Crescono i contagi, lunghe attese ai drive in: i miliardi del Mes adesso ci servono
I miliardi del Mes: si è perso troppo tempo nel discutere delle ‘condizionalità’, mentre i contagi risalgono e c’è il rischio di un secondo lockdown
“Dico che è incomprensibile in un momento tragico come questo non aprire un dibattito serio sulla possibilità di utilizzare il Mes”, parole di Giorgio Trizzino, deputato del Movimento 5 Stelle ma soprattutto medico.
Ben consapevole che la questione “Mes sì-Mes no” è stata ridotta in questi mesi a un dibattito ideologico, più che a una ragionevole analisi dei costi-benefici.
E ora, con i contagi che risalgono vertiginosamente, le ore di coda ai drive-in per i tamponi, i reparti covid tornati a riempirsi, le terapie intensive che in alcune regioni arrivano a livelli pericolosi e la parola lockdown che torna minacciosa alle porte di un lungo inverno, qualcuno dovrebbe spiegare perché si è perso così tanto tempo senza far nulla.
Quando si doveva invece rafforzare una sanità che non reggerebbe l’urto di una seconda ondata. Soprattutto se a farne le spese fossero aree del paese già sofferenti a gestire l’ordinarietà.
Si è perso troppo tempo con ideologia e condizionalità
Si è perso tempo, troppo tempo, nel discutere delle ‘condizionalità’, dei timori di essere soggetti alla ‘sorveglianza rafforzata’, ai possibili ‘aggiustamenti macroeconomici’ e alle ‘misure correttive precauzionali’.
Memori degli effetti che il Fondo salva-Stati (l’espressione più popolare e temuta con cui è meglio noto il Mes) aveva prodotto in Grecia qualche anno fa.
Mettendo tutto nello stesso pentolone, si è voluto a tutti i costi non tener conto della eccezionalità della linea di credito varata per effetto del COVID-19, guarda caso chiamata ‘Pandemic crisis support’. In essa l’unica condizionalità posta per la richiesta del prestito è l’uso delle risorse, volte a coprire spese sanitarie «dirette e indirette».
I 36 miliardi del Mes per ospedali e ricerca
Circa 36 miliardi di euro per ospedali e ambulatori, diagnostica e ricerca farmaceutica. Le possibilità di impiego sono ampie, lo aveva sottolineato il 6 luglio a La Repubblica il segretario generale del Mes Nicola Giammarioli. «Ad esempio, va dai vaccini alla ricerca passando per la riorganizzazione della sanità e la ristrutturazione degli ospedali, ai contributi per le case di riposo fino ad un ammodernamento del sistema sanitario sul territorio e dei medici di base».
I costi?
Se a fine luglio l’Italia avesse chiesto un prestito ricorrendo al Pandemic crisis support, avrebbe affrontato un costo negativo del -0,12% per un prestito a 10 anni e del -0,26% per un prestito a 7 anni. In pratica, avrebbe ricevuto dal Mes più soldi di quanto avrebbe dovuto restituire.
“E’ una opportunità unica – spiega ancora Trizzino – che non merita il livello del dibattito attuale, come se fosse una questione da stadio e non una decisione da cui dipende la vita degli italiani”.
Parole sante. Ma Trizzino dovrebbe spiegarlo ai suoi colleghi di partito, e non solo. A tutti coloro i quali finora, hanno voltato le spalle a questa opportunità lasciando il paese in pericolo di fronte alla seconda temibile ondata del COVID-19. Una responsabilità politica che ovviamente nessuno vorrà riconoscere ma che rischia di esser pagata dolorosamente dai cittadini italiani.