Covid-19, l’olfatto dei cani può riconoscerlo prima di tamponi e sintomi
Covid-19: lo studio mira a educare i cani a riconoscere il codice olfattivo del Sars-coV-2, grazie al mutamento di odore delle nostre molecole
Cani e Covid-19, lo studio francese. Ogni specie costruisce il suo habitat e lo esplora, per mezzo dei sensi. Struttura su di esso il proprio universo cognitivo, fatto di messaggi dall’ambiente, in base ai canali sensoriali più sviluppati. Per noi umani questo senso è certamente la vista, per i cani questo senso è l’olfatto. Il cane si orienta, si relaziona con i suoi simili, scopre il pericolo o si rassicura, mediante il suo naso. L’essere umano conta 5 milioni di recettori olfattivi, il cane 220 milioni, e il loro cervello ha un numero di cellule olfattive 40 volte superiore al nostro.
Cani e Covid-19: lo studio su Le Monde
È su queste abilità portentose che gli scienziati di Parigi, scrive Le Monde, stanno puntando, per riconoscere in anticipo rispetto a test e tamponi, ma anche ad eventuale sintomatologia, la presenza del Covid-19 in una persona. L’obiettivo della sperimentazione è quello di insegnare ai cani a riconoscere la traccia olfattiva che il Sars-coV-2 lascia nelle cellule umane quando infetta un individuo. Infatti le nostre cellule mutano odore in presenza di cosa mangiamo, di eventuali patologie, per la presenza appunto di virus.
I cani sono capaci di scovare molto prima dei nostri sistemi diagnostici alcuni tipi di cancro, diabete e Parkinson. Gli scienziati devono dunque isolare questo particolare codice odoroso e poi educare i cani a riconoscerlo. Il progetto viene portato avanti anche in Inghilterra e in Iran, dove è stato aperto un centro cinofilo proprio per questo scopo.