Covid, proteste in Canada e Nuova Zelanda
Durante la notte dell’8 febbraio ci sono state manifestazioni pacifiche contro le regole anti-covid sia in Canada che in Nuova Zelanda
Non si fermano le proteste anti-Covid in Canada e Nuova Zelanda. Ford e Toyota, due delle più grandi case automobilistiche del mondo hanno annunciato la chiusura temporanea delle loro fabbriche in Canada. La causa? Le proteste dei camionisti no-vax che stanno bloccando l’arrivo di componenti.
Anche il gruppo Stellantis, che controlla Fiat Chrysler, ha annunciato ritardi nella produzione nella sua fabbrica in Ontario per la mancanza di pezzi.
I camionisti stanno bloccando da giorni l’Ambassador Bridge, il più importante valico di frontiera tra Usa e Canada, dove passa circa un quarto del commercio tra i due Paesi. Si è stimato che la paralisi del commercio costerà 300 milioni di dollari al giorno.
A causa delle proteste delle misure anti-covid, il sindaco di Ottawa, Jim Watson, ha dichiarato lo stato d’emergenza.
Nuova Zelanda, restrizioni anti-covid
In Nuova Zelanda il vaccino è obbligatorio per chi lavora in settori come salute, istruzione e difesa.
Un tasso di incidenza così basso è stato reso possibile grazie alle dure regole che la Nuova Zelanda applica da ormai due anni.
Stanchi di queste continue restrizioni, nella mattina dell’8 febbraio un corteo di camper e camion ha bloccato le strade di Wellington, capitale della Nuova Zelanda. La protesta è rimasta pacifica e la polizia locale ha fatto sapere che non ci sono stati arresti o incidenti.
Situazione in Nuova Zelanda
A marzo 2020 i confini sono stati chiusi. Ancora oggi, chi arriva dall’estero deve sottoporsi ad almeno dieci giorni di quarantena in un albergo controllato dalle forze dell’ordine. Questa situazione perdurrà fino al prossimo 27 febbraio, data in cui i cittadini neozelandesi che sono stati vaccinati in Australia potranno rimpatriare senza l’obbligo di quarantena. Da marzo sarà consentito, invece, il ritorno ai neozelandesi che hanno completato il ciclo vaccinale altrove, mentre dal mese successivo saranno accolti fino a 5.000 studenti provenienti dall’estero. Tuttavia, il resto del mondo non potrà visitare il Paese fino ad ottobre 2022.
Dichiarazione del premiere Justin Trudeau
Da quanto si apprende da un’intervista rilasciata a “La Stampa”, il premier canadese Justin Trudeau ha fatto sapere che darà tutte le risorse necessarie alla provincia e alla città per far fronte a questa emergenza.
Va ricordato che il Canada dà il 75% delle sue esportazioni negli Stati Uniti, in prevalenza, per via stradale.
Non è ben chiaro, però, cosa faranno le autorità di Ottawa, capitale del Canada, se i manifestanti non metteranno fine al blocco.
Ricordiamo che durante la notte dell’8 febbraio un secondo valico terrestre tra Stati Uniti e Canada è stato interrotto dai camionisti no-Vax. Successivamente, ha fatto sapere la polizia, la circolazione è ripresa, seppur in modo lento.
Nella capitale di Ottawa sono stati effettuati 23 arresti e oltre 1300 multe sono state commissionate ai camionisti.