivati sui banchi delle pescherie ma la scena che ci si è presentata ieri mi ha sconvolto.
Lo squalo, una femmina di squalo tigre di oltre tre metri e mezzo era rimasta vittima di uno degli ami posti lungo la costa e, ancora viva, era stata trovata dai pescatori incaricati di controllare le drum lines giorno per giorno.
Lo squalo, prosegue Ranford, era ancora vivo. Sono animali molto forti che combattono per ore e ore prima di arrendersi. I pescatori lo sanno bene. Ad un certo punto ho sentito dei colpi d’arma da fuoco. Gli hanno cominciato a sparare in testa ripetutamente finché, i colpi sembravano non finire mai, l’animale è stato issato a bordo, con un cappio intorno alla coda, senza più difficoltà. E’ stata un’esperienza bruttissima. Ho ancora l’eco di quegli spari nelle orecchie”.
La femmina di squalo uccisa, almeno a giudicare dalle immagini scattate ieri, probabilmente era incinta, notizia certamente poco rilevante per i responsabili di una legge che, ad oggi, conta decine e decine di squali uccisi per nulla. Molte specie di squali, come il famigerato squalo bianco, sono a rischio estinzione da diversi anni a causa della pesca industriale e del bracconaggio legato alla mafia orientale che ne commercia le pinne a peso d’oro. L’operazione “spiagge sicure” ha decimato gli squali tigre della zona che, va sottolineato, non sono responsabili di attacchi all’uomo in quelle acque da decenni.