Covid, i vaccini stanno favorendo le varianti e non la fine della pandemia
La medicina insegna che non si deve svolgere una vaccinazione di massa durante una pandemia, questo infatti può favorire nuove mutazioni
Vaccini, varianti e ancora siamo in lotta con il Covid-9. Siamo a due anni esatti dai primi casi ufficiali di polmonite da Sars Cov 2 in Italia, in realtà comunicata dai cinesi al nostro Governo ad inizio di Gennaio del 2020. Tuttavia la pronuncia ufficiale della situazione pandemica da parte di OMS arrivò quasi un mese dopo. Proviamo a fare il punto della situazione almeno in Italia.
Iniziamo a dire che pur avendo sentore della possibilità neanche troppo teorica di polmoniti Sars da Coronavirus perché ci furono outbreaks subito stoppati nei primi anni del XXI secolo, con OMS che si ben comportò, siamo arrivati al Covid 19 totalmente impreparati come SSN e soprattutto frammentati in diversi governi regionali.
Infatti, a parte la stucchevole polemica del Piano Pandemico poco o per nulla aggiornato, è evidente che il sistema di alert ministeriale e regionale sulle polmoniti non ha funzionato: nessuno era obbligato a comunicare e soprattutto il sistema nervoso periferico non trasmetteva i dati al sistema nervoso centrale. Una follia. Tutt’ora, come medico, ho dei forti dubbi sulla connessione tra i due sistemi.
L’assenza di un’unica piattaforma informatica sui dati Covid
Inoltre in ben due anni nessuno al Ministero ha sentito esigenza di dotare tutte le Regioni italiane di un unico strumento informatico su cui depositare i dati registrati, raccolti e tracciati giornalmente di infezione Covid 19 sia sintomatica che non: un sistema con una procedura omogenea, certificabile di parte terza, tracciabile e quindi sicura in grado quindi di fornire al decisore politico dati clinici “veri” oggettivi, scientifici e certi.
Nessuno lo ha mai proposto o realizzato: perché? Siamo sicuri che i dati che oggi le Regioni, le Asl, gli Ospedali ed i Policlinici giornalmente forniscono ad Iss, Agenas, Regioni e Ministero siano affidabili e certi?
Siamo sicuri quindi che il Decisore politico agisca sulla base di dati che rispondono realmente alla realtà temporale e fattuale in cui è immerso il Paese circa la epidemia Covid-19? Io da medico ho molte ma molte perplessità a riguardo.
Per esempio: quando parlano di ricoverati in Terapia Intensiva per polmoniti Covid 19, parliamo sempre di malati intubati orotracheali oppure per esempio di malati sottoposti a ventilazione assistita ad alti flussi ma non intubati oppure a ventilazione mediante maschera C-Pap? Non si desume il dato clinico esatto dai dati che vengono presentati giornalmente.
I vaccinati con due dosi conteggiati tra i No-vax?
Altro esempio facile: siamo sempre in Terapia Intensiva e ci continuano a dire che i No Vax sono molti di più dei vaccinati, ma io mi chiedo se i signori dei numeri considerino “No Vax” pure quelli con singola o doppia vaccinazione in attesa di terza dose oppure se includano queste situazioni all’interno dei pazienti vaccinati e soprattutto quale è il peso numerico in questi due gruppi di pazienti dei pazienti precedentemente ammalati di polmonite Covid 19 e poi guariti naturalmente. Mistero dei misteri.
Ultimo esempio è dato dal numero dei decessi che ci vengono comunicati a mezzo ISS oppure Agenas. Il dato che colpisce è l’ aumento importante negli ultimi due mesi dei decessi per Covid. Ma mi domando e questo ISS ed Agenas non lo dicono: i decessi per Covid sono tutti ospedalieri (cioè esiste una scheda RAD ed una cartella clinica) oppure ci sono tra di essi decessi a domicilio e in una RSA/Casa di Riposo/Lungodegenza ?
In questi ultimi casi la morte per esempio potrebbe essere dovuta ad altre cause (neoplasia terminale per esempio) ed il riscontro di tampone Covid positivo potrebbe essere un accertamento diagnostico eseguito dal medico necroscopo postmortem di default per indicazioni per esempio superiori. Si muore di Covid (settici, asfissiati, MOF) oppure si muore con la positività del virus Sars Cov 2? Sarebbe interessante analizzare queste situazioni e vedere quanto pesano sui numeri finali.
Vaccini e varianti; e la Terapia domiciliare?
Quanto poi alla terapia medica domiciliare siamo ancora a livelli imbarazzanti: eppure sappiamo che curare precocemente il Covid sintomatico (specie nei primi tre quattro giorno di sintomi) è un fattore fondamentale per la piena guarigione.
Ma cosa ne è uscito fuori dai documenti ufficiali di Governo circa il ruolo della profilassi della infezione mediante collutorio orale o collirio medicato o spray nasale, oppure della inalazione periodica in questa fase di aerosol medicati? Nulla di nulla. Semplicemente sembrano non esistere. Il malato è quindi abbandonato a se stesso, al suo medico di medicina generale che si ritrova quindi con il cerino in mano e con armi molto spuntate.
E ho fatto solo dei semplici esempi, senza toccare la questione degli anticorpi monoclonali, i quali si affacciano solo da poco in Italia e chissà perché.
I vaccini stanno facilitando le varianti
Quanto poi al vaccino, anzi alle combinazioni vaccinali, qui la fantasia supera la realtà, probabilmente contribuendo alle situazioni di mancata copertura dalla malattia, anche con casi molto gravi tra i tripli vaccinati.
Si parla di oltre 30 – 40 possibili differenti combinazioni di mix vaccinali autorizzate dal Ministero in Italia che hanno interessato, secondo i dati confusi e caotici delle organizzazioni governative, decine e decine di milioni di persone: ricordiamoci il battage mediatico che ebbe il primo vaccino (AZ) e poi rapidamente uscito di scena causa effetti collaterali ed altri problemi distributivi.
Il risultato vaccinale è molto meno che una sperimentazione clinica di un qualche valore. Esso è, a mio personale giudizio, un vero e proprio atto di fede di una tifoseria calcistica verso una disposizione contradaiola differente da quella di un altra contrada.
In un palio dove le televisioni nazionali giocano a potenziare lo scontro mortale tra cittadini ed a trasformare eroi in untori (medici ed infermieri) ed a mettere mortalmente uno contro altro.
La medicina insegna: no alle vaccinazioni durante una pandemia
Quindi il vaccino, lungi dal risolvere il problema lo ha realmente aggravato, selezionando o aiutando a selezionare al plateau virale nuove varianti e nuovi ceppi.
Non ci si vaccina mai di massa durante una attiva replicazione virale pandemica, e questo lo scrive anche e soprattutto il vertice dell’OMS.
Staremo a vedere. Ma intanto i buoi dalla stalla saranno scappati e noi saremo diventati tutti più poveri e disgregati o segregati in grupposcoli più facilmente dominabili e tassabili.