Covid, Locatelli (Cts): “Ipotesi terza dose dopo cinque mesi”. E sull’obbligo…
“L’ipotesi è ridurre l’intervallo da sei a cinque mesi. Estendere l’obbligo vaccinale a tutti è un’opzione estrema” spiega Locatelli
La terza dose del vaccino contro il Covid-19 è uno dei temi principali su cui si sta discutendo negli ultimi mesi. In numerosi Paesi infatti il virus sta tornando minaccioso, e per contrastare l’aumento delle positività alcune nazioni hanno addirittura preso misure importanti, come l’Austria, in cui da lunedì entrerà in vigore un lockdown anche per i non vaccinati, con l’obbligo di sottoporsi al vaccino da febbraio.
Terza dose
In Italia a tenere banco è, come preannunciato, la famosa terza dose. Inizialmente prevista dopo sei mesi dal completamento del primo ciclo vaccinale, nelle ultime ore si sta pensando di diminuire l’intervallo a cinque mesi. Ai microfoni di SkyTg24, è intervenuto sull’argomento il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli, che ha rilasciato le seguenti dichiarazioni.
“L’ipotesi è ridurre l’intervallo a cinque mesi”
“Una delle ipotesi – commenta il coordinatore del Cts – potrebbe essere quella di ridurre l’intervallo tra il compimento del ciclo vaccinale primario e la dose booster da sei a cinque mesi. L’Italia mantiene una delle situazioni più favorevoli in tutta Europa. I dati destano attenzione e vanno valutati con tutta la cautela del caso. Non c’è però preoccupazione estrema. È un momento in cui va posta la massima attenzione e ognuno di noi deve fare la propria parte”.
“Rispetto agli altri Paesi abbiamo un vantaggio”
“La situazione del Friuli Venezia Giulia – prosegue Locatelli – è una di quelle che preoccupano. Di fatto siamo quasi a 290 casi su 100mila abitanti, con un’incidenza marcatamente più alta di quella osservata a livello nazionale. Poi c’è la provincia autonoma di Bolzano che è addirittura sopra i 400 e lo stesso Veneto è a 160 casi. Non a caso queste, insieme alle Marche, sono le Regioni che vengono riportate in rosso mentre il resto del Paese è riportato in giallo. Per quanto riguarda le misure noi abbiamo ancora un vantaggio rispetto agli altri Paesi, se i numeri dovessero peggiorare, esistono tutta una serie di opzioni da mettere in atto per mantenere questo tipo di vantaggio.
È chiaro che sono scelte che vanno fatte in maniera oculata, appartengono alla politica, gli organismi tecnici possono dare un supporto. Ad esempio le restrizioni limitate ai non vaccinati sono un’opzione. Un’altra potrebbe essere quella di abbassare l’intervallo della terza dose dai sei mesi attuali ai cinque mesi proprio perché abbiamo evidenze da Israele che al dose booster ha contribuito a rafforzare la protezione rispetto alla malattia grave o addirittura fatale. Anche ridurre, allo stesso tempo e marcatamente, la circolazione virale attraverso un’immunità sterilizzante”.
Obbligo vaccinale
“Obbligo vaccinale? Si possono considerare forme di obbligo vaccinale per alcune categorie professionali. In particolare chi assiste o è a contatto con il pubblico, come le forze dell’ordine, dipendenti della pubblica amministrazione e insegnanti, pur essendo queste categorie connotate da un’alta percentuale di vaccinazione. L’idea di estenderlo a tutti è un’opzione estrema” conclude Locatelli.