Cop27, la Meloni e il gattopardismo climatico
Possono alternarsi i Governi, ma resteranno sempre delle “tasse da pagare”: come la genuflessione ai deliri dell’eco-catastrofismo in passerella a Sharm el-Sheikh
Si è aperta a Sharm el-Sheikh la ventisettesima “Conferenza delle parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite”, per gli amici Cop27. La passerella annuale degli eco-catastrofisti di tutto il mondo che, per fortuna, non si traduce mai in niente di concreto. Quest’anno per l’Italia ha partecipato il Premier Giorgia Meloni: a conferma che possono alternarsi i Governi, ma alcune “tasse da pagare” resteranno sempre e comunque.
La conferenza Cop27
«Il mondo è su un’autostrada verso l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore», e «rischia un suicidio collettivo». Così, come riporta TGCom24, António Guterres, segretario generale dell’Onu, ha aperto con il solito sfoggio di ottimismo il summit sul clima Cop27. Aggiungendo comunque – bontà sua – che abbiamo tutti gli strumenti per intervenire, purché vi sia la volontà politica per farlo, come precisa Sky TG24.
Sul perché si tratti solo dell’usuale genuflessione all’allarmismo affermazionista abbiamo già argomentato più volte, e non serve tornare ulteriormente sul tema. Più interessante è il business che c’è dietro. A partire dall’ipocrisia occidentale sulla necessità di abbandonare i combustibili fossili in favore delle fonti rinnovabili.
Tale necessità però, come sottolinea l’accademico danese Bjørn Lomborg su Tempi, varrebbe a quanto pare solo per le Nazioni in via di sviluppo. E non solo perché l’Europa continua tranquillamente a sfruttare il carbone, ma anche per le statistiche diffuse dall’Agenzia Internazionale dell’Energia sulla produzione energetica primaria degli Stati ricchi. La quale deriva per oltre tre quarti proprio dai combustibili fossili, laddove solare ed eolico contribuiscono appena per il 2,4%.
Dato peraltro in linea con la notoria inefficacia di queste fonti. Il cui impatto sulla vita dei poveri in India, come rileva uno studio di Science Advances, è risultato l’equivalente dell’alimentazione di una lampada durante il giorno.
Scrive inoltre l’ANSA che, secondo un report della presidenza egiziana, i Paesi del Sud del mondo avranno bisogno di oltre 2mila miliardi di dollari l’anno entro il 2030. Cifra raddoppiata rispetto a quella (già delirante) sparata nel vertice del 2021. Considerando che è rimasto lettera morta pure l’impegno a sostenere gli Stati emergenti con “soli” 100 miliardi l’anno, è facile prevedere cos’accadrà (anche) stavolta.
Il gattopardismo climatico
Eppure, la Meloni ha assicurato che «lottare contro il cambiamento climatico è uno sforzo comune». E che l’Italia «farà la sua parte», avendo già triplicato gli stanziamenti in materia, per un totale di «1,4 miliardi di dollari in 5 anni».
Non che sia esattamente una sorpresa, alla luce del programma del centrodestra per le vittoriose Politiche 2022. Semmai, è la conferma che su alcune questioni (un’altra è l’atavica sudditanza alla NATO) non c’è speranza – o timore – di discontinuità in base al colore dell’esecutivo.
Tutto cambia, insomma, affinché tutto rimanga com’è. È il gattopardismo climatico, bellezza.