Covid-19, Pecoraro Scanio:”Ricordiamoci smog e alimentazione quando ne usciremo”
“Zone con alta concentrazione di smog e polveri sottili avrebbero favorito la permanenza nell’atmosfera del virus e quindi i contagi”
L'era in cui ci troviamo è stata definita “Antropocene”, l'epoca geologica nella quale la somma delle manipolazioni umane sul pianeta ha superato i condizionamenti del resto delle specie sulla terra stessa. Il 75% delle terre non coperte dai ghiacciai è dominata da trasformazioni umane di profondissimo effetto: agricoltura, disboscamento, urbanizzazione, estrazione, estinzione di specie, terraformazione e tecnofossili stravolgono gli equilibri planetari come mai avvenuto prima, e come viene anche spiegato nel documentario "Antropocene", realizzato con il contributo di importanti ricercatori e scienziati. Abbiamo chiesto al professor Alfonso Pecoraro Scanio, già ministro per le politiche agricole e forestali e ministro dell'ambiente, se perdita della biodiversità, cambiamenti climatici e inquinamento siano, e come, correlati al manifestarsi del nuovo Covid-19.
Lo scioglimento dei ghiacciai a causa del surriscaldamento globale (che è solo uno degli effetti del cambiamento climatico) ha fatto emergere l'esistenza, a noi sconosciuta prima dello scioglimento, di virus, batteri e microrganismi?
“Il dramma della perdita della biodiversità insieme a quello dei cambiamenti climatici sono un’emergenza planetaria. E’evidente che numerosi studi sullo scioglimento dei ghiacciai evidenziano come tale evento possa far scoprire virus o microorganismi rimasti per secoli o per millenni, congelati. Ma nel caso specifico del Coronavirus gli scienziati ci dicono che questo contagio sia collegato al mondo animale come già capitato per altre simili epidemie”.
Nel caso relativo al Sars-coV-2 abbiamo pensato che l'animale spillover fosse il pipistrello, poi il pangolino. La perdita della biodiversità ha determinato quello che viene chiamato “Effetto diluizione” abbattendo muri di specie che intercorrono nella catena alimentare tra virus e uomo?
“È evidente che gli studi sul Covid-19 sono recenti e quindi dobbiamo affidarci a ciò che finora è stato evidenziato ovvero che l’alimentazione a base di animali selvatici può essere all’origine di questo salto del virus nell’uomo. Il tipo di alimentazione, i sistemi di sicurezza sanitaria dovrebbero essere disciplinati da standard definiti a livello internazionale e da controlli rigorosi”.
Smog e livelli di umidità sono connessi alla diffusione del nuovo Coronavirus?
“La società italiana di medicina ambientale in uno studio realizzato insieme alle università di Bari e di Bologna, e anticipato gli scorsi giorni, rivela che nelle zone con alta concentrazione di smog e in particolare di polveri sottili avrebbe favorito la permanenza nell’atmosfera del virus e quindi i contagi. Questi risultati non sono sorprendenti, perché sappiamo, che una delle forme migliori per allontanare questo virus è lavarsi frequentemente le mani e detergersi. Le anticipazioni di questo studio mettono in evidenza come le condizioni della pianura padana con un alto livello di smog e condizioni di umidità, possano essere state concause della diffusione del virus. Incredibilmente potremmo dire che c’è voluto il virus per ricordarci dello smog e dell’inquinamento atmosferico che – come dichiara l’OMS – determina circa 60.000 morti premature all’anno. Quindi l’aria più pulita in questi giorni avrebbe, non solo il valore di ridurre la diffusione del virus ma anche quello di ridurre altre patologie legate alla qualità dell’aria. Credo che dovremmo intervenire contro lo smog con molta determinazione anche quando usciremo da questa pandemia”.
L'ultima Sars-coV-2, Mers, influenza suina, Asiatica, aviaria, provengono tutte dalla Cina, perché?
“La provenienza dall’Asia, della pandemia, non è una cosa recente, risale ai secoli scorsi. Le grandi ondate di peste del medioevo provenivano dalla Asia, probabilmente per la grande concentrazione di essere umani che c’è sempre stata e quindi dal fatto che un contagio si può diffondere più facilmente in zone ad alta densità di popolazione”.
Ora sembra tardi per chiederselo ma…cosa possiamo fare?
“Quello che dobbiamo fare oggi è stare tutti a casa e rispettare le normative in modo rigoroso. Quello che dobbiamo fare domani è ancora di più, ossia utilizzare le nuove tecnologie promuovendo lo Smart Working e le Smart cities per rendere più sostenibile tutte le nostre attività con impatto positivo sull’ambiente e sulla salute di tutti .
Infine l’insegnamento di questa emergenza , è che un paese longevo come l’Italia, deve investire sempre più su una sanità pubblica efficiente e sulla ricerca. Dal punto di vista ambientale è ovvio che, uscire dalla stagione dei combustibili fossili è sempre più urgente a partire dal superamento dei vecchi motori a scoppio”.
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