Crisi, tra Conte e Renzi spunta il Presidente della Camera Fico
Mattarella conferisce all’esponente M5S un mandato esplorativo per verificare l’esistenza di una maggioranza politica. Il responso al più tardi il prossimo martedì 2 febbraio
È il Presidente della Camera Roberto Fico la carta che il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha giocato per uscire dalla crisi di Governo. A consultazioni terminate, e con la strada verso il Conte-ter divenuta sempre più impervia, il Quirinale ha infatti optato per il mandato esplorativo alla terza carica dello Stato.
Si tratta di un incarico informale che consente a chi ne è investito di avviare proprie consultazioni per approfondire una possibilità o valutarne di nuove. E, in base alle “regole d’ingaggio”, può anche riguardare una personalità non destinata a ricevere poi il compito di dar vita a un esecutivo.
Potrebbe essere questo il caso dell’esponente del Movimento 5 Stelle. Che è stato chiamato a «verificare la possibilità di una maggioranza politica» basata sui «gruppi che sostenevano il Governo precedente», e dovrà riferire entro martedì 2 febbraio.
Non è stato chiarito se si tratti di una sorta di pre-incarico oppure di un ruolo da mediatore. In entrambi i casi, comunque, Fico dovrà fondamentalmente capire se esistano i margini per ricucire l’alleanza appena andata in frantumi. Con particolare riferimento allo strappo tra il bi-Premier dimissionario Giuseppe Conte e il leader italovivo Matteo Renzi, che per ora sta vincendo su tutta la linea.
La carta Fico per uscire dalla crisi
Della (ex) maggioranza del BisConte dimezzato, tre partiti – M5S, Pd, e LeU – avevano indicato con decisione al Presidente della Repubblica il nome di Giuseppi. Unico bastian contrario era stato il Rottamatore, che aveva invocato proprio un mandato esplorativo, a condizione che non venisse affidato al leguleio volturarese. E a quanto pare, come nel più perfetto scenario da Prima Repubblica, chi ha meno voti detta legge.
Peraltro, dal Colle era filtrato che quella di Pittibimbo veniva interpretata come una chiusura definitiva. E non poteva non saltare all’occhio come il numero uno di Montecitorio fosse tra i papabili alla successione dell’ex Avvocato del popolo – anche con un incarico pieno. Che en passant fa tornare alla mente la storia della vecchia siracusana che pregava per il tiranno Dionisio I per timore che gli subentrasse un governante peggiore.
Non che i nostri rappresentanti istituzionali brillino per originalità, visto che in Europa c’è già stata la Slovacchia ad avere un Premier Fico (Robert, oltretutto). In ogni caso, questa via d’uscita dalla crisi resta stretta, perché passa attraverso la necessità che il MoVimento appiani ogni contrasto con Italia Viva. Non a caso, l’idea di un Presidente del Consiglio pentastellato aleggiava già nei giorni scorsi, anche in riferimento al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
La strada resta stretta
Chiaramente, anche al Nazareno dovrebbero dare il placet all’operazione, e in questo caso la maggioranza rosso-gialla resterebbe invariata. Vale a dire, in balia degli umori del senatore di Rignano. Che succederà, per esempio, nel momento in cui il Nostro tornerà a pretendere l’uso del Mes, inviso ai Cinque Stelle – incluso lo stesso Fico? O quando riesploderanno le tensioni sulla giustizia, con la perenne dicotomia tra il garantismo renziano e il giustizialismo grillino?
Oltretutto, già a priori la riuscita del tentativo fichiano di risolvere la crisi non è affatto scontata. «Senza Conte non daremo la fiducia a un nuovo Governo» aveva fatto trapelare una quindicina di senatori M5S, alcuni dei quali vicini ad Alessandro Di Battista. Il battitore libero che di «rimettersi nelle mani di un “accoltellatore” professionista» non vuole neppure sentir parlare.
Ancora più a monte, si potrebbe anche notare che un incarico pieno al Presidente della Camera presupporrebbe l’abbandono del Signor Frattanto da parte dell’attuale minoranza di Governo. Ovvero, da parte di quelle forze che fino a ieri gli giuravano fedeltà eterna.
D’altronde, se l’unica alternativa ai veti è il voto, per i demo-grillini diventa una questione di sopravvivenza. E qualcuno si stupirebbe davvero se la coerenza politica si confermasse uno degli ossimori maggiormente gettonati?