Covid-19, Fase 2 e la salutare lezione della pandemìa
Le rilevantissime problematiche derivanti da un eccesso di fiducia nel futuro ha avuto conseguenze drammatiche nella pandemia Covid-19, attendiamo la Fase 2
Covid-19, Fase 2. Nella prima parte di questo articolo abbiamo considerato alcune rilevantissime problematiche derivanti da un eccesso di fiducia nel futuro.
Questo ha indotto: a stili di vita evasivi o irresponsabili; a un inconcludente controllo delle nascite a livello planetario; ad assurde e alienanti scelte edilizie ed urbanistiche.
E ancora a concentrazioni pletoriche di servizi amministrativi, sanitari, scolastici, commerciali, sportivi. Altre conseguenze le complicate, mal gestibili, intralcianti e talora bloccanti interdipendenze forzate tra soggetti, enti, uffici ed aziende.
Infine a criteri poco sostenibili di gestione delle energie e dei rifiuti. L’elenco, purtroppo, non si esaurisce qui.
Pensavamo di essere infrangibili, non era vero
Covid-19 Fase 2. Vivere, agire, lavorare, costruire, socializzare pensando superficialmente che la rischiosa ed estrema complessità tecnica, organizzativa, normativa, finanziaria accettata con cervellotica faciloneria dalla generalità della popolazione mondiale, apporti esclusivamente benefici sicuri e interminabilmente crescenti è divenuta la nuova droga ideologica di questi ultimi decenni, alla fine miserevolmente infranta contro che cosa?
L’impatto di un enorme asteroide, una guerra nucleare, una tremenda catena di terremoti?
Niente affatto: si è trattato di un microorganismo che ha rivelato la fragilità da castello di carte dello stile di vita “gasato” oggi predominante e della società iper-complessa che sembra consentirlo, finché tutto procede al meglio.
Ma non è detto che ciò si perpetui a tempo indefinito. Anzi, l’attuale pandemia ha fatto venire al pettine i nodi occulti e le contraddizioni di un intero assetto socioeconomico, gettandolo in una crisi dalle dubbie prospettive di risoluzione.
I nodi problematici legati al Covid-19: i servizi sanitari
–Eccessiva concentrazione dei servizi sanitari in megastrutture omnivalenti ardue da gestire, espanse a discapito dei centri sanitari disseminati sul territorio e della sacrosanta quanto beffardamente e criminalmente elusa assistenza domiciliare.
L’iper-concentrazione risponde solo a spilorce quanto illusorie esigenze di economie di scala: criterio, questo, forse in piccola parte plausibile finché il contesto sociale non cade in condizioni critiche, ma palesemente micidiale in caso di pandemia.
Aggiungiamo poi che le economie di scala vengono spesso azzerate o perfino ribaltate in diseconomie da inevitabili malversazioni, sprechi, maneggi clientelari e quant’altro può accadere là dove proprio sulla faraonica dimensione e sulla vastità di flussi economici incidono ben note rissose avidità di accaparramento delle risorse finanziarie pubbliche, di appalti, di forniture, di consulenze, di posti di lavoro e molto altro da parte di singoli, gruppi, congreghe politiche e cosche mafiose.
I problemi dei servizi di soccorso
–Eccessivo accentramento organizzativo e tecnologico dei servizi di soccorso. I centralini unici polivalenti possono comportare sia un deplorevole spreco di risorse nei periodi immuni da criticità, con operatori che stanno semplicemente a girarsi i pollici, sia un rovinoso intasamento di chiamate tale da fare seriamente rischiare la vita alle persone affette da grave stato di salute.
Il Governo nazionale e quello delle Regioni
–Pessima gestione generale delle amministrazioni regionali. Nell’epoca delle comunicazioni ultrarapide, dei velivoli supersonici, dell’informatica e della telematica, della linea ferroviaria TAV, della email, della PEC e delle stampanti 3D.
Sarebbe da chiedersi quale sia l’effettiva utilità del privilegiare come più presuntamente democratico ed efficiente un rapporto Palermo-Lampedusa o Milano-Bormio anziché un rapporto Roma-Lampedusa o Roma-Bormio.
Ma a prescindere da un’impietosa quanto necessaria nuova riflessione sull’attuale plausibilità degli assetti regionali, proprio il compito precipuo di questi ultimi -la sanità- in occasione della pandemia ha mostrato inizialmente tragicomici ma alla fine terribili e letali difetti di funzionamento dovuti alla scoordinata e spesso clientelare gestione delle risorse sanitarie.
Covid-19, Fase 2: l’esempio del Veneto e dell’Emilia Romagna
Per competenza e/o fortuna il Veneto e forse l’Emilia-Romagna sono riuscite a contenere tempestivamente il divampare dei focolai di contagio.
Non altrettanto può dirsi della Lombardia e del Piemonte, che a tutt’oggi non riscontrano alcun deciso calo delle voci statistiche più preoccupanti.
I problemi nei sostegni alle imprese
–Irresponsabile trascuratezza verso le tendenze evolutive dell’economia e del mercato del lavoro. Inventarsi risarcimenti per le aziende e sussidi ai lavoratori può anche andar bene nella contingente situazione di convalescenza dell’intera società italiana.
Ma non risulta quella urgente pesa d’atto dei fenomeni inevitabilmente già ampiamente presenti e in verificato turbinoso incremento riguardanti per esempio l’economia, là dove alla delocalizzazione si aggiunge un ricorso all’automazione.
Robotica e didattica audiovisiva
Oppure alla robotica, alla didattica audiovisiva ed autocorrettiva che marginalizzeranno sempre di più l’apporto umano alla produzione di beni, servizi e cultura.
Sia -di conseguenza- l’occupazione, là dove le puerili, utopiche, irresponsabili teorizzazioni sul “pieno impiego” maschile e femminile sbatteranno traumaticamente il muso contro una prossima realtà.
Lavorerà solo un adulto su cinque, se va bene, e quindi un congruo trattamento di frugale ma dignitosa sopravvivenza dovrà essere assicurato in pianta stabile a ciascun cittadino, e non certo nei volenterosi ma discutibilmente congegnati, transitori, scarsi di affetti e strumentalizzabili termini del “reddito di cittadinanza”.
*Articolo curato da Gaetano Arezzo.