Così il Senegal ha dato una lezione di democrazia: pure all’Occidente
Lo Stato africano al voto dopo un rinvio, la reclusione dei candidati e una campagna elettorale di due settimane: alla fine il popolo ha piegato il Presidente uscente Sall e incoronato l’oppositore Diomaye Faye
Il piccolo Senegal ha dato una lezione di democrazia al mondo intero. Lo ha fatto attraverso le Presidenziali tenutesi la scorsa domenica 24 marzo, e di cui sono stati appena resi noti i risultati ufficiali, ancorché provvisori. Per quanto forse mai come in questo caso, come insegna la saggezza popolare, ben più importante della meta è il viaggio.
L’odissea elettorale del Senegal
L’odissea elettorale del Paese dell’Africa occidentale era iniziata più o meno un anno fa, nel maggio 2023. In quel frangente, il leader dell’opposizione Ousmane Sonko era stato condannato a due anni di carcere (inizialmente ai domiciliari) per «corruzione della gioventù», come un novello Socrate. Tale verdetto lo aveva reso automaticamente ineleggibile alla testa della Nazione, il che aveva scatenato un’ondata di violente proteste in tutto il Senegal.
Nel tentativo di calmare gli animi, il 3 luglio 2023 il Presidente uscente Macky Sall ha ufficialmente rinunciato alla candidatura per un terzo mandato. Che d’altronde, ricorda Le Monde, sarebbe stato incostituzionale in virtù della riforma della Carta fondamentale da lui stesso voluta nel 2016.
Tuttavia, ricostruisce la BBC, il 28 luglio Sonko è stato arrestato con le accuse di incitamento all’insurrezione, attentato alla sicurezza dello Stato e cospirazione criminale. Tre giorni dopo il Ministero dell’Interno ha sciolto il suo movimento, il PASTEF (Patrioti Africani del Senegal per il Lavoro, l’Etica e la Fraternità). Il quale si è allora riorganizzato attorno al braccio destro del leader, Bassirou Diomaye Faye, che però era a sua volta in prigione dall’aprile 2023. Avendo infatti criticato i giudici che avevano mandato Sonko a processo, gli erano stati contestati i reati di diffusione di notizie false, oltraggio alla corte e diffamazione.
Il “colpo di Stato costituzionale” di Macky Sall
Dopo mesi di battaglie legali dagli esiti alterni e manifestazioni purtroppo sfociate anche nel sangue, ecco il nuovo coup de théâtre. Il 3 febbraio 2024, come riporta La Repubblica, Sall ha annunciato il rinvio sine die della tornata elettorale prevista il 25 dello stesso mese. Una decisione senza precedenti che ha innescato nuove dimostrazioni di piazza, soprattutto da parte di giovani sicuri di essere di fronte a un “colpo di Stato costituzionale”.
L’Assemblea Nazionale del Senegal ha quindi approvato una proposta di legge che fissava il nuovo scrutinio al 15 dicembre. Ma il Consiglio Costituzionale ha annullato l’atto presidenziale, decretando che le elezioni dovessero aver luogo prima della scadenza del mandato del Capo dello Stato, il 2 aprile.
A quel punto, il Governo di Dakar ha stabilito definitivamente che le urne si aprissero il 24 marzo. Si era però al 6 del mese corrente, che significava poco più di due settimane di campagna elettorale, per di più in pieno Ramadan. Diomaye Faye era ancora in carcere: ne sarebbe uscito solamente il 14 marzo, grazie a un’amnistia generale voluta dalla Presidenza come misura di pacificazione sociale.
Tanto però doveva bastare, anche perché buona parte delle minoranze aveva alla fine scelto di convergere sull’esponente del PASTEF. Che, come riferisce France 24, ha stravinto al primo turno col 54,28% dei voti, contro il 35,79% dell’ex Premier Amadou Ba, membro del partito al potere.
Il Senegal ha dato una lezione di democrazia al mondo
Sarebbe facile dire che questa favola rappresenta un modello estremamente positivo per un Continente Nero sfortunatamente martoriato, nella sua storia recente, da fin troppi golpe. Ma, a ben vedere, i Leoni della Teranga hanno molto da insegnare anche al nostro Occidente decadente e crepuscolare.
Una delle cause della nostra democrazia malata, infatti, è la consapevolezza che la sovranità appartiene al popolo quasi esclusivamente di facciata. Tant’è che, per restare al nostro orticello, tra il 2011 e il 2022 in Italia abbiamo avuto ben sette esecutivi non eletti da nessuno.
I cittadini senegalesi, invece, non si sono rassegnati all’ingiustizia delle istituzioni, finendo per piegare la più alta carica dello Stato alla propria volontà. E ottenendo così una vittoria ancora più significativa di quella uscita dai seggi elettorali. Scusate se è poco.