Crisi clima: i nati nel 2020 esposti a ondate di calore estreme 7 volte più dei loro nonni
Le ondate di calore estreme di questa estate sono solo un preludio a ciò che riserva il futuro: l’allarme di Save the Children
Save The Children comunica i dati del rapporto dal titolo che crea apprensione (e deve farlo): “Nati in crisi climatica: Perché dobbiamo agire subito per proteggere i diritti dei bambini”, diffuso alla vigilia della Pre-Cop26 che si terrà a Milano dal 30 settembre al 2 ottobre. La conferenza sui cambiamenti climatici è indetta in preparazione del summit ONU sulla crisi climatica COP26, che si terrà in Scozia il prossimo novembre.
Il rapporto
Un team internazionale di ricercatori – guidati dalla Vrije Universiteit Brussel (VUB) – ha redatto il rapporto sul clima, pubblicato, tra gli altri, sulla rivista Science. Stando a quanto diffuso dal prospetto, i bambini nati nel 2020 saranno esposti alle ondate di calore eccessivo 7 volte di più rispetto ai loro nonni – quindi ai nati nel 1960. I nuovi nati saranno anche colpiti 2,6 volte in più dalla siccità, 2,8 volte in più dalle inondazioni dei fiumi e quasi 3 volte in più dalla perdita dei raccolti agricoli, nonché dal doppio degli incendi devastanti. Tutti i tragici effetti della crisi climatica che stiamo vivendo, e le cui conseguenze non tarderanno ad arrivare.
I bambini a rischio
Non è tutto: questi valori non saranno gli stessi in tutto il globo, ma si moltiplicheranno sino a 10 o 18 volte tanto in luoghi come Afghanistan, Mali o Pakistan. Nonostante l’86% delle emissioni globali di CO2 sia responsabilità dei paesi più ricchi. Saranno quindi i bambini nati nei luoghi svantaggiati di comunità a basso o medio reddito a essere colpiti prima, e più pesantemente. Esposti a malattie trasmesse dall’acqua, a fame e malnutrizione, e costretti a vivere in abitazioni precarie, inadatte a resistere in caso di emergenze, non saranno solamente maggiormente colpiti da eventi estremi. Le conseguenze di tali cataclismi avranno su di loro effetti devastanti.
Gli effetti della crisi climatica e della disuguaglianza
Per i bambini più vulnerabili gli impatti del cambiamento climatico possono interrompere l’accesso all’assistenza sanitaria o all’istruzione. E’ il caso delle bambine penalizzate dalle disuguaglianze di genere, delle popolazioni sfollate o rifugiate, dei bambini disabili e delle popolazioni indigene. In Pakistan, ad esempio, dopo le inondazioni del 2010 aggravate dal cambiamento climatico, il 24% delle bambine al sesto anno di studi ha abbandonato la scuola rispetto al 6% dei bambini; e se è improbabile che i bambini del Nord America e dell’Europa Occidentale soffrano di un aumento nella perdita dei raccolti, quelli dell’Africa Subsahariana dovranno affrontare 2,6 volte più perdite nei raccolti rispetto ai loro coetanei, e i bambini del Medio Oriente e del Nord Africa fino a 4,4 volte di più.
L’Organizzazione all’interno del rapporto diffuso ieri, 27 settembre, ha sottolineato come gli impegni finora presi per la riduzione delle emissioni nel quadro dell’Accordo di Parigi determinerebbero un aumento della temperatura globale da 2,6 a 3,1 gradi Celsius. Ma come lo stesso prospetto evidenzia, fare qualcosa è possibile: si può ancora intervenire e soprattutto, invertire questo andamento dai risvolti drammatici.