Covid-19, gli anziani rischiano la vita, ma anche i giovani corrono pericoli
L’infettivologo Zaccarelli dell’ospedale Spallanzani di Roma ci spiega come risponde un anziano e come lo fa un giovane, al Covid-19
Il Covid-19 può avere effetti devastanti e perfino mortali negli anziani e non causare alcun sintomo nei giovani. Sentiamo spesso fare analisi e confronti clinici sulla risposta immunitaria degli anziani e quella dei giovani al Sars-coV-2, ma cosa cambia esattamente tra giovani e anziani nel modo di contrarre e rispondere al virus? Lo abbiamo chiesto al dottor Mauro Zaccarelli, infettivologo dell’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma.
Covid-19 negli anziani: somma di patologie ed iper-risposta immunitaria
“La prima grande differenza tra giovani e anziani è che i giovani possono prendere il virus molto più facilmente perché escono, vedono amici, lavorano, stanno in gruppo. Ricordiamoci che l’epidemia questa estate ad agosto ha ripreso a galoppare per via della movida, della riapertura di feste e discoteche. Gli anziani frequentando di norma meno persone, hanno meno probabilità di contrarre il virus.
Se però gli anziani lo contraggono l’infezione è più grave. Abbiamo osservato infatti che nella maggior parte dei casi, coloro che si aggravano e vanno in rianimazione o muoiono, sono persone che hanno più patologie. 2/3 dei pazienti che muoiono hanno 3 o più patologie. Naturalmente per soffrire di questo numero considerevole di patologie si deve essere anziani. In particolare le patologie neoplastiche predispongno all’aggravamento dell’infezione. Nei nostri ospedali la maggior parte dei pazienti sono anziani.
Il virus nei giovani e la questione medica ed etica dell’assistenza
Ma perché allora talvolta dobbiamo ricoverare anche i giovani? Gran parte dei ricoveri sono legati alla polmonite. Di solito la superano bene, ma in casi particolari di fattori predisponenti come l’obesità e una carica virale molto alta può presentarsi una polmonite grave, ma sono casi sporadici. Negli anziani si attiva invece un iper-stimolazione immunitaria, l’anziano entra in un ciclo di aggravamento che finisce per coinvolgere altri organi.
Altro problema molto delicato e drammatico di cui si è discusso molto è l’assistenza. Alcuni paesi come Svizzera e Olanda hanno scelto di non intubare coloro che hanno oltre 85 anni, gli viene somministrato solo ossigeno. Ci tengo a dire che questo in Italia non è mai successo. Possono esserci state brevi e immediate scelte tempistiche, ma non abbiamo mai messo in secondo piano la cura dei pazienti anziani. Noi abbiamo pazienti di oltre 90 anni, che vengono assistiti e curati perfino meglio perché sappiamo essere i più fragili”.