Contro Tempo ricorda i martiri delle Foibe
Intervista a Damiano Radolovich
Damiano Radolovich, classe ’89, oggi ha un appuntamento con la memoria sicuramente diverso da quello di molti suoi coetanei. Damiano è il responsabile dell’Associazione di promozione sociale Contro Tempo; lui e i suoi ragazzi hanno deciso di organizzare un sit-in a partire dalle ore 18:00 – in Piazza Santa Emerenziana – per ricordare i martiri delle Foibe.
“Nel 2004, proprio l’anno in cui il Parlamento italiano ha approvato la Giornata del Ricordo, ho iniziato ad interessarmi di politica” – ci dice Damiano, giovanissimo ma già con tanta esperienza alle spalle. “Ricordo che in quell’occasione organizzammo una conferenza a scuola con altri studenti, all’epoca eravamo davvero in pochi ad avere la dovuta sensibilità rispetto a questo tema” – aggiunge.
Per lui però le cose sono andate diversamente, ha sempre avuto una consapevolezza storica differente. “Il mio cognome parla per me, il mio bisnonno era di Dignano d’Istria, vicino Pola, e a metà degli anni ’20 si è trasferito per lavoro in Italia – risponde Damiano che ricorda – a casa mia si parlava spesso del comportamento tenuto dalle milizie partigiane jugoslave e delle persecuzioni inflitte agli italiani”.
E’ prima di tutto una storia familiare quella di cui parla Damiano. Una storia che per lui assume senso collettivo e non più solo privato nel momento in cui viene in contatto con il mondo della politica. “Ho iniziato a sentir parlare di Foibe al di fuori dell’ambiente domestico attraverso la musica ‘non conforme’, ed in particolare grazie alla canzone “Di là dell’acqua” della Compagnia dell’Anello”. La canzone di cui parla Damiano affronta il tema del viaggio a bordo di una nave, l'equipaggio ascolta in silenzio il sussurrio delle onde, la destinazione ideale è Istria italiana. Un viaggio che è metafora, ed indica il percorso di conoscenza individuale attraverso cui trasmettere agli altri ciò che si è appreso. “Le canzoni possono davvero aiutare a rompere il muro del silenzio perchè superano le barriere della materialità e si diffondono con facilità fra la gente, a volte più di un articolo o di un libro” – si legge in un'intervista rilasciata da Mario Bortoluzzi, fondatore della Compagnia dell'Anello.
Da dieci anni a questa parte, oltre al rumore delle onde ed alle canzoni, c'è una legge nazionale che ricorda a tutti gli italiani esodo ed eccidi subiti dalla popolazione Giuliano-Dalmata. “Sicuramente quella legge è servita come scudo contro il negazionismo, ma la legge è arida, a noi spetta il compito di renderla viva” – osserva Damiano – “per questo mi sento in dovere di continuare a spendermi, a maggior ragione nel momento in cui in Italia accadono ancora episodi vergognosi. Mi riferisco a Cristicchi, contestato e minacciato per aver raccontato le Foibe nel suo spettacolo, oppure, alle persone che fanno sfoggio di magliette con su scritto ‘I love Foibe’” – conclude Damiano.
A tal proposito, ci viene in mente anche la scritta “Sesso, foibe e rock'n'roll”, apparsa nel quartiere di Tor Marancia qualche mese fa. “Cose come questa sono sintomo di una mentalità ancora esistente, ideologizzata e negazionista, che sottovaluta e legittima quegli eccidi in quanto strumento di lotta politica, finché esisterà ciò noi non smetteremo di ricordare” – conclude Radolovich.