Così Biden vende il petrolio Usa all’azienda cinese legata al figlio Hunter
Coi prezzi dell’energia alle stelle, Sleepy Joe cede pure le riserve di emergenza: e tra i beneficiari c’è il gigante di Pechino in cui il fondo dell’erede investì 1,7 miliardi di dollari
Dallo scorso marzo, Joe Biden sta inviando milioni di barili di petrolio americano in Europa e Asia, attingendo perfino dalle riserve di emergenza della Nazione. Una decisione che, nel bel mezzo della guerra in Ucraina e della correlata crisi energetica, si fa davvero fatica a comprendere. Se non per la postilla che una parte del carico era destinata a una compagnia cinese che ha forti legami d’affari col figlio Hunter Biden.
Gli Usa stanno vendendo le riserve strategiche di petrolio
Oltre 5 milioni di barili di oro nero facenti parte delle “Riserve Strategiche di Petrolio” statunitensi sono stati venduti a giugno all’Olanda, all’India e alla Cina. Lo ha rivelato la Reuters, precisando che nel frattempo i consumatori Usa stavano già fronteggiando un’impennata record dei prezzi dei carburanti.
Oil from U.S. reserves sent overseas as gasoline prices stay high https://t.co/MrZDckNk2D pic.twitter.com/qaZiBd8SX6
— Reuters (@Reuters) July 6, 2022
The Federalist ha aggiunto che la spedizione è parte di un progetto avviato già quattro mesi fa. E ha ricordato che ad aprile il Dipartimento per l’Energia aveva annunciato tra l’altro la cessione di 950.000 barili alla compagnia petrolifera Unipec America, Inc. Si tratta di una sussidiaria della China Petrochemical Corporation, meglio nota come Sinopec, gigante petrolchimico che è controllato a larghissima maggioranza dal Governo di Pechino. E che ha dei curiosi legami finanziari con Hunter Biden, il secondogenito di Sleepy Joe.
Una nuova “Biden connection”
Sette anni fa, un fondo d’investimenti privato sino-americano, la BHR Partners, entrò nel capitale della Sinopec con un esborso pari a 1,7 miliardi di dollari. Questa società annovera tra i suoi istitutori Rosemont Seneca Partners, una private equity co-fondata da Biden Jr. Il quale è anche il creatore di un altro fondo di investimento, Skaneateles LLC, che a sua volta detiene il 10% di BHR Partners.
Nel novembre scorso, un legale dell’erede riferì al New York Times che il proprio cliente «non deteneva più alcuna partecipazione, diretta o indiretta, né in BHR né in Skaneateles». Tuttavia, il Washington Examiner ha verificato di recente che il China’s National Credit Information Publicity System accredita ancora Skaneateles come possessore del 10% di BHR. E i registri delle imprese di Washington D.C. continuano a indicare Hunter Biden come unico proprietario di Skaneateles.
L’Examiner non ha comunque escluso l’ipotesi che i dati del Dragone non siano stati aggiornati, benché gli avvocati dell’erede non abbiano risposto in merito all’eventuale trasferimento delle sue quote. In effetti, visto che non è certo la prima volta che spuntano “traffici opachi” di famiglia, viene piuttosto da dubitarne. E da chiedersi: niente da dichiarare nemmeno riguardo a questa nuova “Biden connection”?