Conto corrente in rosso, le conseguenze sono tremende: oltre questa data ti bollano a vita
Il conto corrente se finisce in rosso potrebbe causare conseguenze non indifferenti: ecco perchè devi stare attento
Gestire un conto corrente vuol dire molto spesso trovarsi anche di fronte ad un eccesso di disponibilità delle somme presenti e ciò comporta uno sconfinamento, che genera un saldo negativo noto comunemente come “andare in rosso“.
Portare il saldo in negativo non è un’operazione sempre fattibile, dipende dalle condizioni contrattuali del proprio conto.
Nel caso in cui la banca non avesse concesso alcun affidamento e vengano utilizzato fondi non presenti sul conto, si rischia la segnalazione alla Centrale rischi come cattivi pagatori per sconfinamento non autorizzato, al pari di un mancato pagamento.
Generalmente però, le banche concedono ai propri clienti degli affidamenti come il fido o castelletto, ovvero somme di cui il correntista può disporre in maniera libera ma pur sempre adeguata.
Andare sotto con il conto corrente: quando e perchè
Le banche operano in maniera piuttosto autonoma quando si tratta di sconfinamento, ovvero possono consentirlo anche al di là delle risorse presenti sul conto e in caso di affidamento, oltre il limite di fido. In ogni caso ciò che viene sempre considerato è il contratto sottoscritto con l’istituto di credito. La scelta finale spetta alle banche che possono comunque riservarsi la possibilità di rifiutare lo sconfinamento. Nel caso invece avvenga lo sconfinamento la banca applicherà gli interessi che solitamente sono piuttosto onerosi sullo scoperto di un conto. Tali tassi da pagare tendono poi ad aumentare se si va in rosso per importi superiori a quelli per cui l’affidamento era stato concesso.
Circa invece la segnalazione in default, per la quale il creditore viene come deteriorato, scatta quando si verifica almeno una di queste due condizioni nello stesso momento:
Il debitore è in arretrato da oltre 90 giorni nel pagamento di un’obbligazione rilevante;
La banca ritiene improbabile che il debitore assolva il pagamento senza azioni di recupero crediti.
Sul concetto di obbligazione rilevante ci si riferisce all’ammontare dell’arretrato che supera entrambe queste soglie:
soglia assoluta: pari a 100 euro se persona fisica e a 500 euro se piccola impresa, libero professionista o artigiano;
soglia relativa: pari all’1% dell’esposizione complessiva verso una controparte.
Conto in rosso, per quanto tempo rimane così?
Nel caso in cui lo sconfinamento avvenga per un periodo di tempo limitato, si parla di debitore a default o deteriorato e non vi è segnalazione ai Sistemi di informazione creditizia. Quando, invece, la situazione debitoria dura a lungo, si parla di debitore in sofferenza. In questi casi viene effettuata la segnalazione ai SIC.
Circa i tempi, il cliente viene classificato in default quando non adempie per tre mesi alle obbligazioni creditizie vantate dalla banca nei suoi confronti. In precedenza, lo stato di default veniva rimosso nel momento in cui avveniva la regolarizzazione, attualmente invece, la condizione di default resta per almeno 90 giorni dalla regolarizzazione dell’arretrato o dal rientro dallo sconfinamento di conto corrente. In questo arco di tempo la banca esamina la situazione finanziaria del cliente e – trascorso questo periodo – se si verifica un miglioramento della situazione creditizia può considerarlo non più in stato di default.