Covid, un anno dopo: il corpo sanitario italiano verso il Nobel per la Pace
La candidatura per la straordinaria abnegazione con cui medici e infermieri hanno combattuto il virus. E nel 160° anniversario dell’Unità torna a brillare l’eccellenza nazionale
Covid, un anno dopo: a poco più di 365 giorni dal lockdown, il Tricolore torna a garrire più alto che mai. Merito soprattutto dei nostri camici bianchi, eroi della crisi da coronavirus la cui opera e i cui sacrifici hanno rapidamente travalicato ogni confine. E potrebbero essere ora remunerati con uno dei riconoscimenti più ambiti e prestigiosi in assoluto.
Covid, un anno dopo
Medici e infermieri italiani sono in lizza per il Premio Nobel per la Pace 2021, l’unico che si assegna a Oslo anziché a Stoccolma. Proprio la capitale norvegese ha dato il beneplacito alla candidatura, promossa dalla Fondazione Gorbachev e finalizzata, per l’esattezza, all’attribuzione dell’onorificenza al “corpo sanitario italiano”. «Il primo nel mondo occidentale a dover affrontare una gravissima emergenza sanitaria», combattendo in prima linea «per salvare vite e spesso perdendo la» propria.
La proposta, come da protocollo, è stata sottoscritta da un precedente vincitore, l’americana “di Toscana” Lisa Clark. Che, elogiando la «commovente» abnegazione del personale medico nostrano l’ha definita «qualcosa di simile a un libro delle favole».
L’annuncio, peraltro, è pressoché coinciso con il 160° anniversario dell’Unità d’Italia, celebrato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella anche in riferimento alla pandemia. «L’Italia, colpita duramente dall’emergenza sanitaria, ha dimostrato ancora una volta spirito di democrazia, di unità e di coesione», ha affermato il Capo dello Stato. Aggiungendo che nel distanziamento «ci siamo ritrovati più vicini e consapevoli di appartenere a una comunità capace di risollevarsi dalle avversità».
Virtù personificate in pieno dalla sciatrice Sofia Goggia. Costretta a un lungo stop dopo una frattura al ginocchio destro, ha fatto di tutto per poter partecipare alle finali di Lenzerheide, in Svizzera. E, grazie anche all’annullamento per maltempo dell’ultima gara stagionale, ha conquistato per la seconda volta in carriera la Coppa del Mondo di discesa libera.
Le eccellenze nazionali, insomma, tornano a brillare, e si potrebbe perfino leggere nei natali bergamaschi della campionessa un segno del destino. Covid, un anno dopo non ci hai sconfitti. E, nonostante le difficoltà, possiamo ancora gridare a pieni polmoni – e con molta più cognizione di causa – che ce la faremo!